Quella di ricorrere a commissioni di esperti sembra essere diventata una vera e propria ossessione del governo tedesco. Così è stato l’anno scorso per la riforma del mercato del lavoro, quando il cancelliere Gerhard Schröder e i suoi ministri si affidarono a una colorita truppa guidata dal manager della Volkswagen Peter Hartz, e lo stesso è avvenuto quest’anno con il gruppo di saggi capitanato dall’economista Hans-Adalbert Rürup. Il loro compito: la riforma delle pensioni, o, più precisamente, “il finanziamento sostenibile dei sistemi di sicurezza sociale”. Dopo lunghi mesi caratterizzati da personalismi, liti furibonde sotto i riflettori dei media e proposte regolarmente smentite nel giro di poche ore, i 26 membri della “Rürup-Kommission”, tra cui figuravano politici dei diversi schieramenti, esperti di economia e finanza, sindacalisti e imprenditori, si sono accordati su una bozza comune presentata nei giorni scorsi al ministro per le politiche sociali, Ulla Schmidt. Tra le proposte avanzate nelle 280 pagine del documento vi è ben poco di nuovo e originale. La commissione, preso atto del progressivo invecchiamento della società tedesca e di una disoccupazione che non accenna a diminuire, conclude che in futuro per le casse federali sarà impossibile mantenere le prestazioni previdenziali sugli attuali livelli. Inevitabile, quindi, a detta di Rürup e soci, l’innalzamento, da qui al 2011, dell’età pensionabile per uomini e donne dagli attuali 65 a 67 anni e la progressiva perdita di consistenza delle pensioni stesse che, entro il 2030, dovranno scendere dal 60 al 40 per cento della retribuzione media percepita nel corso della vita lavorativa. Sensibili riduzioni in vista anche per le pensioni di invalidità che rischiano di assestarsi sul livello minimo della “Sozialhilfe”, il sussidio sociale. Esplicito, insomma, l’invito rivolto ai tedeschi a ricorrere, molto più di quanto già avvenga, a forme di assicurazione privata. La “Riester-Rente” (il modello di pensione integrativa privata concepito dall’ex ministro federale del Lavoro, Walter Riester, a cui contribuiscono in parti uguali Stato e assicurati) in questo senso potrebbe essere resa obbligatoria e affiancata da altri modelli assicurativi completamente a carico dei lavoratori, resi più invitanti da consistenti sgravi fiscali. Ora la parola passa al governo federale che, entro la fine di ottobre, intende presentare al Bundestag un disegno di legge per il riassetto del sistema previdenziale. Ma qui cominciano i problemi. Esclusi infatti gli ambienti imprenditoriali e il loro braccio politico, i liberali della Fdp, che si sono subito detti d’accordo con la bozza Rürup, benché alcuni tra loro si attendessero tagli ancor più radicali, il documento della commissione ha suscitato l’aperto rifiuto di ampi settori della maggioranza e dell’opposizione. Per placare gli animi più agitati all’interno del suo partito, il capogruppo socialdemocratico al Bundestag, Franz Müntefering, si è infatti subito affrettato a dichiarare che le proposte avanzate non sono “la Bibbia” e che il governo non è certo obbligato a seguirle alla lettera. Cauto anche lo stesso Gerhard Schröder, il cancelliere con il debole per le commissioni di esperti, per cui, al momento, l’unico scenario ipotizzabile è quello di un blocco per un anno degli aumenti pensionistici. Su tutto il resto, ha aggiunto, «si dovrà discutere ancora a lungo». Surreale invece il clima all’interno della Cdu. Tra gli esponenti cristianodemocratici sembra essersi scatenato un conflitto intergenerazionale, con l’organizzazione giovanile che ritiene inevitabile il percorso tracciato dalla commissione e, per bocca del proprio leader Philip Mißfelder, arriva addirittura a chiedere la cancellazione di prestazioni sanitarie pubbliche particolarmente dispendiose per gli ultraottantenni e i vertici del partito che ritengono “antisociali” le riforme proposte dagli esperti. Le critiche principali arrivano però dai sindacati e dalle associazioni di categoria. Il sindacato del terziario “Ver.di” e quello dei metalmeccanici “Ig Metall” hanno già annunciato un autunno caldo in caso di tagli di qualsiasi genere alle pensioni, mentre il presidente dell’associazione invalidi, superstiti e pensionati di guerra, “VdK”, Walter Hirrlinger, definisce “fuorvianti” le proposte della commissione. «Il vero problema – sostiene Hirrlinger – è che milioni di dipendenti statali e di liberi professionisti pagano i loro contributi pensionistici in apposite casse separate; se si riuscisse a portarli nel sistema previdenziale pubblico, gran parte del problema sarebbe risolto. Ma nessuno ha il coraggio di attaccare i privilegi di queste lobby.» Dopo aver flessibilizzato e privatizzato il mercato del lavoro, tagliato drasticamente i sussidi di disoccupazione e riformato il sistema sanitario aumentando i costi per i pazienti – il tutto senza particolari resistenze – il governo Schröder, questa volta, potrebbe incontrare le prime vere difficoltà nel suo processo di lento ma inesorabile smantellamento di quello che era uno dei welfare più solidi e antichi del mondo.

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19.09.03

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