Facciamo una fatica bestia a capire qualcosa del mondo economico emerso, figuriamoci se alla questione aggiungiamo le lotte sommerse, che in realtà determinano il vero andamento dell'economia. Una delle più agguerrite, e contemporaneamente più attuali, è la guerra dei brevetti, il cui svolgimento di fatto modifica gli orientamenti e le scelte, di aziende che sono più che presenti nella nostra vita quotidiana. I brevetti, si sa, garantiscono il rispetto della proprietà intellettuale, e sanciscono i beneficiari dello sfruttamento commerciale di una determinata invenzione, e fin qui nulla di male, ma quando i brevetti vanno a coprire prodotti inesistenti, o addirittura procedimenti comunemente messi in atto da tutti gli individui, allora la puzza di imbroglio diventa fortissima. La questione viene regolarmente riportata in auge da questa o quella questione. Si è parlato di brevetti in merito ai prezzi dei farmaci e allo sviluppo dei cosiddetti medicamenti generici, poi la discussione si è riaccesa quando qualcuno ha avuto l'idea di coprire da brevetto il genoma umano, e ora si torna a parlare del tema, di fronte all'industria informatica che sta letteralmente impazzendo di fronte a una vera e propria febbre da caccia al brevetto, che tanto ricorda la corsa all'oro. Nel caso specifico quello che sta succedendo, è che alcune società si sono accorte che la velocità in cui si è sviluppata internet, e il mondo informatico che la circonda, ha lasciato sguarnite da brevetto alcune trovate decisamente geniali, nel frattempo adottate da milioni di persone, incuranti e ignare di utilizzare prodotti o procedimenti che non creano benefici economici a nessuno. E non solo questi avvoltoi si buttano a brevettare a proprio nome delle trovate di altri, in modo da influenzare il mercato in modo decisamente scorretto, ma addirittura hanno iniziato ad immaginare ciò che potrà essere, proteggendo di fatto solo alcune visioni. Come se Giulio Verne avesse brevettato i viaggi spaziali, dopo averli immaginati nel suo libro “Dalla terra alla luna”. Oggi probabilmente la Nasa sarebbe francese, e la classifica degli uomini più ricchi del mondo conterebbe almeno un francese in più. Ma non basta, non solo si lavora di fantasia per fare il grano con prodotti nuovi o presunti tali, ora si brevettano anche i procedimenti per fare affari, come ha ben dimostrato Jeff Bezos, boss di Amazon, che da anni querela con successo i concorrenti che imitano le sue trovate per accaparrarsi i clienti. Fatto sta che attorno ai brevetti girano i miliardi, e che questi miliardi le società li vogliono recuperare, se possibile, moltiplicati. Riuscite ad indovinare chi è predestinato a pagare? Bravi, avete indovinato!

Pubblicato il 

23.04.04

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