Anno XVI numero 2

L'editoriale
07.02.2013

di 

Claudio Carrer

“Vogliono chiamare il popolo alle urne per impedire a ventitré negozietti distribuiti lungo la rete autostradale svizzera di vendere, oltre alla benzina e al caffè, delle pizze surgelate e qualche cartone di latte”. La Neue Zürcher Zeitung (Nzz), considerato uno dei più autorevoli quotidiani in Svizzera, in un recente articolo ricorre a toni da sfottò per “informare” i suoi lettori del lancio del referendum contro la modifica della legge sul lavoro che mira ad autorizzare l’impiego di personale la domenica e la notte negli shop annessi alle stazioni di benzina situate lungo i grandi assi di transito.

I promotori (riuniti in un’ampia alleanza composta da sindacati, chiese, organizzazioni femminili e partiti della sinistra) sono ancora impegnati nella raccolta delle 50 mila firme necessarie ad ottenere una votazione popolare che si terrebbe probabilmente solo in autunno, ma il citato articolo della Nzz fornisce un assaggio della campagna che preparano i fautori della giornata lavorativa di ventiquattr’ore.

Articoli

Processo Eternit
07.02.2013

di 

Claudio Carrer

Le vittime dell'amianto sono tornate in massa a Torino in occasione dell'apertura del processo d'appello ai vertici dell'Eternit. Sono venuti da Casale Monferrato (in 500) e da altre parti d'Italia e d'Europa a portare la loro testimonianza della strage e far sentire tutta la loro voglia di giustizia. Assenti invece gli imputati, il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. Il processo d'appello, iniziatosi oggi 14 febbraio, dovrebbe concludersi nel giro di qualche mese.

Lavoro e salute
07.02.2013

di 

Veronica Galster

Di sicurezza sui cantieri si è discusso parecchio dall'inizio di quest'anno, anche se siamo solo a febbraio. Purtroppo, infatti, la cronaca ha già raccontato di numerosi incidenti. Nel solo Ticino due casi mortali in poco meno di un mese. area ha voluto approfondire questo argomento direttamente con chi sui cantieri ci passa le giornate (o ce le ha passate) per lavoro.

Ogni mattina, da oltre vent'anni, entrano sui cantieri per svolgere il loro lavoro: sono i 3 muratori e un ex muratore oramai in pensione che area ha incontrato per cercare di capire con quale stato d'animo affrontano quotidianamente i rischi del loro mestiere e che cosa suggeriscono per limitare gli infortuni.

Incubo Inps
07.02.2013

di 

Francesco Bonsaver

La rabbia che si prova dopo aver subito un furto. Provate a immaginare. Dopo anni di onesto lavoro, siete licenziati. Di colpo il vostro futuro e quello dei vostri cari diventa precario, incerto, aggravato dal contesto economico odierno certamente non dei migliori. Al momento di l’amara sorpresa: vi daranno la metà di quanto vi spetta e per un periodo più breve. Altro che arrabbiarsi.

Elezioni italiane
07.02.2013

di 

Silvano De Pietro

La campagna elettorale italiana volge al termine. E per la terza volta potranno votare anche gli emigrati iscritti all’Aire (Anagrafe degli italiani residenti all’estero), cioè coloro che sono fuori d’Italia stabilmente, per lavoro, non chi è studente o in viaggio per turismo. Si tratta di non meno di 4 milioni e mezzo di aventi diritto di voto in tutto il mondo. In Svizzera , compresi i doppi cittadini, sono 556 mila. Come si vede, non sono cifre da poco. E se partecipassero al voto in numero abbastanza significativo, gli italiani all’estero potrebbero essere decisivi per stabilire quale maggioranza governerà l’Italia nei prossimi 5 anni.

Già nel 2006 i loro rappresentanti consentirono alla coalizione di sinistra guidata da Romano Prodi di avere la maggioranza anche al Senato.

 

Estrema destra
07.02.2013

di 

Natascia Orazi

Nell’ultimo ventennio si respirano forti venti di destra che lasciano aperti, anche storicamente, molti interrogativi. È di una Germania soffocata che stiamo parlando, una Germania che deve fare i conti con la destra sociale e le derive violente sempre in agguato. Solo la Corte costituzionale tedesca, sollecitata dai Länder, potrà decidere se vietare o meno l’attività politica del partito xenofobo di estrema destra (Npd). 

Rubriche

07.02.2013

di 

Giuseppe Dunghi

Perché occorre un secondo tubo autostradale sotto il San Gottardo? Per eliminare una pericolosa strozzatura nel più importante asse stradale nord-sud d'Europa. Ma risolto questo problema il traffico aumenterebbe: non si formerebbero altre strozzature? Certamente, quindi dobbiamo adeguare le infrastrutture al volume del traffico. Perché il traffico dovrebbe aumentare? Per trasportare le merci che giungono da tutto il mondo, le fragole dalla Spagna, le melanzane dalla Romania, i peperoncini dal Marocco, i cetrioli dall'India, le scarpe dal Vietnam, i vestiti e tutto il resto dalla Cina. Per il granito della Riviera si è diverso: si trasporta in blocchi fino al porto di Carrara, là è imbarcato alla volta della Cina dove viene segato in lastre; poi, sempre via mare, a Rotterdam e infine ai clienti in Germania. Ma sono veramente necessari tutti questi movimenti? Come sarebbe a dire? Vorresti limitare la libera concorrenza a favore dei consumatori? Vorresti che la Svizzera rimanga un'isola dei prezzi alti?


