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Atene, cantiere aperto per le Olimpiadi
di
Enrico Ärmlein
Atene, 4 ottobre 2003 Fra meno di un anno Atene sarà di nuovo la regina dei giochi olimpici: giochi che sono partiti proprio in questa città nel 1896. Molti sono i lavori in corso e molte le strade transitabili a fatica, in una città dove da sempre gli imbottigliamenti la fanno da padrone. Come sempre i promotori della manifestazione affermano che tutto andrà nel migliore dei modi, mentre gli scettici prevedono un caos di dimensioni storiche. In estate Atene, normalmente abitata da 4 milioni di abitanti, si svuota ed è disertata dai turisti e dalla stessa popolazione che si rifugia sulle isole o sulla costa lontana dal centro per godersi il fresco. La città, già rumorosa, caotica e inquinata, ha sofferto quest’anno, come tutta l’Europa, del gran caldo. Ma forse qualche cosa sta cambiando proprio ai piedi dell’icona immortale degli antichi greci che domina la capitale greca. Da alcuni mesi, nel quartiere vecchio di Plaka sotto l’Acropoli, si possono godere le tante taverne: le automobili sono finalmente bandite da queste meravigliose stradine appena ripavimentate con i ciottoli tradizionali. La gente passeggia, entra ed esce dai negozietti, i musicisti passano di taverna in taverna e i bambini fanno la coda per farsi tatuare con l’hennè – moda che sta imperversando ovunque. Tutto insomma in ordine e pagato in gran parte dall’Unione europea: l’anno scorso infatti la Grecia è stata presidente di turno del semestre europeo. Si inciampa in continuazione nella cultura e nella storia di duemila cinquecento anni fa ma allo stesso tempo si può apprezzare la vita quotidiana dei greci. «Le Olimpiadi? Devono funzionare per forza!», dice Dimitris, proprietario di un locale in centro. La maggior parte dei greci sono entusiasti delle Olimpiadi anche se alcuni criticano l’utilizzo della manodopera straniera, soprattutto di quella musulmana. Anche i Greci nel nuovo millennio non vogliono svolgere i lavori più umili. Quando si è stanchi si può prendere il metrò per lasciarsi portare a Kifissia, alla periferia della città. Uno spettacolo in quanto il metrò circola all’aperto attraversando diversi quartieri e diversi contesti sociali. Uno spettacolo anche di lavori in corso: molte fermate sono chiuse a causa dei lavori. «Le Olimpiadi porteranno finalmente a termine in poco tempo quello che è stato iniziato alcuni anni fa», affermano in coro alcuni passeggeri del metrò. Atene rimane comunque Atene: un cantiere rumoroso a cielo aperto dove si (ri)costruisce ovunque e sempre. Solo nel già ricordato quartiere Plaka sono state sistemate in anticipo le strade pedonali. Inoltre l’aeroporto che era praticamente in mezzo alla città da due anni a questa parte è stato sostituito dal nuovo aeroporto che si trova fuori città, un ulteriore miglioramento per i cittadini e per i turisti.
Pubblicato il
10.10.03
Edizione cartacea
Anno VI numero 41
Rubrica
Lettere dai Balcani
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