Bellinzona, l'ora del dialogo

Se c’è una cosa che a Mauro Tettamanti, neovicesindaco Ps di Bellinzona, tutti riconoscono è la sua predisposizione al dialogo. Cinquant’anni, sposato e padre di un figlio di 10 anni, la politica, anzi il socialismo l’ha sempre respirato in casa fin da ragazzo. Laureato in storia, è docente da 25 anni e attualmente insegna italiano alla Scuola media di Cadenazzo. «Ma la mia grande passione – afferma – resta la storia politica che continuo a coltivare». Nel 1993 diventa il primo presidente della sezione del Ps unificato di Bellinzona e nel 1994 entra a far parte del Consiglio comunale, quindi viene eletto capogruppo Ps nel 2001. Un percorso politico, il suo, contrassegnato qualche anno fa dalle polemiche suscitate a sinistra e all’interno del Ps stesso dalla sua posizione favorevole alla trasformazione in Sa delle aziende municipalizzate di Bellinzona. Posizione che a tutt’oggi difende ma con «qualche dubbio in più», come spiega nell’intervista. Mauro Tettamanti, è vero che come insegnante avrebbe preferito le venisse conferito il Dicastero scuola e formazione piuttosto che i Dicasteri delle aziende municipalizzate e della polizia, ora nelle sue mani? Credo che sia stata un’interpretazione dei giornalisti che, ragionando sulla mia attività e sul fatto che prima il Dicastero era in mano ad un esponente Ps, Stefano Peduzzi, sono giunti alla conclusione che sarei stato propenso ad occuparmi della scuola. In realtà non avevo alcuna preferenza, per cui oggi mi ritengo pienamente soddisfatto dell’attuale ripartizione dei dicasteri e di dovermi occupare delle aziende municipalizzate. In passato è stato criticato a sinistra per essersi schierato a favore della trasformazione delle aziende municipalizzate in Sa. Ora la sua presenza a capodicastero del settore dovrebbe rappresentare una garanzia a che le aziende restino in mano pubblica… Sicuramente il mantenimento in mani pubbliche dell’azienda e darle un futuro sono tra i miei obiettivi primari. Anche se il come salvare l’azienda rappresenta un problema di non poco conto e non credo sia stato un caso che il Dicastero sia stato affidato ad un socialista. E ciò la preoccupa? No, è un problema che mi affascina. Per chi entra in Municipio esistono due possibilità: quella di garantirsi dicasteri che danno pochi grattacapi e che si traghettano su una scia già percorsa con la speranza di essere rieletti dopo quattro anni, oppure quella di accettare di occuparsi di problemi anche difficili da risolvere lasciando da parte i propri calcoli personali. Io ho optato per questa seconda strada. Ha dichiarato che avrebbe partecipato al ballottaggio per l’elezione del sindaco di Bellinzona ma poi non l’ha fatto. Perché questa marcia indietro? La mia decisione iniziale era scaturita sull’onda dei buoni risultati elettorali ottenuti dalla sinistra. In un primo momento ci sembrava, come socialisti, di poter competere, in seguito, facendo un esame di realtà, ci siamo resi conto che non avevamo i “numeri” per entrare in lizza. Perché allora intrometterci, senza garanzia di risultato, in una vicenda tutta interna ai liberali col rischio di uscirne con le “ossa rotte” e solo per aver sostenuto l’uno o l’altro dei loro candidati? La nostra “ritirata” è stata comunque una cartina di tornasole: la popolazione ha potuto constatare che il problema delle “fratture” non appartiene ai socialisti ma ai liberali. Prova ne sono state le gravi affermazioni del presidente di sezione (Daniele Lotti, ndr) quando ha detto che Brenno Martignoni, eletto democraticamente, non sarebbe il sindaco di tutti. Come pensa abbia votato l’elettorato socialista nella scelta del sindaco? Credo che dai ranghi socialisti la preferenza sia andata a Brenno Martignoni. Anzi, ho la netta sensazione che quei 25 voti che hanno fatto la differenza siano di matrice socialista. Ritiene che Brenno Martignoni sia davvero il sindaco di tutta la