Dietro lo specchio

A volte la realtà supera quella dei sogni: belli ma anche brutti.
A fine primavera e inizio estate, l’allentamento accelerato del lockdown ha fatto credere che il ritorno alla normalità fosse cosa oramai fatta. L’incubo di restrizioni appariva ormai cosa del passato. La realtà superava il sogno che da mesi facevamo, almeno nei paesi “ricchi” come il nostro che dispone di vaccini e strutture sanitarie operative. Alla riunione del G7 del mese di giugno a Saint Ives (Gran Bretagna) ospiti del presidente Johnson, i presidenti di Usa, Germania, Francia, Giappone, Canada, Italia e dei paesi invitati: Australia, Corea del sud, India, Sudafrica e dell’Unione europea hanno guardato al futuro, affrontando questioni  ritenute prioritarie. Tra cui due urgenze attuali: pandemia e clima. I Big si sono accordati sulla necessità di avere un Piano pandemia per ridurre nel futuro il tempo di reazione all’insorgere di nuovi virus, dimenticando tuttavia quella in corso per la quale non sono andati oltre alla promessa di fornire 1 miliardo di dosi entro il 2022: un’inezia per oltre la metà della popolazione mondiale. Scordando che il virus non conosce le frontiere e fino a quando non sarà debellato ovunque costituirà una minaccia per tutti.

 

Riguardo al clima l’abbandono immediato del carbone quale fonte energetica è stato osteggiato da Usa e Giappone. Risultato: “L’elefante ha partorito il solito topolino”, una vaga, quanto insufficiente dichiarazione di abbandono a partire dal 2030.


Neanche il tempo di concludere il Summit che violenti eventi meteorologici hanno iniziato a manifestarsi in vari paesi; un vero e proprio flagello, un primo scioccante risveglio che ha frantumato l’ottimismo dei regnanti. Oltre al dolore per le vittime, ai pesanti disastri, all’inaudita violenza, rara nel passato, a sorprendere è stata la ripetitività: a un evento ne seguiva un altro. Alle inondazioni in talune zone, faceva notizia l’estrema siccità altrove. Regioni e città (vedi Canada e California, più tardi Sud Europa) con temperature superiori di 20 gradi alla media, con punte oltre i 55 gradi che hanno favorito lo sviluppo di incendi, ma anche il concatenamento di ulteriori manifestazioni climatiche: venti tempestosi, piogge, grandine, uragani. La realtà di questa estate rasenta il peggiore degli incubi di romanzi o film.     


Sul fronte pandemia altro risveglio poco gradito: le varianti “Delta” del coronavirus, più aggressive, si sono fatte strada un po’ ovunque, anche nei paesi occidentali che dispongono del vaccino. A un mese dalla fine dell’estate il numero dei ricoveri è nuovamente in ascesa: la temuta quarta ondata sta diventando realtà.


Poi, il 9 agosto, in pieno ferragosto, per l’emisfero nord (quello che politicamente conta di più) è giunto l’ultimo rapporto sul clima “Cambiamenti climatici 2021, dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) in cui gli oltre 250 esperti di 65 paesi hanno potuto dimostrare che inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici sono «due facce della stessa medaglia». Il rapporto non lascia dubbi: CO2 e metano in massima parte di origine antropica «hanno raggiunto livelli di concentrazione in atmosfera mai riscontrati negli ultimi 800mila anni». La temperatura media globale del pianeta nel decennio 2011-2020 è stata di 1,09 gradi centigradi superiore a quella del periodo 1850-1900. Di questo passo il limite di +1,5 gradi sarà raggiunto già nella prossima decade, e quello di +2 ben prima di fine secolo.


Brutto sogno, incubo? No realtà che dobbiamo affrontare prioritariamente, per salvare il salvabile. Consci che azzerando le immissioni oggi, non azzeriamo il CO2 concentrato nell’atmosfera, per farlo ci vorranno decenni, almeno un secolo. Continueranno quindi per inerzia i fenomeni climatici violenti e distruttivi, nonché innalzamento dei mari, desertificazione, scioglimento dei ghiacciai. Per ritrovare il paesaggio odierno ci vorranno secoli se non millenni.

Pubblicato il 

26.08.21
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