• Si è conclusa qualche settimana fa, a Verona, «Vinitaly», la manifestazione enologica più importante della Penisola. Grande affluenza di pubblico e produttori soddisfatti delle vendite. Una breve visita ci ha permesso di constatare, una volta di più, la netta differenza fra i vini eleganti e i vini potenti e concentrati. E in Piemonte, da qualche anno, si è scelto la seconda via, con Dolcetti e Barbera di un colore viola impenetrabile da fare invidia ai vini del Sud. Sembrano resistere a questa «nouvelle vague» Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia. La prima regione (specie la parte di lingua tedesca) propone dei rossi e dei bianchi fini, eleganti, persistenti; la seconda regione una miriade di bianchi molto profumati, da bere «sul frutto». I prezzi sono abbastanza stabili, in generale mai superiori ai 20 franchi svizzeri. • Bruno Vespa ha dedicato, il mese scorso, una trasmissione di «Porta a porta» al vino. Ha provato ad ironizzare sulla troppa serietà del mondo enogastronomico italiano, senza accorgersi che la serata gli stava sfuggendo di mano. Fra gli ospiti invitati a designare il migliore vino bianco e il miglior vino rosso italiano, vi erano giornalisti, soubrettes, grandi chefs. Alla fine l’hanno spuntata lo chardonnay-grechetto «Cervaro della Sala», prodotto in Umbria dal fiorentino Antinori, e il teroldego «Granato» della trentina Elisabetta Foradori, bottiglie che oggi valgono 40-50 franchi. Mattatore della trasmissione...Gianfranco Vissani, il più presenzialista dei grandi cuochi italiani, che ha espresso giudizi molto negativi sui vini in concorso, dimostrandosi (a meno che non fosse tutta una recita) molto a digiuno in materia. • «Les journées de Bourgogne». Si tratta di una manifestazione durante la quale si possono degustare gratuitamente, se invitati da un produttore indigeno, decine e decine di bourgognes. Lo scorso 22 marzo siamo quindi andati ad Aloxe-Corton, dove in tre abbiamo provato diversi Corton, vini rossi di 50-70 franchi, e Corton Charlemagne, vini bianchi 70-100 franchi. Lo spietato confronto diretto ha, una volta di più, messo a nudo pregi e pecche dei vini, soprattutto quelli più conosciuti. Fra sette o otto anni, il verdetto potrebbe cambiare. Ma, a parere di enologo (due i ticinesi presenti), un vino già buono all’imbottigliamento continuerà ad essere buono, mentre un vino con difetti enologici iniziali difficilmente diventerà migliore.

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17.05.02

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