"Se vai in lista, hai finito di scrivere poesie", mi avevano predetto. Infatti. Ma non c'è solo la poesia, al mondo. C'è anche la prosa. E obbligatorio non è scrivere, ma leggere. Così, come preparazione alla campagna mi sono letto un po' di prosa: Les nouveaux maîtres du monde, di Jean Ziegler, Modernità liquida, di Zygmunt Bauman e l'appassionante Piano delle politiche, del Partito socialista ticinese…
Oggi, domenica, a Coldrerio, la luce dorata di settembre fa maturare l'uva. Settembre è il più luminoso dei mesi; non la luce un po' torbida della piena estate che invita al vagabondaggio ma quella splendida e ferma che ci fa vedere le cose come se fosse la prima volta. Ma c'è poco tempo per la poesia, i compagni aspettano nella sala polivalente. Matteo in pantaloni bianchi e baffi severi ci invita a entrare per l'incontro con la popolazione.
Coldrerio è anche il mio paese. Qui ho lasciato un po' di me stesso. Qui le mie figlie hanno scoperto il mondo, visto la corte con il cavallo, annusato le stagioni. Le sere dei campionati mondiali di calcio erano le migliori: tutti incollati al televisore e noi in giro in bicicletta – lei con la biciclettina rossa, io con la vecchia Mondia – nelle vie silenziose e deserte di Campagnola, a guardare i gigli di San Giovanni.
In quei giri per il paese, che mi hanno ispirato poesie e racconti, mi capitava di ascoltare le voci dei vivi e dei morti. Un giorno un vivo – ma ora  anche lui è passato dalla parte di là – mi disse, commentando i fatti del giorno: "Botti vuote, gran fracasso". Una frase che oggi mi viene in mente pensando a Blocher, Bignasca e agli altri arroganti che ogni giorno ci assordano con le loro sparate.
La botte dei socialisti non fa fracasso. È piena di un buon vino che ha il sapore della giustizia, il profumo della libertà e il colore rosso della solidarietà. Sul legno della botte sono incise queste parole: "Ognuno secondo le sue capacità, a ognuno secondo i suoi bisogni".
Nel mio intervento di Coldrerio ho parlato di discriminazioni e di disuguaglianze sociali: le discriminazioni tra chi paga le tasse e chi no, tra chi intasca milioni e chi non ha i soldi per pagare la cassa malati, tra chi è destinato a una vita facile e chi vede nero. Le disuguaglianze che si possono eliminare con la politica. Ho ricordato anche la prosa della Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo: "Tutti gli uomini nascono liberi ed uguali in dignità e diritti" e quella della nostra Costituzione: "Nessuno può essere discriminato, in particolare a causa dell'origine, della razza, del sesso". Principi che risuonano chiari e fermi: proprio il contrario del gran fracasso che viene dalle botti vuote.
Intanto che nella sala polivalente ronzavano le nostre parole e Fosco ci mostrava i suoi allarmanti grafici sulle tonnellate di gas nocivi che produciamo e i cambiamenti climatici che ci aspettano, fuori, la luce del mattino continuava a indorare i grappoli di uva nera. Quando riprenderò a scrivere poesie?

*scrittore e poeta, candidato al Consiglio nazionale

Pubblicato il 

14.09.07

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