Come una calza bucata. Tiri un filo ed ecco che tutto il tessuto si sfalda perdendo ad un colpo la compattezza mantenuta fino ad un momento prima. La calza è la Banca dello Stato del Canton Ticino e il buco che sta contribuendo a sfaldarla è partito dalla succursale di Locarno. Dopo il colpo inferto alla sua credibilità dalla vicenda che ha visto coinvolti Tuto Rossi (ex vicepresidente del Cda) e l’ex vicedirettore della succursale locarnese Urs Betschart, nuovi sconcertanti fatti sono venuti alla luce. Si tratta dell’arresto, avvenuto martedì 30 ottobre, «di un alto funzionario – così nel comunicato del Ministero pubblico – della Banca dello Stato di Locarno unitamente ad un ticinese domiciliato nella regione». L’accusa: truffa, appropriazione indebita aggravata, estorsione, amministrazione infedele aggravata, falsità in documenti, conseguimento fraudolento di una falsa attestazione e violazione del dovere di assistenza e educazione. Insomma, una lista coi fiocchi cui si aggiunge la «ciliegina finale». I due compari, infatti, avrebbero truffato non un adulto ma un minorenne alleggerendolo di una buona parte della sua eredità. Se il precedente procedimento penale aveva portato alla luce delle pericolose falle in una Banca che più di altre dovrebbe essere al riparo da episodi quali quelli emersi finora, ebbene la vicenda della truffa al minorenne diventa emblema di indecenza allo stato puro. La Banca non riesce a ricucire uno strappo che subito, da un’altra parte, altre maglie si rompono. Si tratta solo di singole trame consunte o di un tessuto che necessita di un ricambio completo |