Continua l’assalto ai principi fondamentali del diritto nel campo dell’asilo. Il castello di diritti materiali e formali ha cominciato a perdere pezzi una decina d’anni fa sotto i colpi dell’Udc e oggi la Legge sull’asilo è ormai ridotta ad un cumulo di macerie sotto il tiro incrociato non solo del consigliere federale democentrista Christoph Blocher e del suo partito, ma anche di tutto il resto dello schieramento borghese, radicali in testa. Sintomatica la revisione in corso della Legge sull’asilo. La Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati propone infatti al plenum tutta una serie di restrizioni (cfr. riquadrato sotto) la cui costituzionalità è messa seriamente in dubbio da delle perizie giuridiche commissionate dall’Organizzazione svizzera di aiuto ai rifugiati (Osar). Il Consiglio degli Stati ne discuterà giovedì prossimo. In questa intervista approfondiamo gli aspetti giuridici e politici di questa ennesima revisione della Legge sull’asilo con Jürg Schertenleib, capo del Servizio giuridico dell’Osar. Jürg Schertenleib, come spiega questo tentativo di ulteriore restrizione della Legge sull’asilo da parte di una Commissione del consiglio degli Stati, che è il ramo del parlamento normalmente più attento al rispetto del diritto? Anche noi siamo rimasti molto meravigliati delle proposte avanzate da questa commissione. Sembra che all’origine di queste proposte ci sia un gruppo di personalità del Plr attorno ai capi dei dipartimenti di polizia dei cantoni orientali. L’abolizione dell’aiuto d’urgenza è stata proposta dalla consigliera agli Stati radicale Trix Heberlein, mentre l’introduzione della detenzione in caso d’insubordinazione è stata suggerita dalla sua collega di partito e consigliera di Stato di San Gallo Karin Keller-Sutter. Sembra che in materia d’asilo i radicali vogliano dimostrarsi più severi della stessa Udc. In questo contesto che influsso ha Christoph Blocher come capo del Dipartimento competente in materia d’asilo? Le faccio un solo esempio. La scorsa estate, dopo il dibattito in Consiglio nazionale sulla revisione della Legge sull’asilo, Blocher ha fatto undici proposte di ulteriore restrizione della Legge stessa. Nove sono state accettate dal governo, due sono state respinte. Ebbene, la Commissione delle istituzioni politiche del Consiglio degli Stati ha ripescato anche queste due proposte: la detenzione in caso d’insubordinazione e la trasformazione dell’ammissione umanitaria in ammissione provvisoria. Se il Consiglio degli Stati accetterà queste undici proposte, esse dovranno poi ripassare al vaglio del Nazionale. Ma intanto stanno facendo il loro iter parlamentare dopo esserci entrate dalla porta di servizio. Blocher dunque produce nuove idee per limitare il diritto d’asilo, e funziona da catalizzatore creando un clima che permette ad altri attori politici di avanzare proposte ancor più severe. Quante possibilità ritiene di avere l’Osar di convincere i parlamentari? Per noi sarà molto difficile. Il diritto d’asilo per i non specialisti è una materia estremamente complessa: si devono conoscere i dettagli per rendersi conto della portata di ogni singola norma. Dunque i parlamentari non sanno esattamente cosa votano, salvo quelli che vogliono profilarsi sul tema dell’asilo: il dibattito è puramente politico, per una valutazione delle conseguenze delle decisioni non c’è più alcuno spazio. Questo ha favorito lo sviluppo recente della Legge sull’asilo, nella quale poco spazio è stato lasciato all’apprezzamento del caso individuale ma tutto è già regolato a priori. Si può ancora parlare di Stato di diritto nell’ambito dell’asilo in Svizzera? Se le proposte attualmente sul tappeto passeranno la domanda è più che giustificata. Intanto si può dire che la tradizione umanitaria svizzera apparterrà definitivamente al passato e che vi saranno norme anticostituzionali e in violazione degli impegni internazionali del nostro paese. Ma sarà anche un segnale molto pericoloso per tutta la Svizzera. Perché se è possibile restringere a questo modo i diritti di un essere umano nel settore dell’asilo, nulla impedirà che questo venga poi fatto in altri ambiti. Ma queste cose non vengono dette ormai già da dieci anni? È vero che dal ’95 assistiamo allo smantellamento del diritto d’asilo. Ma oggi c’è una differenza fondamentale. Finora si è sempre toccato soltanto gli standard di vita nel nostro paese. Ora si vuole ridurre anche la protezione offerta a chi cerca asilo. Ad esempio anche chi è gravemente malato potrà essere espulso. Questo è fondamentale, perché la Svizzera diventerà più severa anche nei confronti dei cosiddetti “veri” rifugiati. Inoltre rifiutando l’aiuto d’urgenza ai rifugiati respinti, negando loro quindi un minimo di cibo, alloggio e cure mediche, si va davvero a toccarne la dignità umana. Con le misure ora in discussione si supera una frontiera che fino a poco tempo fa tutti ritenevano invalicabile. Come si pone la Svizzera nel confronto con gli altri paesi europei? Abbiamo confrontato le nostre norme con le direttive dell’Unione europea in materia d’asilo, adottate nell’aprile scorso. Le direttive stabiliscono per gli Stati membri dell’Ue uno standard minimo: essi possono essere più generosi, ma non più restrittivi. Ebbene, abbiamo individuato 12 punti sui quali la Svizzera non è eurocompatibile: per esempio siamo l’unico Stato in Europa che non riconosce come motivo d’asilo una persecuzione perpetrata da persone private, per noi la persecuzione dev’essere sempre di matrice statale. Tutto questo è grave, proprio perché l’Ue per accontentare tutti ha dovuto trovare il minimo comune denominatore. E lo è ancora di più se si pensa che persino degli Stati nuovi nell’Ue come Estonia, Polonia e Ungheria possono adempiere a questi standard minimi senza problemi. È difficile questo da accettare se solo pensiamo alla nostra tradizione umanitaria.

Pubblicato il 

11.03.05

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