Bush dà una spallata alle 40 ore

L’amministrazione Bush è riuscita a sferrare un duro colpo alle 40 ore. Dopo un lungo braccio di ferro, il parlamento americano ha approvato in questi giorni una modifica di legge che di fatto priverà 8 milioni di lavoratori americani del diritto ai supplementi per le ore straordinarie. A niente sono valse le petizioni e gli e-mail di protesta e i rapporti che contestavano i dati forniti dal ministero del lavoro, che cerca di minimizzare la portata della misura. Per i sindacati è un segno in più di come questa amministrazione difenda gli interessi del padronato a scapito di quelli dei lavoratori. Ormai non si contano più le decisioni che la maggioranza repubblicana ha preso negli ultimi tre anni a scapito dei diritti dei lavoratori. Era inevitabile che prima o poi si cercasse di mettere in discussione anche il sistema delle 40 ore. L’attacco è partito da lontano. L’amministrazione ha proposto l’anno scorso di modificare la “Fair Labour Standard Act del 1938”, una legge che fissa tra l’altro i compensi per gli straordinari. Chi lavora più di 40 ore ha diritto ad un compenso del 150 per cento per ogni ora lavorata in più. È una legge vetusta e sicuramente aveva bisogno di qualche adattamento. «Questi cambiamenti miglioreranno la situazione di 1,3 milioni di lavoratori», assicura il ministero del lavoro. Infatti, con le nuove disposizioni scattano automaticamente i compensi per gli straordinari per chi guadagna meno di 425 dollari la settimana, mentre finora il limite era di 155 dollari alla settimana. Nello stesso tempo la legge fissa un tetto massimo di 65 mila dollari. Chi guadagna di più non ha diritto ai supplementi per gli straordinari. Il gruppo più a rischio è comunque quello dei lavoratori che guadagnano tra 22 a 65 mila dollari. Le autorità vogliono catalogare diversamente alcune mansioni ed escludere dagli straordinari chi svolge funzioni di concetto. Secondo il ministero del lavoro circa 600 mila dipendenti subiranno delle perdite salariali in seguito a questa modifica. L’Economic policy Institute, un gruppo di ricerca vicino ai sindacati, è giunto a ben altre conclusioni. Ritiene che il cambiamento danneggerà economicamente circa 8 dei 90 milioni di lavoratori che oggi sono pagati a ore e che hanno diritto ai compensi per gli straordinari. In particolare potrebbero essere danneggiate persone con buone qualifiche e responsabili di piccole squadre. È il caso del capo sala di un piccolo ristorante o di un capo reparto in un grande magazzino. I sindacati temono che il cambiamento possa interessare anche poliziotti, pompieri e infermiere perché la normativa non è sufficientemente precisa per queste categorie. La modifica ha subito preoccupato i sindacati, anche se non danneggerà i lavoratori protetti da un contratto di lavoro. In questi mesi hanno mobilitato tutto il loro apparato. In un primo tempo erano riusciti a convincere la maggioranza dei due rami del parlamento a sostenere i miglioramenti previsti per i salari più bassi, ma a rinunciare alle altre modifiche. Il governo non si è fatto intimidire. Poche settimane più tardi è ritornato alla carica ripresentando la modifica in un mega-pacchetto di proposte, che di fatto può essere solo accettato o respinto in blocco. Per i sindacati non c’è stato praticamente più niente da fare. A nulla sono servite le petizioni sottoscritte e i gli e-mail inviati da centinaia di migliaia di lavoratori alla Casa Bianca e al ministero del lavoro chiedendo di stralciare la proposta, che di fatto è un primo attacco alla settimana lavorativa di 40 ore, un pilastro delle conquiste dei lavoratori anche negli Stati Uniti. La portata del provvedimento è evidente. Domani i dipendenti potrebbero essere costretti a lavorare di più, senza per questo venire compensati. Per molte persone gli straordinari sono l’unico mezzo per arrotondare la paga e far quadrare i conti di casa. Domani donne con figli a carico si vedranno imporre straordinari. Dovranno pagare qualcuno per accudire i figli, ma non riceveranno soldi in più in busta paga, fanno notare i movimenti in difesa delle donne. La maggioranza repubblicana non si è lasciata convincere. A rallegrarsi sono soprattutto i rappresentanti dei datori di lavoro, che da anni chiedono questo tipo di cambiamento sperando di porre fine a denunce e cause legali. In un paese dove i sindacati sono sempre meno presenti nelle fabbriche, il lavoratore ha un solo modo per difendere i suoi interessi: rivolgersi ad un avvocato. Lo fanno sempre più dipendenti, confortati dal fatto che i giudici molte volte riconoscono la fondatezza delle richieste e condannano le imprese a pagare le somme dovute. Per esempio 1300 manager di negozi della Radio Shack, una catena che vende prodotti elettronici, hanno ricevuto quasi 30 milioni di dollari di compenso per straordinari non pagati. Anche 1500 ingegneri della Pacific Bell (società telefonica) hanno ottenuto 35 milioni di compensi. In questi ultimi due anni sono aumentate le richieste di indennizzi. Nel 2003, il ministero del lavoro ha dovuto occuparsi di 31 mila denunce che hanno portato al recupero di 212 milioni di dollari. Si tratta di un aumento del 21 per cento rispetto all’anno precedente. Denunce sono state sporte anche contro la Wal Mart, il principale datore di lavoro privato negli Stati uniti, che gestisce una imponente catena di supermercati in tutto il paese. Anche in questo caso i lavoratori affermano di essere stati costretti a fare ore straordinarie senza ottenere compensi. Esperti del problema affermano che il nuovo cambiamento unito ad un aumento di produttività potrebbe permettere agli imprenditori di risparmiare 1,9 miliardi di dollari all’anno. Adesso i sindacati temono che la nuova proposta si trasformi in una maggior richiesta di lavoro straordinario da parte di quei datori di lavoro che non devono più pagare i compensi supplementari. Lo stesso ministero del lavoro ha recentemente inviato una circolare ai datori di lavoro spiegando come possono fare. Per esempio possono ridurre le paghe orarie in modo che con il versamento degli straordinari i loro costi restino invariati. Oppure assumere qualcuno con un salario superiore al minimo previsto per gli straordinari e poi classificarlo in modo tale da non dover pagare compensi maggiorati. Facile capire che l’imbroglio è più che assicurato, tanto che alcuni esperti legali hanno già fatto capire che le nuove regole rischiano di provocare un maggiore e non un minor numero di denunce. La partita quindi è tutt’altro che chiusa e i sindacati lo faranno presente durante la campagna elettorale per l’elezione del presidente.

Pubblicato il

30.01.2004 03:30
Anna Luisa Ferro Mäder
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