La riforma dell’Avs (denominata AVS 21) in votazione il prossimo 25 settembre e, in particolare, il previsto innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni, non è “solo” un furto da 10 miliardi a danno delle donne e un insulto alla dignità di lavoratrici che già patiscono enormi discriminazioni retributive sia durante sia dopo la vita attiva, con salari inferiori mediamente del 19 per cento rispetto agli uomini e pensioni più “magre” del 37 per cento. AVS 21 è una minaccia per l’intera società, in particolare per le classi meno agiate, una riforma profondamente anti-sociale, fuori dal corso della storia e non aderente alle condizioni reali del mondo del lavoro.
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