Commentare l'altro ieri quel che può essere successo ieri così da essere ancora attuali oggi è un'impresa. Questo giornale è stato chiuso mercoledì pomeriggio, quando la democentrista Eveline Widmer-Schlumpf aveva chiesto un giorno per riflettere se accettare o meno la sua elezione al posto del collega di partito Christoph Blocher. Scrivendo queste note non sappiamo quindi cos'ha deciso Widmer-Schlumpf né, di conseguenza, chi sia stato eletto al suo posto nel caso di una sua rinuncia. Qualche considerazione su un'elezione inaspettatamente clamorosa e aperta a scenari che erano inattesi fino a mercoledì mattina è però possibile. Intanto è sorprendente il sussulto d'orgoglio democratico avuto da una maggioranza della classe politica federale. Aver osato eleggere Widmer-Schlumpf al posto di Blocher, l'incontrastato guru che ha dominato la scena negli ultimi 20 anni e che ha condotto l'Udc da un successo elettorale all'altro (l'ultimo appena un mese e mezzo fa), significa aver pensato l'impossibile, come proponeva la scorsa settimana Andreas Gross su area, ed averlo pure realizzato. È un'emancipazione degna di nota dal modo di fare intimidatorio della dirigenza Udc da parte di molti parlamentari non solo di sinistra, ma anche di centro, e fra questi anche di alcuni che nella scorsa legislatura hanno tenuto un atteggiamento di supina accettazione di tutto quanto dicesse o facesse Blocher. Questo significa che il nostro sistema istituzionale è in grado di reagire e di difendersi di fronte agli attacchi sia del più inqualificabile autoritarismo che del disprezzo delle istituzioni, del sistema giuridico internazionale e, non da ultimo, dei diritti e della dignità umani. Solo due mesi fa se ne sarebbe potuto dubitare, quanto l'Assemblea federale ha proposto mercoledì è per lo meno rassicurante. Ci si può poi interrogare sulla natura dell'alleanza di centrosinistra che ha disegnato questi inattesi scenari. Essa da un lato indica che la vittoria dell'Udc alle ultime elezioni federali non è così devastante come la sera del 21 ottobre molti commentatori ritenevano che fosse. Anzi, se si tien conto della sconfitta del Partito liberale e del ricompattamento del centro, la destra ha marciato sul posto, e ora non è più in grado di dominare i giochi a Palazzo federale come ha fatto nello scorso quadriennio. È una situazione nuova che può aprire interessanti prospettive su singoli oggetti puntuali, in particolare attinenti alla politica sociale e a quella ambientale. Siamo però ben lontani dalla costituzione di una maggioranza organica di centrosinistra. Tanto più che il governo federale sembra destinato a rimanere ancora chiaramente orientato a destra, per quanto forse non più su posizioni così rigidamente ideologiche: è significativo che per cercare di scalzare Blocher si sia dovuto cercare una personalità che la sinistra la vede da lontano quasi quanto lui. Resta il fatto che quella del 12 dicembre per la nostra democrazia è stata una bella boccata d'ossigeno. |