città? Ritengo di sì. Anche perché tra Martignoni e Caprara non vi erano in sostanza forti contrapposizioni. E a favore dell’attuale sindaco bisogna dire che ha già dato dei segnali di disponibilità a collaborare con tutte le parti. Che clima si respira in Municipio? Ho trovato un ambiente ottimo con persone motivate e che hanno voglia di rimboccarsi le maniche e di collaborare. Non c’è stata alcuna contrapposizione sull’assegnazione dei dicasteri. Personalmente ho molto apprezzato che la proposta di affidare a me la carica di vicesindaco sia partita da un liberare e che il collega Gianoni, pipidino, si sia fatto da parte, nonostante le sue ottime chance, riconoscendo così il ruolo dei socialisti a Bellinzona come seconda forza partitica. È un esempio che dà la dimensione del clima disteso con cui s’inizia questo nuovo quadriennio. Come vede i rapporti intercomunali con il Municipio di Giubiasco? Penso sia determinante che Bellinzona sappia fare una proposta seria e credibile. Nel caso dell’azienda elettrica è importante che la proposta non venga recepita come un tentativo della città di sopraffare gli altri comuni e credo che questo stia accadendo: attualmente sono persuaso che nei comuni interessati stia prevalendo l’idea che sia giusto salvare l’azienda elettrica e che quindi sia importante mantenere il comprensorio. È chiaro che, memori della storia passata, i comuni reclamano delle concessioni di cui bisognerà tener conto. Personalmente, mi auguro di poter portare il Municipio e i comuni interessati a stipulare un accordo entro il 2007. Maturerà secondo lei il discorso della “grande Bellinzona”? Non prima che vengano risolti due o tre grossi problemi regionali: azienda, acquedotto e trasporti pubblici. Una buona collaborazione sta alla base di una possibile e futura aggregazione. Quali sono i problemi prioritari che la nuova compagine municipale dovrà affrontare con urgenza? Sicuramente tra le priorità rientra la realizzazione della casa per anziani. Ugualmente importante è il problema dell’informazione. Dovremmo imparare a dialogare meglio con i cittadini, spiegare loro cosa stiamo facendo e i risultati che riusciamo ad ottenere. Solo così potremo eliminare quel sentimento di diffidenza che talvolta s’instaura tra autorità e popolazione quando quest’ultima è male o non informata. Una soddisfazione e una delusione degli ultimi anni della sua attività politica? Fra le soddisfazioni, la crescita continua del Ps, nonché la vittoria del referendum contro la vendita dell’azienda elettrica. Una vittoria che appartiene a tutta la sinistra compatta, dal Ps all’Mps di Pino Sergi a Bellinzona Vivibile di Luca Buzzi. Fra le delusioni, annovero gli attacchi che mi sono stati rivolti quando mi sono schierato a favore della trasformazione delle aziende municipalizzate in Sa. Temo che abbiano giocato la paura e i fantasmi ideologici in coloro che mi hanno contrastato. Anche se oggi devo ammettere che avrei qualche dubbio in più e darei ragione agli oppositori sulla questione del controllo. Osservando quanto succede a Lugano, dove le Aziende industriali Lugano (Ail) decidono autonomamente come spendere i soldi, chi sponsorizzare o meno, mi rendo conto di aver allora sottovalutato questo aspetto. Credo comunque che la votazione sulle Sa di Bellinzona abbia avuto il merito di riportare al centro dell’attenzione l’importante tema del controllo pubblico. Lei si ritiene un uomo di dialogo. S’identifica in toto nelle posizioni ufficiali del Ps a livello svizzero? In genere sì, ma non condivido il fatto che il Ps continui a partecipare alla spartizione dei posti. Sono contrario alla collocazione di una persona in un determinato posto-chiave solo perché il partito deve avere la sua fetta di rappresentanza, credo invece che le persone debbano essere scelte per la loro competenza.

Pubblicato il

14.05.2004 03:00
Maria Pirisi
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