Anno XXIII - N°13- 11 settembre 2020

L'editoriale
10.09.2020

di 

Claudio Carrer

La libertà sindacale è un diritto fondamentale esplicitamente riconosciuto, oltre che dalle leggi internazionali, dalla Costituzione federale, al pari della libertà d’opinione, economica, di associazione, di stampa eccetera. Da essa deriva tra l’altro il diritto del sindacato di accedere ai luoghi di lavoro, cioè laddove sorgono e si possono risolvere i conflitti, nonché intercettare e combattere gli abusi compiuti a danno dei salariati. Può sembrare una banalità ed esagerato riaffermare questo elementare concetto nell’articolo di fondo di un giornale sindacale. Ma, ahinoi, non lo è. Perché nel 2020 vi sono ancora dei padroni e delle organizzazioni che li rappresentano che proprio non si rassegnano all’idea.

Un esempio paradigmatico ce lo ha fornito alcuni giorni fa la sezione Ticino della Società svizzera degli impresari costruttori (Ssic) con una delirante presa di posizione, in risposta alle reazioni di sdegno e di condanna per la vile aggressione, da parte di un impresario (membro della Ssic), di un funzionario sindacale di Unia mentre svolgeva regolarmente il suo lavoro su un cantiere della Valle Maggia.



Articoli

Lavoro & dignità
10.09.2020

di 

Francesco Bonsaver

La legge sul salario minimo, frutto della volontà popolare col voto favorevole cinque anni fa all’iniziativa dei Verdi “Salviamo il lavoro in Ticino”, fu approvata lo scorso dicembre dal Gran Consiglio. La Legge è stata poi impugnata al Tribunale federale da due ricorsi inoltrati da altrettanti avvocati in rappresentanza di undici ditte, come aveva riferito il quotidiano LaRegione ad aprile. Essendo la misura d’interesse pubblico toccando migliaia di lavoratori attivi in Ticino, area pubblica la lista delle imprese che, legittimati dal diritto, hanno deciso di ricorrere al Tf rappresentate dagli avvocati Gianluca Padlina e Costantino Delogu. Una lista che non desta particolari sorprese negli ambienti sindacali, poiché diverse sono “vecchie conoscenze” del sindacato Unia. Tranne una, sono tutte affiliate all’Associazione industrie ticinesi (Aiti). Benché la piaga dei bassi stipendi sia ormai diventata una pratica diffusa in molti rami professionali, soprattutto nel terziario, ad opporsi è stata una parte del padronato industriale ticinese. Vediamo chi sono.




Lavoro & dignità
10.09.2020

di 

Federico Franchini

"Quello che ho visto sotto questa montagna mi ha fatto schifo. Ho imparato cosa significa lavorare in un cantiere dove vigeva un’omertà mafiosa e le più basilari norme di sicurezza sono state calpestate», spiega Pascal Annen, esperto elettricista attivo nei cantieri Alptransit di Faido e in seguito al Ceneri. Due cantieri, stesso committente, ma due mondi diversi. Nella tratta finale di Alptransit, si lamentano incidenti, lacune nella sicurezza, turni infernali, soprusi, minacce e quei sospetti, mai del tutto levati, d’infiltrazioni criminali. È in questo contesto che, il 21 settembre del 2010, ci scappa il morto. Pietro Mirabelli, operaio d’origine calabrese, minatore figlio di minatore, lancista esperto assunto qualche mese prima, viene travolto da 400 chili di roccia staccatasi da un’altezza di 8 metri.

Altri problemi seguiranno con nella fase del materiale ferroviario, coraggiosamente denunciate da lavoratori, appoggiati da Unia, che hanno portato all’apertura di un’inchiesta penale ancora in corso.

Cultura
10.09.2020

di 

Mattia Lento

Siamo negli anni Sessanta, un’epoca in cui la classe operaia è forte in tutta Europa e l’Italia, paese dove è particolarmente combattiva, si avvia a diventare una delle potenze industriali su scala mondiale. Renato Prunetti è un giovane metalmeccanico livornese appassionato del proprio lavoro. In breve tempo diventa un saldatore provetto e un operaio trasfertista capace di riparare gli impianti industriali di mezza Italia. Si tratta di un lavoro sfiancante, pericoloso, che costringe l’operaio metalmeccanico a una vita raminga su e giù dai treni sempre in ritardo della Penisola. Renato incontra così i luoghi più tossici del paese come Piombino, Busalla, Taranto. Utilizza anche protezioni in fibra d’amianto per non rischiare di saltare in area saldando tubi e altre componenti metalliche a ridosso di cisterne piene di combustibile. Per lungo tempo lavora anche a Casale Monferrato, uno dei luoghi simbolo delle tragedie industriali del Novecento. Questa è in sintesi la biografia professionale di Renato raccontata magistralmente dal figlio Alberto in Amianto, il primo volume di una trilogia working class capace di far riflettere sui destini della classe lavoratrice di ieri e di oggi.  

Rubriche

A briglie sciolte
10.09.2020

di 

Franco Cavalli
La mano invisibile
10.09.2020

di 

Silvano Toppi
Dietro lo specchio
10.09.2020

di 

Ferruccio D'Ambrogio
Eurovisioni
10.09.2020

di 

Roland Erne
Spazio Amnesty
10.09.2020

di 

Chiara Guerzoni
Dolce casa
10.09.2020

di 

Pierre Zwahlen