C'è la ripresa ma manca il lavoro

Per il 2010, la Svizzera si attende una leggera ripresa economica, che ha già cominciato a dare i primi segnali. Ripresa che non vedrà però nell'immediato un miglioramento del mercato del lavoro, neanche in caso di crescita della produzione nell'industria elvetica.

Gli istituti di ricerche economiche prevedono una crescita del prodotto interno lordo (Pil) svizzero nei prossimi mesi, questo dovrebbe significare una ripresa dell'economia e quindi un'uscita dalla crisi. Lo scenario però non è dei più incoraggianti, anche se è molto difficile fare delle previsioni precise. «Una delle difficoltà è legata al fatto che quando riceviamo dei dati sull'andamento dell'economia, questi sono già vecchi di tre o quattro mesi, quindi è sempre difficile capire cosa sta succedendo adesso», spiega Mauro Baranzini professore di economia all'Università della Svizzera italiana (Usi).
Rispetto a quanto si temeva nel 2009, i segnali di ripresa sono arrivati presto, ma è andata meglio del previsto o si tratta di un'illusione? «Il problema è che non si sa quanto consistente sia questa ripresa – spiega Baranzini – Non si sa se si tratta di una recessione a "W", dove una recessione segue all'altra immediatamente dopo, o se invece è una recessione a "V", e quindi si tratta effettivamente di una ripresa. In ogni caso prevedo una risalita molto lenta e difficile. Inoltre, la ripresa della Svizzera è legata alla situazione di altri paesi verso i quali esporta, ma anche al rapporto del franco con il dollaro e l'euro, che stanno perdendo forza».
Per il mercato del lavoro, inoltre, i risultati positivi si faranno attendere «il mercato del lavoro segue sempre con 12 o 18 mesi di ritardo – prosegue Baranzini – ciò vuol dire che ci sarà comunque un aumento della disoccupazione per tutto quest'anno, anche in caso di una crescita della produzione e delle ordinazioni. Questo perché quando l'economia riprende, gli imprenditori esitano ad assumere nuova manodopera, per paura di una nuova recessione».
E le prospettive poco rassicuranti dal punto di vista dell'impiego, le conferma anche Rolando Lepori, responsabile del settore industria per Unia Ticino: «dal profilo occupazionale, il 2010 rischia di essere più delicato del 2009. Ci sono infatti alcune aziende che cominciano ad essere agli sgoccioli con la disoccupazione parziale, quindi potrebbero esserci nuovi licenziamenti verso aprile o maggio». Attualmente, il livello generale degli ordinativi per l'industria ticinese è attorno al 65 per cento rispetto a un anno e mezzo fa, quindi un livello piuttosto basso. È pur vero che gennaio e febbraio sono, notoriamente, dei mesi calmi «In tantissimi casi, è proprio il ricorso alla disoccupazione parziale che sta compensando i bassi livelli di ordinativi – prosegue Lepori – se dovesse mancare questo strumento, qualche preoccupazione c'è».
In Ticino, ci sono anche segnali incoraggianti e che fanno ben sperare «Ad esempio il settore della metalmeccanica sta dando segnali di ripresa –spiega il sindacalista –. In generale c'è una crescita della richiesta di offerte, questo vuol dire che anche i committenti vedono all'orizzonte una ripresa e cominciano a chiedere alle aziende di prepararsi facendo delle offerte». Anche Lepori però è cauto: «a livello industriale, un aumento delle richieste di offerta è un segnale che normalmente presuppone una ripresa, nel 2009 infatti c'era "calma piatta". Questo fa ben sperare che nella seconda metà del 2010 le cose cominceranno a sbloccarsi, ma se non ci sarà una ripresa sostanziosa il rischio forte è che la crisi cominci proprio in quel momento».
Stando a Baranzini e Lepori, pur con tutte le cautele del caso e le difficoltà nel fare previsioni, sembra quindi che ci toccherà aspettare almeno fino al 2011 per un miglioramento effettivo della situazione, perlomeno dal punto di vista occupazionale.

Dollaro e euro frenano le esportazioni

Il Prodotto interno lordo (Pil) della Svizzera deriva per il 40 per cento dalle esportazioni di beni e servizi. Questo implica che il benessere del paese dipende in larga misura dalle economie verso le quali la Svizzera esporta. Attualmente le esportazioni sono sfavorite anche dall'andamento del dollaro e dell'euro, che sono in calo. Secondo i dati pubblicati dal Seco, nel terzo trimestre del 2009, il Pil reale svizzero è aumentato dello 0,3 per cento rispetto al secondo trimestre, anche se, rispetto al terzo trimestre del 2008, ha subito una flessione pari all'1,3 per cento. Il consumo privato e gli investimenti nell'edilizia sono aumentati, mentre nell'industria la creazione di valore aggiunto è ancora in calo. Produzione e ordinativi erano infatti stagnanti nell'ultimo trimestre preso in esame, e le prospettive per i primi mesi del 2010 restano caute.

Pubblicato il

29.01.2010 02:00
Veronica Galster