Belgio, sciopero generale contro il carovita

Il 9 novembre scorso il Belgio si è fermato. Uno sciopero generale ha bloccato gran parte dell’economia: i trasporti pubblici erano fermi, così come i porti; nei centri commerciali, con i picchetti sindacali agli ingressi, lavoravano solo i capi; industrie come ArcelorMittal si sono arrestate; e negli ospedali era garantita solo l’assistenza minima indispensabile.
I sindacati hanno usato l’arma più potente a loro disposizione in risposta alla galoppante perdita di potere d’acquisto di fronte a un rincaro dei prezzi pari al 12%. Un rincaro che peraltro riflette solo in parte l’esplosione dei prezzi dell’energia. Per i redditi bassi l’impatto dei costi del gas, dell’elettricità e del riscaldamento è infatti proporzionalmente maggiore. Di qui le richieste sindacali di un tetto ai prezzi dell’energia e di una tassa straordinaria per chi dalla crisi energetica trae profitto.


È già da molto tempo che in Belgio i salari perdono valore: una compensazione generale del rincaro è prevista, ma con ritardo, anche di sei mesi o di un anno, rispetto all’evoluzione del fenomeno inflazionistico. Una compensazione che ora il governo di Bruxelles vorrebbe addirittura sospendere in virtù della «straordinarietà» della situazione. A peggiorare il tutto si somma poi una legge bavaglio che dalla crisi finanziaria del 2008 in poi ha prodotto una diminuzione dei salari reali, che nei Paesi vicini sono invece leggermente aumentati. È contro questa situazione che i sindacati hanno indetto lo sciopero generale.


È un evento raro in Europa. Solo in pochi Paesi i sindacati sono in grado non solo di indire uno sciopero interprofessionale, ma anche di metterlo in atto sul campo. Per realizzarlo sono infatti necessari non tanto i generali, ma migliaia e migliaia di militanti sindacali che preparano l’azione nelle fabbriche e che il giorno dello sciopero organizzano i picchetti ai cancelli delle aziende. Accanto ad alcuni Paesi del Sud Europa come per esempio l’Italia, i belgi sono quasi gli unici in grado di farlo.


I sindacati belgi sono del resto tra i meglio organizzati: un salariato su due è sindacalizzato (da noi solo uno su sei). Due grandi confederazioni sindacali, la socialista Fédération Générale du Travail de Belgique (FGTB) e la Confédération des Syndicats Chrétiens (CSC), sono in competizione tra loro nell’acquisizione dei membri. Entrambe sono guidate da donne, le Segretarie generali Miranda Ulens e Marie-Hélène Ska. Non si lasciano prendere in giro dai datori di lavoro e di solito lottano insieme. Come il 9 novembre.

Pubblicato il

17.11.2022 09:10
Roland Erne
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