Giornate lavorative di 12 ore e settimane di 58, flessibilità assoluta, lavoro su chiamata in funzione delle necessità dell’impresa e, di conseguenza, vita privata e familiare pianificata dal padrone e accresciuti rischi per la sicurezza sui cantieri e per la salute degli operai. Sono le minacce attuali e concrete che incombono sugli oltre 90mila lavoratori edili attivi in Svizzera, vittime di un attacco frontale ai loro diritti e alle loro già difficili condizioni di lavoro, sferrato dalla Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) nel quadro dei negoziati per il rinnovo del Contratto nazionale mantello (Cnm) dell’edilizia che giunge a scadenza a fine anno. Un contratto che da settant’anni regolamenta i rapporti di lavoro nel settore ma anche un modello, un punto di riferimento per tutti i salariati di questo paese e che ora rischia di saltare per ingordigia padronale. Di qui la rabbia e la determinazione di oltre 20.000 lavoratori edili di tutta la Svizzera che nelle scorse settimane, nell’ambito di votazioni organizzate dal sindacato, si sono detti a larghissima maggioranza pronti a salire sulle barricate in difesa e per il rafforzamento dei loro diritti. E per respingere al mittente le provocazioni degli impresari costruttori. |