“Blocher mina la Stato di diritto”

È sbagliato ridurre la concordanza ad una semplice formula aritmetica, intendendola come la composizione del Consiglio federale conforme alla forza dei partiti emersa dalle ultime elezioni politiche. Ma quasi tutti i politici e troppi giornalisti credono che sia la democrazia diretta stessa a non ammettere in Svizzera la possibilità di una formula di governo diversa. In realtà le cose non stanno così. Infatti fra il 1995 e il 2003, ad esempio, proprio l'ala blocheriana dell'Udc, maggioritaria nel partito, fu sistematicamente esclusa dal Consiglio federale – e questo non provocò affatto la paralisi del Paese. Conclusione: alternative all'attuale formula di governo, la "grande concordanza matematica", sono possibili. Tocca a tutti coloro che sono preoccupati per il degrado del clima politico dopo l'entrata in governo di Blocher prepararle e realizzarle. È questa la tesi che sta alla base di "Fahrplanwechsel", il libro collettivo curato fra gli altri dal consigliere nazionale socialista Andreas Gross (cfr. riquadrato). Con lui nell'intervista che segue ne approfondiamo alcuni stimoli.

Andreas Gross, con il vostro libro "Fahrplanwechsel" vi ponete l'obiettivo di lanciare una discussione che superi le barriere di partito. In questo momento in cui tutti parlano di complotti l'impressione però è che sia impossibile ogni dibattito razionale. Il vostro libro è riuscito in qualche modo a salvarsi?

