Il voto del popolo ticinese del 12 marzo nettamente contrario ad un’ulteriore limitazione dei sussidi a enti e associazioni attivi in ambito sanitario, sociale e scolastico dovrebbe rappresentare il capolinea di dieci anni di politiche neoliberiste e di gestione ideologica dell’economia e delle finanze cantonali. È ora, dicono i ticinesi, di tornare a guardare alla realtà con pragmatismo, riconoscendo quali sono i veri problemi e le reali aspirazioni delle cittadine e dei cittadini di questo cantone. Che non sono né l’ottimizzazione del proprio carico fiscale, per dirla con un’espressione purtroppo di moda, né lo smantellamento di un apparato statale ritenuto asfissiante per l’individuo. Ma che rispondono alle principali preoccupazioni della popolazione e che riguardano alcuni dei compiti centrali dello Stato: la sanità, la socialità, la scuola, la sicurezza, la tutela ambientale… Per far questo però occorre che il centro, nel quale volenti o nolenti si riconosce la maggioranza di coloro che hanno sostenuto nell’urna il referendum “Sos – Sanità, socialità, scuola”, si riassuma il suo ruolo sullo scacchiere politico cantonale. Personalizzando il ragionamento, e per rimanere nel governo, che è comunque il fulcro ed il motore della politica cantonale, è necessario che ad esempio un Gabriele Gendotti e un Luigi Pedrazzini ricomincino a far politica, revocando una volta per tutte la delega in bianco che hanno sottoscritto, per quanto concerne la gestione finanziaria dello Stato, a favore della direzione del Dipartimento delle finanze e dell’economia, quasi che i direttori degli altri dipartimenti possano chiamarsi fuori dalla definizione delle strategie con cui far quadrare i conti pubblici. Grosse rivoluzioni in materia finanziaria da qui al 2007 probabilmente non ne vedremo, anche considerando la profonda crisi in cui versa il fisco cantonale, il vuoto ai vertici del Dipartimento competente e l’ormai sempre più prossima resa dei conti all’interno del Partito liberale radicale. Ci toccherà aspettare che le elezioni dell’anno prossimo diano il colpo di grazia finale, si spera, alla gestione ideologica dei conti pubblici. Intanto però lo stato delle finanze cantonali rimane difficile. Ma non è vero che gli spazi di manovra siano nulli. Si può ad esempio, come da tempo chiede il Partito socialista, rendere definitivo il lieve aumento transitorio della pressione fiscale sulle persone giuridiche deciso col preventivo 2005 e eliminare lo sgravio occulto dovuto al cambio del sistema di tassazione. Si può sfruttare i margini di manovra lasciati dal debito pubblico. Si può investire parte dei proventi dell’oro della Banca nazionale per un rilancio economico sul medio-lungo termine. Si può ridare rigore all’accertamento fiscale, per garantire che tutti paghino tutto quel che devono pagare. Tutto questo e molto altro si può, già oggi. A condizione che il centro torni ad assumersi le sue responsabilità.

Pubblicato il 

17.03.06

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato