Azione

Nella nuova impostazione della mia rubrica mensile, vorrei soffermarmi di volta in volta sui concetti chiave della cosiddetta etica sociale, cioè di quella parte della riflessione filosofica e teologica sul comportamento umano personale che più direttamente riguarda la collettività nel suo insieme. Sulla base del principio dei vasi comunicanti, per cui il volere e l'agire individuale hanno inevitabilmente ripercussioni sulla realtà sociale, si tratta di approfondire le nozioni essenziali che dovrebbero ispirare le nostre scelte personali, come pure guidare la nostra comune ricerca del bene di tutti. Non a caso, quest'ultima dovrebbe essere l'obiettivo primo di ogni intervento umano, cioè della politica in senso proprio, al di là degli interessi delle parti rappresentate.
Il mio Vocabolario sociale inizia pertanto con l'idea di azione, il punto di partenza e la meta di qualsiasi pensiero umano. Senza l'azione, vale a dire la messa in opera, delle convinzioni di fondo e dei valori portanti di qualunque società umana, l'introspezione rischia di essere fine a se stessa, senza nessun effetto né ideale, né pratico. L'azione è quindi concretezza, ma necessita di uno scopo per acquisire un peso morale e per poter essere sottoposta ad un giudizio etico. Sia sul piano umano e materiale, sia su quello divino e spirituale, l'agire umano dovrebbe essere orientato verso la felicità individuale e il benessere condiviso.
Come scrisse nel luglio del 1944, dopo il fallito attentato contro Hitler nella famigerata "Tana del Lupo", il grande pensatore contemporaneo e oppositore del nazismo, Dietrich Bonhoeffer, bisogna «non [compiere] una cosa qualsiasi, bensì fare e osare il giusto, / non ondeggiare nelle possibilità, ma afferrare coraggiosamente il reale, / non nella fuga dei pensieri, solo nell'azione è la libertà». È indispensabile, costi quel che costi ed in barba a qualsiasi tentazione opportunistica, agire nel concreto, qui e ora, senza rimandare a domani quel che si può e deve compiere oggi.
Per Bonhoeffer, ciò ha significato sporcarsi le mani e la coscienza nel turbinio di una storia diventata insopportabile a motivo delle barbarie nazional-socialiste. Sorretto dalla convinzione che la libertà si conquista (e ottiene in dono) attraversando le tappe della disciplina, dell'azione, della sofferenza e della morte, Bonhoeffer raccomandò ancora al suo immaginario lettore, ma anzitutto a sé medesimo: «esci dal pavido esitare nella tempesta degli eventi, / sostenuto solamente dal comandamento di Dio e dalla tua fede, / e la libertà abbraccerà giubilando il tuo spirito». In altre parole, il nostro impegno sociale, oltre che familiare o professionale, è il luogo privilegiato per andare incontro senza timori alle esigenze talvolta contraddittorie del nostro vivere umano, poiché solo chi osa fare ha il diritto di sbagliare!

Pubblicato il

27.02.2009 12:30
Martino Dotta