Non è mai troppo tardi per provare a fare qualcosa di ragionevole e per dare ancora una possibilità alla ragione. Da un lato ci rivolgiamo alla sinistra e a tutti i cittadini e le cittadine critici e progressisti: li vogliamo incoraggiare e dare loro i necessari argomenti per pensare ad una concordanza senza l'Udc. D'altro lato dobbiamo incoraggiare chi vota a sinistra a rivolgersi a tutti gli elettori e le elettrici del Ppd e del Plr che conoscono affinché rendano attenti i candidati dei partiti di centro sulla necessità di una collaborazione col Pss. Chi sarà eletto per il Ppd e il Plr dev'essere stimolato a rinunciare alla rielezione di Blocher e ad eleggere un Consiglio federale che rispetti la Costituzione e lo Stato di diritto e che conosce l'enorme importanza per la Svizzera dei diritti umani e del diritto internazionale. E che sappia esprimere tutto questo nel suo lavoro quotidiano.
Raramente nei media si trovano chiare condanne per i "passi falsi" di Blocher. Anche nello scandalo Roschacher l'Udc è riuscita a cavarsela creando solo un po' di nebbia. Perché ci sono così pochi commentatori politici che osano scrivere ad esempio che il modo con cui è guidato il Dipartimento federale di giustizia e polizia diretto da Blocher è uno scandalo?
C'è effettivamente una grossa differenza fra l'opinione pubblica romanda e quella della Svizzera tedesca, una differenza di cui l'opinione pubblica svizzero-tedesca non è cosciente. Il direttore del più importante giornale romando all'indomani della conferenza stampa di Christoph Mörgeli sul piano segreto ha scritto che «se il ridicolo potesse uccidere, l'Udc sarebbe già morta da un pezzo» una frase che nella Svizzera tedesca non si potrebbe mai leggere in nessun grande giornale. Nella Svizzera tedesca i giornali sono molto più interessati alle centinaia di migliaia di franchi che l'Udc distribuisce loro attraverso le inserzioni, che non a rendere coscienti le cittadine e i cittadini del razzismo, dell'egoismo e del nazionalismo rappresentati dall'Udc e sdoganati in Svizzera da questo partito. I giornali ticinesi non sono in grado di giudicarli a questo riguardo.
Blocher è un pericolo per la democrazia e per lo Stato di diritto?
Assolutamente. Democrazia è più che una maggioranza e un assolutismo popolare. Lo Stato di diritto, i diritti fondamentali, i diritti umani, la separazione dei poteri, il diritto internazionale, la correttezza, le pari opportunità nella formazione della propria opinione e molto altro ancora sono tutti elementi costitutivi della democrazia – senza di essi non può esistere nessuna democrazia. Il discorso tenuto da Blocher è riduttivo e ingannevole; ha brutalizzato il dibattito politico in Svizzera in un modo che avremmo ritenuto impossibile ancora dieci anni fa.
In che misura la sempre maggiore distanza fra il Pss e i cittadini ha aiutato Blocher nella sua ascesa? O la sinistra in questo senso ha commesso altri errori?
Il problema del Pss non è la distanza: non c'è nessun altro partito socialdemocratico europeo che ha un contatto così stretto con le cittadine e i cittadini, che parla con loro e che li ascolta. Perché la democrazia diretta lo obbliga a comportarsi così, ed è un bene. Il problema del Pss è piuttosto che non riesce a spiegare ai molti cittadini che in Svizzera sono svantaggiati che attraverso il loro voto all'Udc eleggono dei politici che nei parlamenti rappresentano quegli interessi che sono esattamente opposti ai loro. Questo è possibile soltanto perché l'Udc e Blocher con i loro molti milioni di franchi distolgono le persone dai loro veri interessi, spostano le loro paure su cause che con esse non hanno nulla a che fare e forniscono loro con i richiedenti l'asilo, gli stranieri, gli invalidi e i giovani balcanici dei capri espiatori che non sono in nessun modo responsabili per la paura e l'insicurezza di tutti gli svizzeri e le svizzere insicuri.
La sconfitta del Ps alle elezioni cantonali zurighesi della scorsa primavera è stata interpretata come un messaggio d'avvertimento mandato al partito. Il Pss ha saputo reagire correttamente?
In questo lasso di tempo non è possibile reagire correttamente. Ma il Ps zurighese ha certamente provato tutto quel che in questo periodo si poteva fare diversamente. Effettivamente una scossa ha attraversato il partito, molti iscritti sono stati coinvolti nella discussione sulle conseguenze giuste da trarre e hanno potuto esporre il loro punto di vista. Oggi la campagna elettorale è molto diversa rispetto alla scorsa primavera: il Ps è più visibile, si sa cosa vuole e si conoscono le persone che si impegnano per la nostra causa. Ma una campagna elettorale cantonale è sempre molto diversa da una campagna elettorale federale. Per molti nella Svizzera tedesca il cantone è il livello politico che sentono come il più estraneo: è molto più lontano del comune, nel quale ci si trova a proprio agio, e anche più lontano della Confederazione, che si conosce grazie ai media nazionali e alle personalità politiche di rilievo della scena federale.
Nel vostro libro "Fahrplanwechsel" definite l'Udc come un partito nazionalconservatore. Ma con questa definizione non si perde di vista il forte liberalismo economico tipico dell'Udc e in particolare di Blocher?
È quanto ci ha ricordato anche il presidente dell'Udc Ueli Maurer nell'intervista per "Fahrplanwechsel". Ma oggi "liberale" non ha quasi alcun valore analitico: troppi proprio in Svizzera si trovano bene con questo concetto e lo interpretano a piacimento e fin troppo arbitrariamente. Abbiamo utilizzato con convinzione il concetto di nazionalconservatore già 12 anni fa per indicare l'Udc, in un periodo in cui questa veniva ancora liquidata semplicemente come populista, benché ci siano anche dei populisti di sinistra. L'Udc in Consiglio nazionale non fa una politica economica liberale: altrimenti dovrebbe prestare ben altra attenzione nei confronti dello Stato e dovrebbe chiedere assai di più che soltanto la riduzione delle imposte per i ricchi.
L'Udc oggi è molto dipendente da Blocher. Malgrado ciò lei sostiene che il problema Blocher non si risolverà biologicamente. Il blocherismo sopravvivrà dunque a Blocher?
Certamente. Il gollismo oggi in Francia è ancora una potenza, benché siano passati 35 anni dalla morte di de Gaulle – certo è un paragone, lo so, che rende fin troppo onore a Blocher, perché de Gaulle ha liberato la Francia mentre Blocher è piuttosto un peso per la Svizzera. Ma il suo successo ha cause sociali profonde che avranno effetto e potranno essere sfruttate ancora per molti anni oltre la vita biologica di Blocher. Per questo dobbiamo prenderle davvero sul serio queste cause e indicare con più precisione come le vogliamo ridurre. Blocher è diventato così forte anche perché a lungo la sinistra ha sottovalutato il problema.
Voi sostenete che è necessario abbandonare la "grande concordanza", quella matematica, per cui tutti i principali partiti sono rappresentati in governo proporzionalmente alla loro forza elettorale. Cosa ne pensa dell'argomento secondo cui invece tutte le più importanti sensibilità presenti nella popolazione devono essere rappresentate?
Dipende dove. In parlamento devono essere rappresentate tutte le sensibilità politiche della società. Il governo deve in primo luogo convincere e trovare sempre e di nuovo le maggioranze in parlamento e nel popolo. Questo è più semplice quando tutti sono rappresentati in governo. Ma non dev'essere necessariamente così se i consiglieri federali si capiscono veramente, sono in grado di agire in maniera convincente e s'impegnano. La Svizzera per troppo tempo se l'è presa troppo comoda. Ora deve imparare a porsi delle priorità. Questa è una versione migliore della concordanza, non è il suo abbandono.
Un Consiglio federale senza Blocher è possibile soltanto se anche il centro ci sta. Il fronte rosso-verde può sperarci?
È vero, la Svizzera ha bisogno di un centro nuovo e moderno. Ma per averlo possiamo fare molto di più che soltanto sperare. Possiamo contribuire alla ricostituzione di questo centro, possiamo incoraggiare e sostenere in questo senso le persone che conosciamo di estrazione democristiana o liberale. Nella popolazione svizzera c'è questo centro moderno e democratico che rispetta lo Stato di diritto e i diritti umani non meno che le minoranze. Ma è altrettanto vero che la sua espressione partitica e la sua rappresentanza in parlamento sono precari e hanno bisogno di un rinnovamento. Cinque anni fa Dick Marty ed io credevamo che l'Europa avrebbe potuto produrre questo effetto in Svizzera. Ci sbagliavamo. È possibile che a questo porti un Consiglio federale senza Blocher e senza l'Udc. Molti nel Plr e nel Ppd ne hanno paura. È comprensibile, ed è un motivo che spiega la difficoltà a parlarne con loro.
Lei scrive che un'alternativa all'attuale composizione del Consiglio federale dev'essere costruita con cura. Questo entro il 12 dicembre, giorno dell'elezione del governo, è ancora possibile?
Per discutere di nomi il tempo è più che sufficiente dopo l'elezione del parlamento. La discussione di fondo, che da questo problema dev'essere distinta, noi cerchiamo di condurla già da diversi anni. Ma da alcuni anni in Svizzera, sia nel parlamento che nell'opinione pubblica, c'è molta gente che non vuole assolutamente che questa discussione di fondo la si faccia. Ecco il motivo per il quale rimane sempre troppo poco spazio e troppo poco tempo per un simile dibattito. Ma non possiamo sceglierci il mondo nel quale vogliamo agire. Per questo ognuno ed ognuna deve chiedersi se fanno quel che possono – se tutti rispondono di sì, allora accade ciò che è possibile.

