Boillat, la difficile scelta

Jürg Müller, l'esperto incaricato di analizzare lo stato e le prospettive della fabbrica Boillat del gruppo Swissmetal dopo il mese di sciopero e la ripresa del lavoro durante gli oltre tre mesi di mediazione, ha dunque presentato il suo rapporto. Un rapporto, e difficilmente poteva essere altrimenti, che ha generato opinioni diverse.

Swissmetal ha salutato positivamente il rapporto Müller, poiché non è stata rimessa in discussione la sua strategia aziendale. Il fatto però è che sulla strategia aziendale complessiva del gruppo Swissmetal l'esperto non poteva esprimersi. La sua analisi si limitava alla fabbrica di Reconvilier. Per quanto concerne le riassunzioni, l'azienda aveva già dovuto fare una parziale retromarcia, poiché si era resa conto da sola che con il numero di operai rimasti non poteva lavorare. Infatti, ne aveva riassunti 30 un mese fa, non rispettando però il Contratto collettivo in vigore. Dal punto di vista aziendale la riassunzione dei quadri invece è considerata più problematica. Perché agli occhi di Martin Hellweg, direttore esecutivo del Consiglio di amministrazione (Cda) di Swissmetal, i quadri licenziati in blocco rappresentavano dei responsabili da punire. Per usare una metafora, si può dire che ogni generale ha bisogno di buoni caporali in grado di obbligare i soldati ad eseguire gli ordini, altrimenti è destinato a cadere.
La riassunzione dei quadri proposta dall'esperto rappresenta dunque una sorta di concessione da parte di Hellweg. L'intoppo però è che i quadri erano stati licenziati proprio perché si erano opposti alla strategia di Hellweg e una loro riassunzione significherebbe accettare la stessa strategia che avevano rifiutato a suo tempo. Una sorta di sconfitta per entrambi, dunque. Si capisce quindi perché all'uscita dalla consegna del rapporto, la Commissione del personale della Boillat abbia giudicato negativamente il rapporto, ma contemporaneamente abbia dichiarato che solo l'assemblea del personale potesse esprimersi in maniera definitiva sul rapporto.
Il sindacato Unia ha invece diramato un comunicato nel quale si dice soddisfatto del rapporto, poiché le critiche mosse dall'esperto industriale all'indirizzo della condotta aziendale di Hellweg, coincide con quelle del sindacato. Secondo Renzo Ambrosetti, copresidente di Unia, l'applicazione rapida dei suggerimenti dell'esperto è l'unica via di uscita per arrivare ad una soluzione soddisfacente per la Boillat. Ambrosetti infatti considera come obiettivo sindacale la salvaguardia del maggior numero possibile di posti di lavoro alla Boillat, il rispetto delle condizioni contrattuali degli impieghi, la vigilanza di un gruppo di accompagnamento sulla effettiva applicazione di quanto proposto dall'esperto industriale Müller.
Questa posizione è stata difesa da Ambrosetti stesso nel corso della assemblea del personale della Boillat che si è tenuta lunedì a Reconvilier. All'assemblea, su esplicita richiesta della Commissione del personale, hanno potuto partecipare sia gli operai e i quadri ancora attivi nella fabbrica che coloro che erano stati licenziati. Una assemblea già delicata per la diversa interpretazione della lettura del rapporto tra Unia e la Commissione del personale, che è stata ulteriormente condizionata da un'intervista di Hellweg alla Nzz in cui minacciava di licenziare immediatamente tutte le maestranze di Reconvilier nell'eventualità che decidessero di proclamare uno sciopero nel caso di un rifiuto dell'accordo proposto dall'esperto. È stato chiesto ai rappresentanti di Unia di allontanarsi, ma la Commissione del personale è intervenuta in difesa del sindacato, in quanto ancora rappresentativo delle maestranze, malgrado l'opinione diversa sul rapporto dell'esperto. Alla fine di un'assemblea abbastanza tesa, alla quale ha anche partecipato l'esperto Müller, è stato deciso di rimandare la decisione di una settimana per avere il tempo di valutare la proposta.
La decisione da prendere per gli operai di Reconvilier non è di poco conto. Accettando la proposta di piano operativo dell'esperto, significherebbe comunque avallare una perdita di 90-140 posti di lavoro sui 340 originari della Boillat, con tutte le conseguenze umane del caso. Si può quindi ben comprendere lo stato d'animo degli operai, nell'obbligo di una difficile scelta dopo aver lottato così a lungo per salvare la Boillat e tutti i suoi posti di lavoro. Ma anche la ripresa dello sciopero, che era stato dichiarato sospeso e non annullato, è una possibilità che non è stata neanche ventilata durante la riunione del personale.
D'altra parte, tra le maestranze regna la totale sfiducia nei confronti della direzione di Swissmetal che stia ai patti salvaguardando gli altri 200-250 posti di lavoro. Comprensibile dunque che abbiano deciso di prendersi del tempo per esprimersi. Ultimo fattore non indifferente è che il 30 giugno ci sarà l'assemblea degli azionisti di Swissmetal. In quell'occasione Hellweg, oltre a dover giustificare perché la fabbrica più redditizia del gruppo è in seria difficoltà, chiederà anche un aumento del capitale azionario di Swissmetal.
Le maestranze della Boillat nutrono delle speranze sull'assemblea, in un'eventuale sconfessione di Hellweg da parte degli azionisti.
Vedremo se la difficile scelta gli operai della Boillat la prenderanno prima o dopo il 30 giugno.

Il rapporto dell'esperto

Nella sua analisi, Müller era stato incaricato di chiarire i motivi per cui la produttività degli stabilimenti di Reconvilier, dopo lo sciopero, era ben al di sotto della loro potenzialità dopo la ripresa del lavoro.
In sostanza, il rapporto dice che la fonderia e le presse devono rimanere a Reconvilier per un periodo di almeno 5 anni, in quanto solo la Boillat è in grado di produrre con la qualità necessaria, grazie all'esperienza acquisita nel corso di molti anni dai quadri e operai.
Successivamente il rapporto afferma che per garantire la capacità produttiva, è necessario riassumere 35 operai e 10 quadri, tutti licenziati da Martin Hellweg, direttore esecutivo del Consiglio di amministrazione (Cda) di Swissmetal, come misura di rappresaglia per lo sciopero.
Infine, per garantire la funzionalità operativa della Boillat, deve essere nominato un direttore locale, contrariamente a quanto fatto dai vertici dell'azienda che avevano imposto Henry Boll, direttore proveniente dallo stabilimento di Dornach, sempre appartenente al gruppo Swissmetal.
Boll avrebbe comunque la supervisione diretta sul direttore della Boillat, in quanto suo diretto superiore.

Pubblicato il

23.06.2006 01:30
Francesco Bonsaver