Barriere contro gli stranieri

I cittadini stranieri provenienti da paesi terzi (al di fuori dell’Unione europea e dell’Associazione europea di libero scambio) non avranno più diritto alla concessione automatica di un permesso di residenza (permesso C) dopo 10 anni di soggiorno in Svizzera. Le domande di regolarizzazione inoltrate da sans-papiers che si trovano in Svizzera da oltre quattro anni non saranno oggetto di un esame approfondito. L’ammissione di cittadini di paesi terzi sarà riservata agli specialisti e alla manodopera altamente qualificata. Il ricongiungimento familiare verrà reso ancor più restrittivo. Ad esempio, il limite d’età che dà diritto a un permesso di soggiorno nell’ambito del ricongiungimento familiare è stato abbassato da 14 a 12 anni. E poi ancora: il coniuge straniero di un cittadino svizzero e i suoi figli minorenni dovranno abitare sotto lo stesso tetto se vorranno beneficiare di un permesso di soggiorno. Infine, gli imprenditori che sollecitano autorizzazioni per assumere stranieri non saranno chiamati a creare posti di tirocinio. La lista è lunga, ma si potrebbe continuare. Questi infatti sono solo alcuni degli inasprimenti che fanno della nuova Legge federale sulla dimora e il domicilio degli stranieri (Lstr) una normativa di «carattere opportunista, che ubbidisce solo a interessi immediati e che non sa mostrare rispetto e considerazione per le migranti e i migranti». Così Vania Alleva, responsabile del dossier migrazione in seno al sindacato Unia e presidente della commissione migrazioni dell’Unione sindacale svizzera (Uss), commenta il testo di legge che dopo l’eliminazione delle ultime divergenze da parte del Consiglio degli Stati è ormai pronto per la votazione finale prevista per il 16 dicembre. Si tratta di una legge che tocca il 40 per cento della popolazione straniera residente oggi in Svizzera e nella quale il Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti (Fimm, che si è già detto pronto a promuovere il referendum) intravede due pericoli principali: l’emergenza di nuove disuguaglianze e un’amplificazione dei processi di “illegalizzazione” attraverso delle disposizioni che non faranno altro che produrre nuovi sans-papiers. Con Vania Alleva abbiamo parlato sia delle prospettive di una campagna referendaria contro una Lstr che la maggioranza borghese del parlamento – capeggiata dall’Udc – ha voluto rendere ancor più dura del progetto iniziale del Consiglio federale, sia del ruolo che giocherà il sindacato Unia anche a difesa di una proporzione significativa dei suoi affiliati (31 mila iscritti provenienti da paesi terzi su un totale di 195 mila). Vania Alleva, cosa farà Unia per combattere la Legge stranieri (Lstr)? Unia sosterrà attivamente il referendum [che verrà lanciato con una conferenza stampa nei prossimi giorni, al pari di quello contro la Legge sull’asilo, ndr]: con una giornata d’azione per la raccolta delle firme (verosimilmente nella seconda metà di gennaio), con un contributo finanziario e partecipando alle attività del comitato referendario. Un comitato che sarà composto da alcune organizzazioni intenzionate a farsi promotrici del referendum: ad esempio i Verdi, il Comité contre la Lstr nella Svizzera francese, il Forum per l’integrazione delle migranti e dei migranti (Fimm) e Solidarité sans frontières. Questo comitato sarà appoggiato da una larga coalizione a sostegno del referendum. Molti danno già per scontata una sconfitta in votazione popolare. Sarà una campagna difficile, come del resto tutte quelle riguardanti temi di politica migratoria. Da un lato, se si perde nettamente in votazione popolare verrebbe legittimata la politica restrittiva in atto. D’altro canto, non possiamo starcene con le mani in mano di fronte a una legge inaccettabile, una legge che a parte qualche articolo sull’integrazione non ha nulla di positivo. Non lanciare il referendum significherebbe avallare questa legge così com’è, e inoltre – visto che contro la legge sull’asilo il referendum ci sarà – non facendo nulla daremmo l’impressione che in fondo la Lstr tanto grave non è: invece gli inasprimenti sono gravi eccome. E poi un doppio referendum, una campagna unitaria, si giustifica: perché la stessa logica