Ognuno di noi − almeno c’è da sperare, per male che vada − qualche piccolo o medio risparmio ce l’ha e forse depositato in banca. Non fosse che per farlo poi girare a copertura degli oneri dovuti per l’ipoteca sulla casa, se è riuscito a costruirsela nel vecchio podere del nonno o del padre. Situazione abbastanza comune nel Ticino (che ha uno degli indebitamenti ipotecari più elevati della Svizzera e dove, tra l’altro, si è coniata significativamente e “architettonicamente” l’espressione: casa da ferrovieri; in quanto, della classe operaia, erano soprattutto i ferrovieri che riuscivano a costruirsi la casa). Chi non si è accorto, negli ultimi anni, che quel risparmio depositato in banca non cresceva, ma piuttosto diminuiva a causa degli interessi insignificanti o nulli e delle commissioni di banca che invece erano maggiori? È vero, bisogna essere onesti, calavano anche i tassi ipotecari per l’abbondanza di denaro che circolava. Si è data notizia, nelle scorse settimane, che BancaStato, che amministra patrimoni per 22,3 miliardi di franchi (un aumento di oltre 900 milioni rispetto al semestre precedente), nei primi sei mesi di quest’anno ha aumentato il risultato operativo del 137,2 per cento, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno: utile netto 88,8 milioni di franchi (+159,7 per cento), senza contare gli 8 milioni accantonati per le riserve contro i rischi generali. Risultati straordinari e non possiamo che esserne contenti; abbiamo sempre difeso il carattere di “servizio pubblico” o anche di “sicurezza pubblica” di questa banca contro chi, pochi anni fa, a partire dai liberisti in Consiglio di Stato, voleva semplicemente privatizzarla (e grande merito bisogna riconoscere alla battaglia dell’Associazione per la difesa del servizio pubblico e al suo presidente di allora, l’ex consigliere di Stato Argante Righetti). La fioritura di BancaStato nel primo semestre non è però un fatto singolare ed eccezionale. Pressoché tutte le banche, in particolare cantonali, hanno avuto questa fioritura. E con tassi di utili elevati. Per semplificare: le maggiori entrate provengono in buona parte dalla differenza tra i tassi di interesse percepiti dalla banca e quelli retribuiti invece ai risparmiatori, ai depositanti. Una cosa risulta comunque certa: gli istituti finanziari hanno approfittato della rapidità con cui la Banca Nazionale ha proceduto a nuovi aumenti dei tassi di interesse. Di fronte alla complessità del mondo finanziario, rari sono coloro che hanno fatto presente che banche e mediatori hanno scelto di conservare gli utili generati dall’aumento dei tassi di interesse invece di distribuirne, perlomeno in una certa equa misura, ai propri clienti-risparmiatori. In Svizzera si continua a navigare con i tassi offerti ai clienti attorno a una media dello 0,5 per cento su base annua, mentre il tasso direttore ufficiale della Banca Nazionale è sull’1,75 per cento. È interessante rilevare che in Inghilterra, una situazione più o meno analoga, anche se con altri gravi problemi economici, ha costretto la Financial Conduct Authority (il “regolatore finanziario”, equivalente alla nostra Finma) a chiedere agli istituti finanziari di migliorare i tassi di deposito offerti ai clienti. Cosa buona e giusta, purché, conoscendo le banche dalle nostre parti, non si risolva poi... in un ulteriore pretesto per rinfocolare i tassi ipotecari o le commissioni bancarie. |