Sul numero di novembre 2012 il periodico “La borsa della spesa” informava sulle sanzioni inflitte dalla Commissione della concorrenza alle aziende che si accordano per imporre i prezzi e limitare la libera concorrenza a favore dei consumatori. Come è noto, la Comco si batte contro i cartelli che, fissando i prezzi di vendita, contribuiscono all'esistenza di un'isola dei prezzi elevati in Svizzera. Non si parlerà mai bene a sufficienza di riviste come “La borsa della spesa” o “Spendere meglio” e della trasmissione Rsi “Patti chiari” che sanno smascherare in modo eccellente il linguaggio falso della pubblicità. Ma l'impressione è che nello stesso tempo trasmettano un messaggio di questo tipo: la ricchezza già l'abbiamo, occorre solo conservarla. Se la concorrenza serve a mantenere il nostro potere d'acquisto, allora è una cosa positiva.


Sono riusciti a mettere in concorrenza a livello mondiale i produttori delle merci, che stranamente coincidono sempre più con i poveri. Il 3 gennaio scorso il presidente del Consiglio italiano Mario Monti nel corso di una trasmissione televisiva ha chiesto a Bersani di silenziare Vendola e Fassina perché sarebbero «conservatori» ed espressione, insieme con la Cgil, del «blocco più tradizionale della sinistra». Ferma la risposta di Bersani: «Chiedo il rispetto per tutto il Pd. Siamo un partito liberale che non chiuderà la bocca mai a nessuno». Liberale? Chiaramente il segretario del Pd ha utilizzato il termine nel suo significato più ampio di “tollerante”. Ma sarebbe ora di smettere di usare deferenza verso questa parola. La liberaldemocrazia è quel sistema politico che ha promosso e imposto la concorrenza fra poveri di tutto il mondo.


Parlando delle macchine stampanti a tre dimensioni e delle prospettive socioeconomiche che si aprirebbero con questa tecnologia, un docente dell'università di Paris-Est ha scritto (Le Monde diplomatique, gennaio 2013): «La contestazione della ripartizione delle ricchezze si sposta dal mondo dei produttori al mondo dei consumatori». I consumatori come eredi del movimento operaio? Intanto lo stanno sotterrando.

 

07.02.2013

di 

Tatiana Lurati Grassi
07.02.2013

di 

Loris Campetti

Che c'entrano 19 operai Fiom di Pomigliano con le elezioni italiane? Che c'entrano il lavoro, i diritti, la democrazia in fabbrica con la “Politica”? Se lo chiedi oggi, tutti rispondono che questi sono i veri temi nell'urna. Addirittura la ministra Elsa Fornero ora sostiene che pagare lo stipendio a operai riassunti dalla Fiat per ordine della magistratura ma non farli lavorare è un'umiliazione. Proprio lei, che ha trasformato in leggi i diktat di Marchionne, dalla cancellazione dell'art.18 alla sterilizzazione del contratto nazionale, adesso fa la gnorri.

 

E si indignano i “compagni” che ordinavano agli operai di Pomigliano di votare sì al ricatto Fiat – lavoro in cambio dei diritti, chi non accetta fuori dai piedi – dai sindaci del Pd a quel Renzi che stava “con Marchionne senza se e senza ma”, allo stesso vertice Cgil che lasciava sola la Fiom a combattere per la democrazia. Uno scampolo di solidarietà pre-elettorale non si nega a nessuno. Ma domani? Domani, il 26 febbraio, è un altro giorno, come diceva Rossella O'Hara in “Via col vento”.

 

Tutte le mattine i 18 operai Fiom di Pomigliano (il diciannovesimo, Antonio Di Luca, è in aspettativa elettorale essendo capolista in “Rivoluzione civile” di Ingroia) si presentano in fabbrica per lavorare e regolarmente vengono rimandati a casa dai capi, ma tranquilli, “sarete pagati ugualmente”. Sono una spina nel fianco della sinistra in tutte le sue sfumature, dal rosso all'arancio, dal verde al tricolore. Parlano di lavoro, democrazia, rappresentanza, mentre in tv – la “piazza” della campagna elettorale – ci si accalora sull'ultimo miracolo di Berlusconi. Chiedono il diritto di non essere discriminati per la tessera che hanno in tasca e di essere loro e non il padrone a scegliere i delegati. Chiedono lavoro e dignità. Pretendono che le ordinanze dei giudici vengano onorate mentre nel teatrino della politica si litiga su un concetto astratto di legalità e i magistrati si squartano per accaparrarsi le spoglie di Falcone e Borsellino.

 

Tanto la lista Ingroia (società civile, sinistra extraparlamentare e Di Pietro) quanto Sel si impegnano a varare una legge sulla rappresentanza sindacale, ripristinare l'art.18 e rimettere mano alla legge sulle pensioni che ammazza di fatica i vecchi e toglie speranze ai giovani. E il Pd che dice? Tutto e il suo opposto, dipende dal voto e se sarà costretto ad allearsi con Monti per governare. Del resto, Bersani ha votato tutte le leggi del bocconiano. Nei giorni pari sta con il boia, in quelli dispari con l'impiccato. E la Sel di Vendola, che sta con i 19 di Pomigliano, sta anche con Bersani che potrebbe stare con Monti. E Grillo? Minaccia di sciogliere i sindacati. Poi si corregge (come quando invita i fascisti di Casa Pound a far fronte con lui) e precisa che la Fiom la salverebbe. Serve una gran dose di coraggio e speranza per andare a votare come è giusto fare, se si sta dalla parte del lavoro e non da quella del capitale.

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