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Berremo il tè solo dopo aver difeso il contratto
di
Andreas Rieger
In un solo giorno hanno dovuto lavorare per 18 ore gli operai sul cantiere dell'inceneritore di Giubiasco. È Unia che lo ha denunciato. Gli impresari costruttori ticinesi hanno risposto che in casi eccezionali una giornata di lavoro così è "normale". Edo Bobbià, il loro presidente, ha aggiunto che invece di protestare il sindacato avrebbe fatto meglio a portare del te caldo ai lavoratori. Agli albori del capitalismo per i padroni giornate lavorative di più di 12 ore erano "normali". Le conseguenze: famiglie lacerate, incidenti, morti precoci fra le lavoratrici e i lavoratori. Per la società questo divenne intollerabile, furono così emanate le prime norme legali a tutela dei salariati.
Ci vollero decenni di lotte finché anche i datori di lavoro riconoscessero ai loro dipendenti le tutele necessarie e fossero pronti a sottoscrivere dei Contratti collettivi di lavoro (Ccl) con i sindacati. Questi fissarono un tempo massimo di lavoro, dei minimi salariali e la garanzia dello stipendio in caso di malattia. Così la Svizzera fu chiamata il Paese del "partenariato sociale". Ciò che era ed è ancora oggi esagerato perché molti lavoratori sono rimasti senza Ccl. Ma nell'edilizia, grazie ad un sindacato forte, fu possibile elaborare un buon Ccl. E questo è oggi tanto più importante in quanto con la libera circolazione delle persone le frontiere sono aperte. Oggi il Ccl è lo strumento necessario per impedire il dumping salariale. Ma gli impresari costruttori hanno ingranato la retromarcia: «abbiamo bisogno di un Ccl che garantisca alle imprese la libertà necessaria», dice il loro presidente nazionale Werner Messmer. Più libertà – e meno Ccl: è un programma di progressivo smantellamento delle tutele garantite ai lavoratori. Che non vengono strapazzati fino allo sfinimento soltanto in Ticino: in estate giornate lavorative di 10 ore sono spesso "normali", in più non di rado ci si aggiungono ore straordinarie.
In queste condizioni Unia dovrebbe mettersi a servire il te? Dobbiamo stare a guardare come sempre più spesso attraverso il ricorso a lavoratori temporanei o distaccati si fa pressione sui salari? Noi diciamo: No! Tutti i lavoratori e le lavoratrici hanno bisogno di essere difesi da condizioni di lavoro che li rendono ammalati. E la migliore protezione la garantiscono i Ccl, come il Contratto nazionale mantello (Cnm) dell'edilizia. I lavoratori edili e Unia si oppongono allo smantellamento delle tutele sociali. Oggi la nostra lotta più importante è dunque quella a difesa del Cnm. Se esso verrà a mancare, l'esempio degli imprenditori edili farà scuola. Allora tutti i salariati e le salariate di questo Paese ne sentiranno le conseguenze. Per questo Unia lancia un appello a tutte e a tutti a partecipare alla manifestazione nazionale di Zurigo del 22 settembre. Potremo permetterci una pausa per il te soltanto quando i lavoratori dell'edilizia avranno di nuovo il loro Cnm.
* copresidente del sindacato Unia
Pubblicato il
14.09.07
Edizione cartacea
Anno X numero 37
Rubrica
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