restrittiva, di chiusura, la troviamo sia nella Lstr che nella Legge sull’asilo; e poi perché pensiamo che chi firma un referendum facilmente firmerà anche l’altro. Il Pss ha deciso di lanciare il referendum contro Legge sull’asilo e di limitarsi a sostenere quello contro la Lstr. Stiamo cercando di valutare quali sinergie possiamo mettere in atto. Fra i vari inasprimenti della legge, su quali punterete nella campagna referendaria? Dobbiamo ancora deciderlo. Lo definiremo nelle prossime due settimane. Uno degli aspetti meglio comprensibili dall’elettorato è sicuramente la discriminazione delle coppie miste svizzero(a)/straniero(a) non europeo(a). Ad esempio, in base alla nuova Lstr, un(a) cittadino(a) svizzero(a) e il coniuge straniero(a) di un paese terzo devono abitare sotto lo stesso tetto. Gli svizzeri e le svizzere in queste condizioni vengono discriminati. Infatti a tale obbligo – che valeva finora solo per le coppie sposate di immigrati – non sottostanno i cittadini e le cittadine dell’Ue e i loro coniugi. Anche i peggioramenti in materia di ricongiungimento familiare, che toccano anche i cittadini svizzeri, potrebbero essere un tema centrale della campagna. In quale misura questa legge penalizza le donne? Sono diverse le misure penalizzanti per le donne. L’obbligo di convivenza cui ho accennato prima è grave: le donne che subiscono maltrattamenti tra le mura di casa non possono lasciare il focolare. Ma è chiaro che tutta la legge è negativa, particolarmente penalizzante per le donne. A discriminarle è anche la soppressione dei permessi di breve durata o di soggiorno alla manodopera non qualificata provenienti da paesi al di fuori dell’Unione europea. Le donne di questi paesi, che hanno in genere minori qualifiche rispetto agli uomini, saranno in buona misura tagliate fuori dalle possibilità di accesso riservate agli specialisti, ai quadri e ad altri lavoratori qualificati che sono in prevalenza di sesso maschile. Infine, anche nel ricongiungimento familiare è soprattutto la donna a pagare, come coniuge o come madre. Asilo, una legge “disumana” «Le leggi esistono per proteggere gli esseri umani dall’ingiustizia». È con questa premessa che Soccorso operaio svizzero (Sos) denuncia la volontà di una maggioranza del parlamento di far passare una legge sull’asilo che «pregiudica la dignità degli esseri umani» e che «non permette loro di far valere i propri diritti». Sos ha assicurato la scorsa settimana il suo sostegno al referendum contro una nuova Legge federale sull’asilo «disumana» che a giorni, unitamente alla nuova normativa sugli stranieri (vedi articolo principale), con ogni probabilità verrà definitivamente approvata dal parlamento. In una nota l’organizzazione sottolinea che «il diritto d’asilo è in vigore per proteggere delle persone perseguitate, e non per tenerle lontane dalla Svizzera». Se la legge verrà approvata così com’è uscita dal Consiglio degli Stati «certi veri rifugiati saranno esclusi dalla procedura (...), poiché chi non può presentare i documenti di viaggio necessari non sarà ormai più autorizzato a inoltrare una domanda d’asilo». Eppure chi è perseguitato nel suo paese d’origine «è spesso senza documenti proprio a causa di questa persecuzione», si legge nella nota di Sos. Tra i punti più controversi della nuova legge Soccorso operaio svizzero cita l’esclusione di tutti i richiedenti respinti dalle prestazioni assistenziali, «senza eccezione per le donne incinte, le persone malate o le famiglie con bambini in tenera età». Altra misura «cinica e indegna della tradizione umanitaria della Svizzera» è l’esclusione dai motivi di asilo della prostituzione forzata e delle mutilazioni sessuali. Sos denuncia pure il fatto che i richiedenti l’asilo hanno soli cinque giorni per ricorrere contro una decisione di non entrata in materia, periodo durante il quale «possono essere incarcerati» e quindi impossibilitati a far valere i propri diritti. La volontà di lanciare o sostenere un referendum contro la revisione della Legge sull’asilo è già stata espressa dal Partito socialista svizzero, dalle chiese e da diverse organizzazioni assistenziali.

Pubblicato il

09.12.2005 01:30
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