Caccia aperta al voto popolare

Prosegue questa settimana con dei temi più "istituzionali" il viaggio di area dentro la realtà della nuova Lugano attraverso i dati statistici raccolti per noi da Elio Venturelli. Dopo l'integrazione (area del 22 febbraio), la sicurezza (29 febbraio) e i trasporti (7 marzo) ci occupiamo oggi di vita politica e fiscalità. Ne parliamo in particolare con il responsabile dell'Osservatorio della vita politica Oscar Mazzoleni e con Raoul Ghisletta, deputato al Gran Consiglio e candidato socialista al Municipio di Lugano.

Oscar Mazzoleni, la partecipazione al voto dei luganesi è significativamente inferiore a quella dei ticinesi, sia alle elezioni che alle votazioni. Come lo spiega?
La partecipazione elettorale è influenzata da molti fattori, fra cui l'integrazione sociale delle persone e dunque il loro coinvolgimento nella vita politica, l'eredità famigliare e l'offerta politica. Lugano è un comune ticinese un po' particolare, con ampi ceti popolari, nei quali numerosi sono coloro che si muovono fra assenteismo e partecipazione o da un partito all'altro. È un'ipotesi emersa più volte fra gli anni '80 e il 2000: si tratta di un segmento dai contorni incerti, che si muove anzitutto fra il Partito socialista (Ps), la Lega e il Ppd: un insieme composito di ceti popolari e poco interessato alla politica, che può far variare il tasso di partecipazione, ma anche i rapporti di forza fra i principali partiti.
Perché è una caratteristica specifica di Lugano?
Lugano è una realtà più urbana di altre, con quartieri popolari più vasti, con uno spiccato dinamismo economico, con un forte afflusso di popolazione da altri comuni, e con molti cittadini naturalizzati. Ne derivano un rimescolamento sociale difficilmente assorbibile in reti precostituite, ma anche un rapporto con la politica meno scontato che altrove. Anche in altre città svizzere accadono simili fenomeni: nelle periferie degli agglomerati, dove risiedono i ceti popolari, è maggiore la reattività verso un'offerta politica che rompe con i partiti tradizionali. A Lugano l'abbiamo notato già nei primi anni '90, con i primi successi elettorali della Lega: i suoi sostegni li trovò subito nelle zone periferiche, in quelli che allora per Lugano erano i comuni della cintura (come Viganello) e che oggi sono suoi quartieri. Riassumendo, Lugano è più città in tutti i sensi, c'è più fluidità sia sociale che politica.
Dunque il partito che potrebbe trarre maggiori dividendi politici dall'aggregazione è la Lega?
Non necessariamente, dipende anche dall'offerta dei diversi partiti. È chiaro che, in una situazione polarizzata, se la Lega riuscirà ad apparire vincente e quindi a far passare il suo messaggio anche a quei ceti abitualmente poco attenti alla politica allora potrà intercettare questo potenziale elettorato. La ciclicità dell'andamento elettorale della Lega si rispecchia, inversamente, nei risultati del Ps, che si contendono questi ceti popolari. Infatti laddove a Lugano negli anni '80 c'erano dei bastioni elettorali dell'allora Pst, negli anni '90 è arrivata la Lega. L'avvento della grande Lugano ha spinto anche ad una trasformazione del fare politica: dove la società è più anonima, le campagne non possono essere più fondate unicamente sul faccia a faccia. Oggi a Lugano il voto non si conquista più solo con i tradizionali canali della politica comunale (il ritrovo al bar, il comizio, il santino), ma anche con i giornali e i media elettronici, come accade per le campagne per le elezioni cantonali.
Dal '59 al 2007 la somma del consenso di Ppd e Plr a Lugano si è dimezzata. Il dato è analogo a quello cantonale. Però mentre a livello cantonale si parla di crisi della governabilità dovuta anche allo sfaldarsi del centro, a Lugano questo non sembra essere il caso: il municipio appare attivo, dinamico e abbastanza coeso. Come mai?
La differenza fondamentale è che a livello istituzionale comunale il sindaco ha una posizione preminente rispetto ai colleghi di municipio: in ultima istanza è lui che decide. Il potenziale d'ingovernabilità è quindi maggiore in Consiglio di Stato che in un municipio. Decisivi diventano allora il ruolo di mediazione dei partiti, ma soprattutto l'autorevolezza del sindaco stesso: se il sindaco si assume la prerogativa di decidere in ultima istanza, senza dimostrare di volere costruire un ampio consenso, i rischi di conflitto e di ingovernabilità aumentano. È un problema di leadership, ossia della capacità di costruirsi una solida autorevolezza nella gestione dei rapporti politici e personali.
Nelle votazioni popolari l'esito dello scrutinio a Lugano è spesso più a destra che sul piano cantonale, talvolta anche con differenze del 5 per cento e oltre: come mai? La città di Lugano è effettivamente più a destra rispetto al resto del cantone?
Indicherei due fattori. Il primo è dovuto al fatto che a Lugano la Lega tende a raccogliere più consensi che altrove. E che la Lega su certi temi (tasse, stranieri) si posiziona piuttosto sulla destra. Il secondo aspetto è l'importanza a Lugano, rispetto al resto del cantone, della cosiddetta "ala liberale" del Plr. Anche se non c'è una corrispondenza diretta fra forza elettorale dei partiti e voto referendario, l'offerta politica di questi partiti può contribuire a spostare gli orientamenti di voto su certi temi. Al contrario, nella maggioranza delle grandi città d'oltre Gottardo, dove socialisti e Verdi hanno insieme più peso elettorale, anche i risultati del voto referendario tendono ad essere diversi.

