Chi ha fatto fallire l’Accordo quadro tra la Svizzera e l’Unione europea? Sarà questo l’interrogativo che si porrà se i negoziati per l’auspicata intesa istituzionale dovessero venire congelati. E il nome che verrà fatto è quello di Paul Rechsteiner, il sindacalista “testardo” come sostengono molti media di questi tempi. Ma non è così, perché il presidente dell’Uss ha semplicemente impedito un pessimo accordo che prevedeva lo smantellamento delle misure di protezione dei salari. Un accordo che oltretutto non avrebbe mai superato lo scoglio di una votazione popolare.


Con azzardi e falsità, il pasticcio lo hanno combinato altri: Stefan Brupbacher, Segretario generale del Plr e burattinaio del consigliere federale Johann Schneider-Ammann; Ignazio Cassis, il “praticante” alla guida del Dipartimento degli affari esteri; e Roberto Balzaretti, il caponegoziatore. Tutti loro sapevano che verso la fine delle trattative sarebbero rimasti alcuni nodi da sciogliere. La loro scommessa: cediamo sulla protezione dei salari e poi anche l’Ue farà retromarcia. In pubblico hanno iniziato a criticare la regola degli otto giorni e in retrovia diffondevano la bugia che i sindacati si arricchirebbero grazie alle misure di protezione dei salari. Nell’ambito di conversazioni confidenziali Balzaretti, mentendo, affermava che tutte le divergenze con Bruxelles erano state appianate e che mancava solo il cedimento della Svizzera sulla questione della protezione salariale. È stato creduto persino da alcuni compagni di buona fede del Partito socialista. Ma ora la verità è venuta a galla: sul tavolo dei negoziati continuano a sussistere diversi punti su cui manca un’intesa.


Anche i negoziatori dell’Ue hanno pasticciato. Si sono lasciati manovrare da alcuni padroni del Sud della Germania che ottengono appalti in Svizzera ma che sono infastiditi dai controlli (da cui risultano irregolarità in un caso su tre) e dalle sanzioni. Di qui il loro giudizio secondo cui il sistema svizzero di protezione dei salari sarebbe eccessivo e contrario alle regole europee. Il loro avvocato, l’esponente della Cdu Andreas Schwab, ripete come un pappagallo la menzogna che i sindacati ci guadagnerebbero grazie alle misure accompagnatorie. Ma tutto questo è fumo negli occhi. A essere sproporzionati non sono i controlli, ma il dumping praticato in maniera diffusa dai padroni. L’Unione sindacale europea spiega punto per punto perché le misure accompagnatorie sono indispensabili per contrastare l’alto rischio di dumping salariale in Svizzera (dettagli all’indirizzo: www.etuc.org/fr/node/17330). Non sono dunque in contraddizione con le regole dell’Ue.

Pubblicato il 

08.11.18

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