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Bulgaria, si spera nell'Unione europea
di
Enrico Ärmlein
Sofia, 7 gennaio 2003 «Fino a qualche anno fa, e solo durante le feste, facendo una coda di almeno tre ore, a tutti era possibile acquistare banane e arance. Adesso è possibile comprare questi generi tutto l’anno, ma solo pochi possono permetterselo». Così si esprime Emil, di Sofia, medico specializzato in medicina interna. La gente sta diventando sempre piu povera, la disoccupazione è alle stelle ed i giovani sono obbligati ad emigrare per poter trovare lavoro e vivere quindi una vita decente. Vero è che ci sono vari progetti esteri finalizzati al miglioramento della situazione, ma è altrettanto vero che spesso questi progetti si traducono in azioni, che spesso non alleviano le difficoltá primarie della gente. Un grande progetto in corso a Sofia è per esempio quello di “Beautiful Bulgaria”, finanziato dall’Europa per la ristrutturazione di edifici e palazzi di Sofia. «Il progetto si è tradotto in realtà, la nostra capitale adesso è sicuramente più bella ed elegante, ma i problemi di povertà sono rimasti anzi forse si sono addirittura acuiti», aggiunge il medico. La fascia sociale che più soffre questa situazione è quella dei pensionati. «Con 100 leva al mese (circa 75 franchi svizzeri) non si riesce ad avere una vita decente. Appena andato in pensione ho dovuto ricominciare a lavorare», così si esprime Stamen. Vive con la moglie Yurdanka in campagna, nei pressi di Sofia. «Per fortuna abbiamo qualche animale e coltiviamo la terra, altrimenti non potremmo nemmeno permetterci di andare a fare dei piccoli controlli dal medico», dice Yurdanka. Più a nord al confine con la Romania sul Danubbio le cose non vanno per niente meglio. A parte una “convivenza multietnica abbastanza riuscita” (40 per cento Vlahi ortodossi di etnia rumena, 50 per cento Bulgari cattolici e 10 per cento di Turchi e Rom musulmani) la situazione economica catastrofica sta creando molti problemi sociali. «Abbiamo più libertà perché possiamo dire e fare quello che vogliamo, magari addirittura fondare un’associazione o farne parte sostenendola, ma abbiamo sempre meno soldi», dice Toni, un carpentiere ventottenne di Belene, arruolatosi da alcuni anni nell’esercito . La piccola città di Belene conta ottomila abitanti ed è lo spaccato di molte città al nord della Bulgaria. Secondo Toni la situazione è peggiorata: «Prima le persone erano più gentili e ospitali, adesso tutti pensano solo a se stessi, stanno diventando troppo egoisti e gelosi di quello che hanno e fanno gli altri attorno a noi». I giovani sono praticamente quasi tutti disoccupati. Sono in giro a zonzo nei bar, caffè e nelle discoteche. «La morale inoltre è degradata enormemente. Oggi puoi trovare una ragazza, magari dei villaggi qui attorno per pochi soldi», continua Toni «inoltre per ogni servizio statale bisogna pagare una bustarella, la corruzione è una pratica molto diffusa». Chi ha un lavoro non vive molto meglio degli altri. «Lavoravo sette giorni su sette come cucitrice per 16 leva al mese (12 franchi). I proprietari della fabbrica erano Turchi. Era terribile”, dice Yolanda un’amica di Toni. Toni è nell’esercito perché essendo disoccupato non riusciva ad aiutare i suoi genitori. Suo fratello Valentin lavora già da quattro anni in Grecia, su una piccola isola nel Mediterraneo. Prima lavorava come raccoglitore di tabacco vicino a Belene. Lavorava sette giorni su sette con la promessa di un premio di 1000 leva ( circa 750 franchi) alla fine dell’anno. La compagnia di Sofia non lo ha mai pagato. «Non ci vediamo più da quando è partito. Non manda nemmeno soldi perché la vita in Grecia è molto cara. Lui lavora come contadino per un greco. Speriamo che stia bene», dice un po’ preoccupato Toni. La centrale atomica vicino a Belene – mai terminata dal governo socialista – è la speranza di Toni e dei suoi amici. Ingegneri atomici e le loro famiglie porteranno lavoro e ricchezza per tutti. «Io lascerò l’esercito e ritornerò a fare il carpentiere. Il mio sogno è quello di studiare la sera economia all’università di Svistov”, ci dice Toni con speranza. «Sono ottimista, la vita in Bulgaria sarà molto migliore», ci dice alla fine del nostro incontro anche il dottor Emil. Tutti sperano che il loro paese nel 2007 entri nel’Unione europea. Una visione che forse non si realizzerà così presto.
Pubblicato il
10.01.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 1-2
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