Si vota meno ma più a destra

Il primo dato sulla vita politica di Lugano evidenziato dall'indagine di Elio Venturelli è che i cittadini luganesi hanno una minor propensione a recarsi alle urne rispetto alla media cantonale. Questo vale per tutte le votazioni, con differenze che a volte raggiungono anche i 5 punti percentuali, e che sono addirittura più marcate nelle elezioni. Il coinvolgimento politico a Lugano è quindi minore che nel resto del cantone. Su una significativa serie di votazioni si osserva poi che il voto espresso dai cittadini di Lugano si pone più a destra rispetto alla media cantonale, con una differenza che può raggiungere il 6,7 per cento (modifica della Legge sul lavoro: 52 per cento di sì a Lugano contro il 45,3 per cento a livello cantonale). Quanto ai partiti, a Lugano la Lega (19,1 per cento alle cantonali di aprile) è nettamente più forte rispetto al dato cantonale (13,7), mentre il Ppd ottiene assai meno consensi a Lugano che nel resto del cantone. Infine, dal 1959 ad oggi nelle elezioni cantonali Plr (dal 48 al 24 per cento) e Ppd (dal 33 al 14 per cento) si sono visti dimezzati i loro consensi a Lugano (un dato che è analogo a quello cantonale), mentre il Ps manifesta sul lungo periodo una sostanziale stabilità, aggirandosi attorno al 15 per cento.