Senza Udc? Gli altri non ci pensano nemmeno

Un Consiglio federale senza Christoph Blocher e senza l'Udc? Improbabile, ma non impensabile. Dunque possibile. Forse già il prossimo 12 dicembre, quando l'Assemblea federale rinnoverà l'intero collegio governativo. Sarà appena tre giorni dopo il cambiamento ufficiale dell'orario delle Ffs. E proprio "Fahrplanwechsel" (cioè "Cambiamento d'orario") s'intitola il libro curato da Andreas Gross, Fredi Krebs, Felix Lautenschlager e Martin Stohler (editions Le Doubs, St. Ursanne, 2007) che vuole porre i presupposti politici per un'esclusione di Blocher e di questa Udc dal governo federale. Il sottotitolo del volume, "Più democrazia e solidarietà, meno Blocher!", è eloquente. Gli autori intendono proporre delle riflessioni e animare discussioni nell'imminenza delle elezioni federali. La domanda centrale che si pongono è se dei politici con una responsabilità sociale, liberale o ecologica possono permettersi di formare un governo con un partito, l'Udc, che disprezza i principi costituzionali, che mette in pericolo lo Stato di diritto e che marginalizza chi la pensa diversamente. E, quindi, quali alternative sono ipotizzabili a livello di governo e come ci si possa avvicinare alla loro realizzazione. La cinquantina di contributi di 36 autori distribuiti su oltre 300 pagine è molto stimolante e presenta un quadro ampio della situazione, una fotografia precisa della Svizzera di questo inizio di millennio. Compare pure (e non è affatto scontato che così sia) la Svizzera italiana, con interventi di Dick Marty e Beat Allenbach. Fra gli altri testi, molto interessante è l'intervista al presidente dell'Udc Ueli Maurer, mentre hanno rifiutato di rispondere i presidenti di Pss, Plr e Ppd. Un rifiuto che fa dire ad Andreas Gross che Fehr, Pelli e Darbellay «non hanno alcun interesse nell'intavolare una discussione critica sul tema della concordanza: essi temono la critica di Blocher e si rifiutano anche solo di prendere in considerazione la possibilità di un governo senza lui e l'Udc».

Pubblicato il

12.10.2007 02:00
Gianfranco Helbling