Lavoro e dignità

L’edilizia nazionale sta subendo una progressiva trasformazione dall’apparente ineluttabilità. Il lavoro temporaneo nei cantieri elvetici è cresciuto notevolmente, tanto che non è eccezionale incontrarvi una maggioranza di edili col contratto interinale rispetto ai lavoratori a tempo indeterminato. Di fronte a questa tendenza, si allunga la lista dei comuni in Ticino e nel resto del paese che vuole bandirlo dai lavori pubblici.

Mancando dei dati certi nei rami professionali, a livello generale si può affermare che il lavoro interinale sia esploso. In Ticino, ad esempio, nel giro di dieci anni gli interinali sono quasi raddoppiati, passando dagli 8’400 del 2008 ai 16mila del 2017. Una parte importante di questi ultimi è impiegata nell’edilizia. Nel medesimo periodo a livello nazionale gli interinali sono cresciuti di oltre 100mila unità, raggiungendo le 370mila lo scorso anno. Un ventennio fa erano la metà.


Tra le cause principali dell’affermazione della forma contrattuale precaria nell’edilizia, vi sono la spinta alla riduzione del costo della manodopera (a volte con mezzi illeciti), originata dalla guerra intestina tra impresari  dei prezzi e i folli tempi di consegna imposti dai committenti, sovente anche pubblici.


La trasformazione è dunque iniziata tempo fa, ma oggi sta raggiungendo proporzioni ragguardevoli. E preoccupanti. Dalle denunce sindacali emerge non di rado che gli operai, sovente quelli più anziani, siano licenziati per essere poi reimpiegati negli stessi cantieri ma tramite agenzia interinale.


La veloce progressione del lavoro interinale sembra non lasciare indifferente l’opinione pubblica. Sempre più persone hanno la sensazione che ai lavoratori temporanei siano imposte condizioni umilianti perché facilmente ricattabili. Un’avversione che si traduce nel moltiplicarsi di atti politici locali, dove è più stretto il rapporto con la gente comune.


La scorsa settimana a Chiasso il Municipio ha approvato una mozione interpartitica che chiedeva la proibizione del lavoro interinale nei mandati pubblici. Pochi giorni dopo, una mozione interpartitica dello stesso tenore è stata inoltrata all’indirizzo dell’esecutivo luganese. E, notizia di ieri, anche a Biasca il Municipio ha dato il suo benestare al divieto d'impiego di temporanei per le ditte vincitrici di appalti pubblici.


Nel recente passato, iniziative politiche simili sono già state adottate in Romandia. Vernier, Carouge e la città di Ginevra hanno già adottato misure finalizzate a limitare l’impiego di manodopera interinale nel caso di appalti pubblici edili. Anche il Canton Ginevra ha approvato una risoluzione in questo senso, ma Swisstaffing, l’associazione padronale delle agenzie interinali, ha inoltrato ricorso al Tribunale amministrativo contro la decisione politica ottenendo l’effetto sospensivo. Nel frattempo, il sindacato ginevrino guarda a sud delle Alpi, dove sindacati e padronato hanno inserito nel contratto edile cantonale il limite del 20% dell’impiego di manodopera temporanea. Da contratto in Ticino è pure vietato l’effetto sostituzione. Nei due mesi successivi la scadenza della disdetta di un lavoratore fisso licenziato, non si possono impiegare nuovi interinali.
Ma il sindacato ginevrino guarda con speranza anche al rinnovo contrattuale nazionale, auspicando l’introduzione del limite ai temporanei in tutto il paese. Perché Ticino e Ginevra non rappresentano un’eccezione nella diffusione del lavoro temporaneo.


«Nel cantiere da un miliardo e mezzo di franchi all’aeroporto di Kloten (foto), abbiamo riscontrato che una delle tre imprese vincitrici dell’appalto impiega quasi la metà del personale sotto forma interinale» spiega Marudit Tagliaferri, responsabile di Unia per l’edilizia della regione Zurigo-Sciaffusa. «La mia impressione è che le imprese ricorrano all’impiego dei lavoratori temporanei principalmente per via della pressione che hanno dei termini di consegna imposti dai committenti, in molti casi pubblici», aggiunge la sindacalista. «Allo stesso tempo, c’è una grande frustrazione tra i capicantiere e gli operai qualificati perché il personale interinale, ahimè, è tendenzialmente scarsamente formato per lavorare nei cantieri. Una situazione che si ripercuote sulla sicurezza e la qualità delle opere, le cui soglie si stanno abbassando».


La sindacalista evidenzia un’altra conseguenza dovuta al massiccio impiego degli interinali: «La pressione è molto forte sui lavoratori qualificati quando superano i cinquant’anni, il cui costo per il datore è maggiore a causa della cassa pensioni. Questi lavoratori vengono messi alle strette o sostituiti da personale interinale».

 

Fisso o agenzia, stesso padrone


Promuovere i diritti dei lavoratori, incoraggiare l’occupazione in condizioni dignitose, migliorare la protezione sociale e rafforzare il dialogo sulle problematiche del lavoro. Sono i principali obiettivi statutari dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil), la cui sede è a Ginevra. Paradossalmente, a rinnovare il suo stabile ginevrino sono soprattutto dei lavoratori precari, quelli temporanei. Nell’ultima settimana di giugno, sul cantiere dell’Oil vi erano sette operai fissi, mentre ben diciotto erano gli interinali. Paradosso nel paradosso, sia interinali che fissi hanno il medesimo datore di lavoro. Il gruppo Orllati, grande impresa edile vodese che conta 800 operai, è stato incaricato dei lavori di risanamento dell’amianto nella sede principale dell’Oil. Per la precisione la sua filiale ginevrina Dmb, da qualche anno di proprietà dal gruppo Orllati. Alle dipendenze della Dmb erano i sette operai fissi, mentre i diciotto temporanei lavoravano per conto dell’agenzia interinale Jobtis, il cui amministratore è Destan Orllati, cioè il direttore dell’impresa Dmb.
«I soldi passano dalla tasca sinistra a quella destra» ironizza José Sebastiao, corresponsabile per l’edilizia di Unia Ginevra, sindacato che da tempo denuncia pubblicamente il dilagante ricorso ai lavoratori interinali nell’edilizia cantonale.


L’impresa Orllati, pur ammettendo d’impiegare nell’arco dell’anno una media di 25-30% di lavoratori temporanei, ha giustificato l’alto tasso di interinali presenti sul cantiere in quel periodo per far fronte alla sostituzione dei dipendenti fissi in vacanza. Ma il sindacato, in possesso dei piani di lavoro sul cantiere dal 19 febbraio al 17 agosto, ha dimostrato che il massiccio impiego degli interinali sul cantiere era una prassi costante.


Mark Underhill, responsabile dell’Oil per i lavori di ristrutturazione, ha dichiarato alla Tribune de Genève che «fino all’intervento sindacale, non avevamo accesso allo statuto degli operai. Quando il sindacato il 10 luglio ci ha informati della situazione, lo stesso giorno siamo andati a discutere con l’impresa. Oggi il tasso di temporanei si situa al 20%».


Per il sindacalista di Unia si tratta però di una magra consolazione. «Purtroppo l’impiego massiccio di lavoratori interinali non è illegale, seppure sia a nostro avviso certamente immorale». Per questo motivo, la sezione ginevrina si sta battendo affinché nel Ccl cantonale sia iscritto il limite del 10% di manodopera temporanea nei cantieri, ispirandosi al modello in vigore in Ticino.

 

Pubblicato il 

30.08.18
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