Socialità

Stavolta «hanno esagerato». A dirlo – all’indirizzo dei partiti Udc e Plr, a proposito del progetto di riforma “Previdenza 2020” – è addirittura il presidente dell’Unione svizzera degli imprenditori (Usi), Valentin Vogt. L’Usi è la voce dei datori di lavoro svizzeri nell’economia, nella politica e nella società. E quello di Valentin Vogt non è l’unico intervento critico levatosi dagli ambienti borghesi sulla riforma previdenziale. All’assemblea dei delegati del Ppd è stata la stessa consigliera federale Doris Leuthard a definire «una provocazione» quanto proposto dalla maggioranza di destra in seno alla Commissione della sicurezza sociale e della sanità del Consiglio nazionale.

 

Nella riunione del 18 e 19 agosto, la Commissione ha in effetti voluto prendere le distanze, in senso peggiorativo, da quanto deciso nel settembre 2015 dal Consiglio degli Stati. I “senatori” avevano approvato l’innalzamento dell’età di pensionamento delle donne dagli attuali 64 a 65 anni, equiparandola così a quella degli uomini; l’abbassamento dal 6,8% al 6% del cosiddetto “tasso di conversione”, ossia la percentuale applicata agli averi del 2° pilastro che permette di calcolare la pensione annua; e, per compensare il conseguente calo delle pensioni, un incremento del capitale di vecchiaia al momento del pensionamento, un aumento di 70 franchi delle pensioni Avs, l’innalzamento al 155% (oggi 150%) del tetto massimo della rendita Avs per coniugi.


La Commissione sicurezza sociale del Nazionale ha invece inasprito il progetto di riforma uscito dagli Stati. La maggioranza borghese ha infatti deciso di bocciare l’aumento delle pensioni Avs di 70 franchi, e di non escludere un incremento a 67 anni dell’età di pensionamento dopo il 2030 se la copertura del Fondo Avs dovesse scendere sotto l’80%, mantenendo tuttavia la riduzione del tasso di conversione del 2° pilastro dal 6,8% al 6%, l’aumento dell’età di pensionamento delle donne e la soppressione di qualsiasi compensazione sulle pensioni Avs.


Inoltre, contrariamente a quanto proposto dal Consiglio federale e dal Consiglio degli Stati, la Commissione del Nazionale vuole un aumento dell’Iva solo di 0,6 punti percentuali. Il ricavato di tale maggiorazione andrebbe destinato a garantire l’Avs, quindi sarebbe interamente accreditato al Fondo Avs. Ma gli Stati volevano un aumento più importante, anche se comunque inferiore all’1,5% previsto nel progetto proposto dal Consiglio federale. Unico punto d’intesa tra maggioranza e minoranza, la flessibilizzazione dell’età della pensione: uomini e donne potranno riscuotere anticipatamente a partire dai 62 anni tutta o parte della loro pensione, oppure posticiparne la riscossione fino all’età di 70 anni.


Troppo poco per costituire la base di un compromesso. Lo dimostra la decisa reazione dell’Unione sindacale svizzera e del Partito socialista svizzero. Sia l’Uss che il Pss hanno parlato di «massacro delle pensioni». I socialisti riconoscono che la riforma della previdenza di vecchiaia è necessaria, ma la maggioranza di destra «ha fatto di tale riforma il più grande smantellamento sociale della storia dello stato federale. Un tale massacro non troverà mai la maggioranza davanti al popolo». Perciò, aggiunge l’Unione sindacale, «dobbiamo dire sì all’iniziativa popolare Avs-plus», che è «il modo migliore e meno costoso per stoppare il massacro delle pensioni, poiché Avs-plus presenta il miglior rapporto prezzo/prestazioni».


Che da parte dei partiti borghesi si sia trattato di una mossa maldestra lo dimostra anche la posizione del Ppd, che sostiene la versione della riforma varata dal Consiglio degli Stati («equilibrata ed in grado di essere accolta dal popolo») ed ha definito «smantellamento sociale inaccettabile» le proposte della Commissione sicurezza sociale del Nazionale. Lo stesso consigliere nazionale Ignazio Cassis (Plr) in conferenza stampa ha affermato che le proposte della Commissione sono «un risultato intermedio», non definitivo, poiché «la riforma non è ancora matura». Un modo un po’ contorto di riconoscere che si vogliono mettere le mani avanti per condizionare pesantemente il dibattito che si terrà a settembre al Consiglio nazionale, dopo il voto popolare del 25 settembre sull’iniziativa Avs-plus, che chiede di aumentare del 10% le pensioni del primo pilastro.

 

«La risposta a un bisogno»

 

Nei giorni scorsi, due sondaggi sulla prossima votazione popolare del 25 settembre, uno della Ssr, l’altro di Tamedia, hanno mostrato dati contraddittori rispetto all’iniziativa Avs-plus. Il primo indica come favorevoli solo il 49% degli intervistati; per il secondo, invece, voterebbe sì all’iniziativa dei sindacati il 60%. Ma il dato più significativo, che ha fatto parlare il “Tages-Anzeiger” di «grande sorpresa», è che voterebbero sì il 62% dei simpatizzanti dell’Udc e il 59% di quelli del Ppd.
«Per chi non segue con attenzione la realtà sociale, è chiaro che è una sorpresa», ha commentato il consigliere nazionale socialista Carlo Sommaruga, da noi intervistato. «Per chi, invece, è a contatto con le persone, lavoratori o pensionati che vivono modestamente, penso che non sia una sorpresa. Oggi nel nostro paese ci sono molti anziani che risponderanno in modo positivo, e molte  persone vicine alla pensione che sono preoccupate per il loro avvenire, visto che il 2° pilastro mette sempre più in dubbio la propria capacità di mantenere le prestazioni preannunciate».

I dati del sondaggio di Tamedia significano che starebbe cambiando qualcosa nell’elettorato dei partiti borghesi?
Significano che l’elettorato dell’Udc è composto da gente anziana, pensionata o prossima alla pensione e di profilo economico modesto, che si ritrova nella domanda di maggiore protezione sociale formulata dai sindacati. Gente che a volte pensa, a torto, che una politica severa contro gli stranieri li protegga per l’avvenire. Però capisce anche, quando si discute di assicurazioni sociali, che queste in fondo garantiscono la loro protezione economica per gli anni a venire. E ci sono le condizioni in cui le persone anziane vivono in famiglia: qui nasce il bisogno di più aiuto dello Stato e di una maggiore prestazione dell’Avs, affinché queste persone non debbano pesare troppo sul budget del resto della famiglia.


Si può quindi dire che la campagna è partita bene per l'iniziativa?
Diciamo che è una buona notizia. Ma questo ci deve spingere a fare campagna con molta dinamica e molta convinzione anche presso il nostro elettorato, dove c’è ancora parecchia gente da convincere con l’argomento molto semplice della garanzia della protezione di ognuno quando arriva l’età del pensionamento. Si tratta inoltre di ricordare che tutti i pronostici catastrofici fatti sull’Avs dal Consiglio federale in questi ultimi trent’anni – secondo cui l’Avs sarebbe in una situazione finanziaria delicata – sono stati smentiti dalla realtà. E ricordare ancora una volta che la proposta moderata fatta dai sindacati si potrà realizzare senza rischi per l’Avs e per le generazioni future.
  

Pubblicato il 

30.08.16
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