Ci sono notizie che sembrano possibili strumenti per forzare, con logica o memoria, opinioni date per acquisite e inamovibili. Che c’è ormai di più granitico delle opinioni secondo le quali l’immigrato è una rovina, che la legge è uguale per tutti ma forse qualcuno è più eguale, che la Borsa dà ragione a Trump? • In Germania, nel Nord-Reno Westfalia, ci sono emigranti italiani che rischiano di essere espatriati perché non riescono più a mantenersi. A molti di loro sono stati tolti i sussidi sociali come conseguenza di una legge che ha elevato da tre mesi a cinque anni il periodo di permanenza nel paese per potervi accedere. Alla base del provvedimento c’è il convincimento – assai diffuso anche in Svizzera – che lo Stato sociale è troppo generoso e gli immigrati, in particolare quelli europei favoriti dagli accordi di libera circolazione, sfruttano il sistema. Due considerazioni. L’Italia, quella anti-immigrati, ritrova la memoria di paese d’emigrazione in ogni dove possibile. La storia riserva sempre sorprese. Il governo italiano del cambiamento ha reagito alla notizia dicendo: “Se fosse vero sarebbe grave, andrebbe a colpire l’essenza stessa dell’Unione europea”. Si riscoprono i buoni principi della detestata Europa (che valgono quando ti sono utili). • Tra le cose più assurde per una normale logica etica-politica c’è quella approdata al Parlamento svizzero: le multe che le banche hanno dovuto pagare per comportamenti ritenuti in altri paesi, ma non in Svizzera, scorretti o delittuosi, possono essere detratte fiscalmente. Saremo quindi tutti noi a compensare il sottratto. Negli scorsi giorni è apparsa una ricerca di un finanziere britannico, Robert Jenkins (già nella commissione finanziaria della Banca d’Inghilterra, professore alla London School of Economics, esponente dell’organizzazione Finance Watch, che osserva la finanza internazionale). Jenkins ha repertoriato i 140 comportamenti illeciti e delittuosi (per esempio: manipolazione tassi di interesse, tassi di cambio, informazioni, riciclaggio denaro sporco, aiuto alla frode o all’evasione fiscali ecc.) per cui sono state condannate negli ultimi dieci anni le grandi banche internazionali. Per giungere a chiedersi: quanti amministratori delegati, direttori generali, Ceo sono stati condannati? Risposta: nessuno. Tutt’al più subalterni. La legge è più uguale per alcuni. • “Congratulations USA”, è il complimento che si fa quotidianamente Trump. Come a dire: se mi destituite crollerà tutto. È una questione di bestie. Esulta per il toro (bull market) simbolo rialzista del mercato di Wall Street, e per la sconfitta dell’orso (bear market), simbolo ribassista. Io sono il toro, Obama era l’orso. Nel tempio della finanza mondiale si inanella un primato dopo l’altro, come il periodo più lungo per il toro. C’è chi vede però emergere un cigno nero (black swan), indicatore, elaborato con gli immancabili algoritmi, di possibile catastrofe. Se ne cercano le possibili ragioni: estrema volatilità dei mercati finanziari, fine della politica accomodante delle banche centrali e quindi rialzo dei tassi di interesse negli Usa e in un mondo sovraindebitato e quindi fine del “rischio zero”, guerra commerciale a spirale, cedimento della crescita cinese, l’instabilità geopolitica, dall’Europa, al vicino Oriente, all’America del Sud, all’Africa. Il “cigno nero” è l’indice della paura. Di solito la paura fa vendere e si generalizza più velocemente nella finanza che non nella società dei comuni mortali, dove altra paura è comunque già diffusa. Si sa chi saranno le vittime. Ce l’ha dimostrato l’ultima crisi.
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