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L'editoriale | 07.05.2020 |
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È una partita ad alto rischio quella che ci stiamo giocando e che dall’11 maggio con la ripresa delle scuole e di molte attività economiche (segnatamente di bar, ristoranti e negozi) entra in una fase ancora più delicata e incerta. Medici, virologi ed epidemiologi suggerivano maggiore prudenza e gradualità in modo da poter meglio controllare l’evoluzione dei contagi da coronavirus e dunque contenere il più possibile il numero di infettati, di malati e di morti. Il Consiglio federale ha invece inserito il turbo seguendo i diktat degli ambienti economici e delle più potenti organizzazioni padronali. Nel disegnare il percorso del ritorno a una (nuova) normalità ci si sta invece dimenticando, a livello politico come nella società civile, di alcune categorie di cittadini. Cittadini i cui interessi sono scarsamente considerati o per i quali la “fase 2” e il ripristino dei diritti di libertà continuano a essere un miraggio. |
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Articoli |
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L'intervista | 08.05.2020 |
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La pandemia sarà anche ricordata per avere imposto da un momento all’altro il telelavoro, che nel giro di qualche giorno è diventato realtà per molte aziende. Milioni di persone a produrre dalle proprie case per contenere il contagio ed evitare il blocco totale del lavoro. Salvando una parte dell’economia. «E ci voleva un virus per capire che lo smart working è un’opportunità? Questa crisi deve insegnarci che a contare è il risultato, mentre l’ufficio cui siamo abituati non è indispensabile. Anzi, liberiamoli!». A parlare il sociologo del lavoro Domenico De Masi, fra i più convinti promotori del telelavoro. |
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Verso l'11 maggio | 08.05.2020 |
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Tra le molte attività che riprenderanno lunedì 11 maggio, spicca quella del Fox Town di Mendrisio, luogo simbolo dello shopping ticinese. Non sarà l’unico centro commerciale a riaprire i battenti, ma considerate le 1.200 persone che vi lavorano, la sua ripresa assume una valenza particolare e preoccupa. |
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La testimonianza | 08.05.2020 |
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A causa della pandemia c’è chi ha dovuto smettere di lavorare anche se avrebbe voluto continuare, ma ci sono anche molte persone che hanno dovuto rimettersi al lavoro anche se avrebbero voluto restare a casa e proteggere la propria salute. Una di queste è Gianna*, psicologa, terapista a domicilio per bambini e immunodepressa. Lei ha dovuto scegliere: rischiare di ammalarsi con un decorso problematico, ma mantenere i clienti e quindi il salario oppure proteggere la sua incolumità e rischiare di perdere il lavoro? Ecco la sua storia. |
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Dentro la fabbrica | 08.05.2020 |
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Trentaquattro anni inchiodato alla catena di montaggio, se non la conosce lui la sua fabbrica non la conosce nessuno. Siamo alla Sevel di Atessa, Val di Sangro, sud dell’Abruzzo. Roberto Ferrante, operaio e Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza (Rls) della Fiom, ci accompagna nello stabilimento in una visita virtuale, dall'entrata fino all'uscita. |
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Qualità dell'informazione | 08.05.2020 |
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La libertà di stampa vale anche in tempo di crisi? Fino a poche settimane fa, la domanda sarebbe sembrata una provocazione e scuotendo le spalle avremmo risposto in coro “Certo che vale”. Fiere e consapevoli del rispetto dei diritti fondamentali nella nostra avanzata democrazia. E invece, si moltiplicano i segnali preoccupanti sulle condizioni di salute del giornalismo in tempo di crisi. Anche in Svizzera. |
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Il libro | 08.05.2020 |
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S’intitola Una vita migrante. Leonardo Zanier, sindacalista e poeta (1935-2017), il libro edito da Carocci e scritto a quattro mani dallo storico Paolo Barcella e dallo studioso di letteratura delle migrazioni Valerio Furneri. Si tratta della biografia di una delle personalità politico-sindacali più importanti dell’emigrazione italiana in Svizzera, nonché poeta dialettale tra i più apprezzati del Novecento. |
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Rubriche |
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