Lugano dev'essere solidale

Raoul Ghisletta, il Comune di Lugano nel 2005 ha versato 26,7 milioni di franchi quale contributo di livellamento intercomunale. In passato il sindaco Giorgio Giudici s'è spesso lamentato, sostenendo che Lugano paga troppo. È un'affermazione che condivide?
Lo sviluppo economico recente in Ticino mi preoccupa molto: abbiamo regioni sempre più forti e regioni periferiche sempre più deboli. Per questo occorre una redistribuzione dai comuni finanziariamente forti ai comuni finanziariamente deboli. Ovviamente la redistribuzione va fatta per sostenere progetti validi e non a innaffiatoio. Ma il volume della redistribuzione non deve calare, perché la situazione finanziaria delle regioni periferiche non è rosea. In particolare occorre aumentare i contributi di localizzazione per i comuni, che hanno situazioni strutturali veramente insostenibili, in particolare che hanno un territorio vasto da gestire e una popolazione ridotta che vi risiede. Non dimentichiamo poi la questione delle residenze secondarie situate nei comuni poveri della periferia, veri polmoni verdi di svago per i cittadini: le residenze secondarie sovente non coprono i costi a carico dei comuni periferici e quindi anche per questo occorre intervenire in modo importante con i contributi di livellamento e di localizzazione.
Il Comune di Lugano percepisce quasi la metà del gettito delle persone giuridiche dei comuni ticinesi. Un "privilegio" che si giustifica?
La piazza finanziaria e le persone giuridiche di Lugano sono in linea di massima una realtà positiva non solo per Lugano, ma per tutto il Cantone: non solamente dal lato fiscale, ma anche dal lato occupazionale. Non si tratta di demonizzare le persone giuridiche e tantomeno Lugano. Ovviamente questo implica un dovere di solidarietà tra Lugano e il resto del Cantone, che non ha una situazione economica altrettanto florida: il caso delle Officine Ffs di Bellinzona è solo l'ultimo degli esempi clamorosi.
A Lugano il moltiplicatore d'imposta è del 72,5 per cento. Lo considera un dato senz'altro positivo per gli abitanti della città?
La politica del moltiplicatore in un Comune non deve essere fine a sé stessa, ma deve servire a coprire i costi dei servizi e degli interventi comunali, in particolare a favore dell'ambiente, della socialità e della sicurezza. A differenza della destra noi socialisti non esaltiamo né la diminuzione del moltiplicatore, né l'aumento del moltiplicatore. Da quest'anno a Lugano esso è peraltro sceso dal 75 per cento al 72,5 per cento: per il ceto medio-basso sono pochissimi franchi in meno da pagare, mentre per i ricchi e per le persone giuridiche sono migliaia di franchi in meno. Non vorrei che si finisca anche a Lugano a fare quella politica delle casse vuote, che ha già messo in ginocchio il Cantone e che ha come conseguenza gravi tagli ai servizi per il cittadino. Tagli che come al solito sono decisi dopo che i partiti borghesi si sono fatti belli con la riduzione delle imposte.
Lei conosce bene a livello cantonale le conseguenze di una gestione delle risorse pubbliche clientelare o per lo meno compiacente con determinate cerchie di potere (asfaltopoli, scandalo dei mandati, nevegate). Ritiene che anche a livello comunale sia necessario tenere alta la guardia?
Ovviamente la legge cantonale sulle commesse pubbliche si applica anche ai Comuni, per cui è importante che in tutti i Comuni il legislativo e l'esecutivo controllino che venga applicata e mirino ad avere la massima trasparenza in materia. A livello cantonale ho lavorato molto in seno alla commissione della gestione per fare luce sui prezzi abnormi dell'asfalto in Ticino e sui meccanismi di distribuzione dei mandati diretti, che spesso favoriscono i soliti noti. È chiaro che in una città di tale importanza gli eletti Ps dovranno vigilare a tutti i livelli per impedire situazioni clientelari e disfunzioni antieconomiche: la migliore prevenzione è data dalla trasparenza dei mandati (tramite la pubblicazione annuale dei mandati diretti) e dal controllo regolare dei prezzi pagati dal Comune.
In alcune importanti votazioni popolari i cittadini di Lugano hanno espresso un voto significativamente più a destra rispetto alla media cantonale. È un dato che la preoccupa?
Sì, la situazione della sinistra a Lugano mi preoccupa molto. Io credo che occorra rilanciare con forza la politica di sinistra a Lugano e nel Luganese: è la ragione principale del mio impegno politico a Lugano. La Città è il laboratorio politico del Cantone: qui è nata la Lega, qui è nato il neoliberismo masoniano, qui opera l'Università della Svizzera italiana con un orientamento culturale prevalentemente di destra. La sfida a Lugano è grande e, indipendentemente dal risultato della lista Ps del 20 aprile, il lavoro da fare sarà tanto. Spero che ci sia l'entusiasmo e la perseveranza della Sezione socialista per non mollare, in ogni caso.
La Lega si presenta alle elezioni comunali di Lugano con il vento in poppa. In città nel 2007 è risultata il secondo partito sia alle elezioni cantonali che alle federali. Essa appare dunque favorita per la conquista del secondo seggio in Municipio, a scapito del Ps. Ha l'impressione che queste elezioni comunali per il Ps di Lugano siano tutte in salita?
Il secondo seggio socialista in Municipio è stato conquistato quattro anni fa per poco e può essere perso nel 2008 per poco. Ci vuole pertanto una mobilitazione forte della sinistra per votare e far votare utile, ossia la lista socialista. Non disperdiamo voti su formazioni minori che non hanno chance di entrare in Municipio. E non disperdiamo voti su formazioni minori anche per il Consiglio comunale, perché un gruppo forte è indispensabile per fare una politica forte a livello di legislativo a favore della popolazione. Ne va della politica ambientale e sociale nella più grande città del Cantone. Non lasciamo Lugano tutta in mano alla destra!

Comune ricco, gente povera

Nel 2005 le risorse fiscali di Lugano ammontavano a 252,5 milioni di franchi. Le persone fisiche contribuivano con 138 milioni pari 54,6 per cento del gettito d'imposta comunale, un dato di ben 10 punti inferiore alla media cantonale (64,4 per cento). A Lugano è quindi molto importante il gettito delle persone giuridiche: esso è il 44,9 per cento delle risorse complessive del comune, quasi il doppio della media cantonale (24 per cento), e rappresenta quasi la metà del gettito delle persone giuridiche di tutti i comuni ticinesi. Sempre nel 2005 le risorse fiscali pro capite della città di Lugano erano di 5'040 franchi (5'540 senza considerare il contributo di livellamento), il 58,9 per cento in più del pro capite cantonale (3'172 franchi). Significativo è infine che a Lugano la proporzione di contribuenti con un reddito imponibile basso è sensibilmente superiore alla situazione media cantonale. Questo dato si spiega con l'alta percentuale di stranieri e di persone anziane che abitano a Lugano.

Pubblicato il

14.03.2008 03:30
Gianfranco Helbling
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