Nelle intenzioni di voto degli elettori, nel mese di aprile – dice l’ultimo sondaggio del “barometro elettorale” – i socialisti sono rimasti stabili al 24,2 per cento, l’Udc è sempre in testa con il 25,3 per cento, inesorabilmente in calo il Plr e i democristiani: al 19,2 per cento il primo, al 14,3 per cento i secondi. Quasi tutti gli osservatori della scena politica svizzera riconoscono che questa tendenza generale, valida sul piano nazionale in vista delle elezioni federali d’ottobre, è stata certamente influenzata dalla campagna elettorale e dall’esito delle elezioni cantonali zurighesi dello scorso 6 aprile. E con ogni probabilità sarà così anche nei prossimi mesi, vale a dire che il post-elezioni di Zurigo continuerà a condizionare il comportamento dei partiti a livello nazionale. Come i lettori ricorderanno, l’ultimo rinnovo dei poteri cantonali zurighesi ha visto trionfare i socialisti, che hanno conquistato dieci nuovi seggi nel parlamento e un mandato in più nel governo. Per contro, l’avanzata dell’Udc è stata bloccata: il partito di Blocher s’è visto ridurre di due unità il proprio gruppo parlamentare ed ha perso la battaglia per accaparrarsi nell’esecutivo il seggio che era dei democristiani. Il Plr è uscito dalle elezioni severamente sconfitto, con sette deputati in meno e due membri del governo che sono stati tra i meno votati degli eletti. Insieme, radicali e democratici di centro hanno perso la maggioranza assoluta che avevano in parlamento. Le conseguenze di questo rovescio non hanno tardato a farsi sentire. Il terremoto in casa radicale è stato immediato e forte: tre giorni dopo cambiava il presidente cantonale del Plr: la quinta sostituzione al vertice negli ultimi 17 anni, durante i quali il Plr zurighese non ha fatto che perdere terreno. Il nuovo presidente, il 42enne imprenditore Ruedi Noser, ha mostrato subito un profilo arrendevole nei confronti di Christoph Blocher: «Appartengo ad una generazione diversa da quella di Blocher ed ho una diversa concezione della vita: io non voglio e non posso litigare come fa lui», ha ripetuto più volte. Noser ha perciò dato ascolto a quanti, nel suo partito, sostenevano che senza collaborazione con l’Udc si sarebbe messo in pericolo il seggio radicale agli Stati, e che gli elettori borghesi ne avevano abbastanza dei litigi con l’Udc. Inascoltate sono rimaste invece le voci di chi avvertiva che, cedendo alle pressioni di Christoph Blocher, questi avrebbe conseguito il suo scopo perseguito da anni: umiliare il Plr. Il leader dell’Udc, del resto, l’aveva detto chiaramente subito dopo le elezioni: «Quando i radicali erano il partito maggiore e noi il minore, collaboravamo molto bene. Ora, con la situazione capovolta, non funziona più allo stesso modo. È tempo di operare una correzione». Blocher è quindi salito in cattedra e ha dettato le sue condizioni per prestarsi ad un accordo in vista delle elezioni federali: il Plr deve rivedere le sue posizioni in merito ai rapporti con l’Ue, nella politica dell’asilo e in materia di fisco e finanze. Le trattative tra due piccole delegazioni dei rispettivi partiti, si sono svolte rapidamente e senza grossi intoppi, visti gli umori che correvano nel Plr. Dopo anni di insulti e di ruvida rivalità dell’Udc nei confronti dei radicali, Noser e Blocher sono usciti a braccetto da quell’incontro, nel quale hanno stretto un accordo preelettorale. Per il Consiglio degli Stati, l’intesa è perfetta: l’Udc vuole rieleggere Hans Hofmann, il Plr vuole che Trix Heberlein prenda il posto di Vreni Spoerry. Ed anche se (o forse proprio perché) la Heberlein si trascina dietro un’immagine di perdente dopo la sua mancata elezione a presidente nazionale del Plr, l’Udc ha deciso di appoggiarla ugualmente. Per Blocher è importante che «Zurigo parli nel Consiglio degli Stati con un’unica voce». Anche sul Nazionale è piena intesa: per la prima volta da dodici anni i due partiti borghesi presentano un’alleanza di liste per il rinnovo della Camera del popolo. Condizioni? Nessuna, secondo Blocher, per il quale sarebbe più importante «non regalare mandati alla sinistra» (un’ammissione implicita che, attaccando frontalmente il Plr, alle elezioni zurighesi aveva finito per favorire i socialisti). Da parte sua, Ruedi Noser non s’è sbilanciato con ammissioni imbarazzanti; ha invece tentato di delineare un’immagine del Plr ben distinta da quella dell’Udc: «L’Udc copre la parte conservatrice del potenziale elettorale borghese, noi del Plr quella progressista e aperta al mondo». Con in tasca questo accordo, Noser s’è presentato all’assemblea dei delegati del suo partito, dove ha dovuto mostrare tutta l’abilità di cui può disporre. La maggioranza della base del Plr zurighese ha svoltato decisamente a destra, esigendo in modo esplicito un accordo con l’Udc. Ma non sono mancate le voci critiche, che hanno richiamato valori quali la morale, la fiducia, l’indipendenza, necessari per fare una politica responsabile. Noser s’è piazzato, almeno a parole, al centro: «Ci sono molte soluzioni che non hanno a che fare né con la politica di sinistra, né con quella di destra», ha detto all’assemblea, con l’aria di sostenere una linea politica indipendente e non ideologica. Ma il gioco era troppo scoperto: la maggioranza dei delegati ha scelto la via sicura di una politica borghese insieme all’Udc. Così, tra ipocrisie e mezze ammissioni, come Faust che vendette l’anima al diavolo, il Plr zurighese ha venduto la sua politica all’Udc: per tentare di salvarsi dalla brutta sindrome di sfiducia che lo colpisce dopo le figuracce accumulate (dal caso Swissair alla Rentenanstalt) proprio nella gestione dell’economia di cui si proclama difensore. E i conti che s’è fatto Blocher tornano perfettamente: la base del Plr non vuole litigare, mentre i vertici del partito manovrano in vista delle elezioni ed accettano di farsi mettere il guinzaglio. Noser è convinto di continuare a rappresentare la parte progressista del suo elettorato; ma è un elettorato che in realtà Blocher ha ormai semplicemente marginalizzato.

Pubblicato il 

23.05.03

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato