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Andi Rieger al timone di Unia
di
Anna Luisa Ferro Mäder
Andreas Rieger è stato eletto sabato dall'Assemblea dei delegati, con un solo voto contrario e tre astensioni, nuovo copresidente di Unia, il principale sindacato del settore privato. Una cerimonia semplice ha accompagnato il passaggio del testimone dal ticinese, ormai da anni trapiantato a Zurigo, Vasco Pedrina, a questo zurighese che tutti chiamano semplicemente Andi. Affiancherà il ticinese Renzo Ambrosetti almeno sino al congresso del 2008 alla testa del sindacato che lui stesso ha contribuito a realizzare. Toccherà adesso al tandem Ambrosetti-Rieger guidare questa organizzazione che conta 200mila membri e attiva in decine di settori. Prima di accomiatarsi Vasco Pedrina ha consegnato loro un timone simbolico per guidare il sindacato al successo. area ha avvicinato Rieger subito dopo l'elezione.
Quando ha cominciato a lavorare all'allora Sei come responsabile della formazione immaginava un giorno di poter diventare presidente di un'organizzazione come questa?
No, non ci ho mai pensato. Per me il presidente era Vasco Pedrina. Speravo che ci restasse il più a lungo possibile perché era un super presidente. Mi era stato chiesto quale sarebbe stata la prossima generazione. Questo problema adesso è stato rinviato, ma resta attuale.
Perché ha voluto candidarsi per questa funzione?
Unia è un bimbo che Vasco Pedrina, Renzo Ambrosetti ed io abbiamo contribuito a creare. Facevo parte del gruppo ristretto che ha guidato questa fusione e per me è importante che il processo sia portato a buon fine. Restano da fare ancora molte cose che ci eravamo prefissati come obiettivi e questo mi motiva molto.
Quali sono adesso le sue priorità?
Una delle regioni per la quale abbiamo fatto la fusione era il settore terziario. Dodici fa abbiamo constatato che un sindacato forte solo nel settore dell'industria e dell'artigianato non basta. Abbiamo cominciato con la piccola Unia, dove ero responsabile. Nel direttivo del nostro sindacato continuerò d'altronde ad essere responsabile del terziario. Come copresidente parlerò di edilizia e industria, ma in base alla mia esperienza sarò presente anche con esempi concreti in settori come per il commercio e la ristorazione.
Perché è così difficile il lavoro nel terziario?
Nella vendita e nel settore della ristorazione non c'è una tradizione di presenza sindacale. Molta gente non sa neppure cosa significa essere sindacalizzato. Per dimostrare la nostra utilità dobbiamo mostrare che possiamo vincere, ma come possiamo farlo se siamo poco presenti? Questa è la nostra sfida e il nostro obiettivo è di riuscire a coglierla e a vincerla.
Ci siete riusciti qualche volta?
Siamo riusciti a farlo per esempio con la nostra campagna contro i salari inferiori ai 3000 franchi. È stata una vittoria che non ha riguardato solo le aziende e i rami economici come la vendita e la ristorazione. Lo stesso vale per i ripetuti tentativi in votazione popolare di liberalizzare gli orari d'apertura dei negozi a scapito del personale della vendita. Ci sono stati anche successi aziendali, come alla Coop e alla Eschermoser. In alcune situazioni si possono creare delle condizioni ottimali che portano ad un successo che poi ha un'eco in tutto il settore.
Si è prefissato degli obiettivi per i prossimi due anni di copresidenza?
Dobbiamo di nuovo crescere. Negli ultimi 15 anni i sindacati hanno spesso perso membri. Se nei prossimi due anni riusciremo a stabilizzare e ad aumentare il numero dei membri, ciò rafforzerà sicuramente il nostro peso e saremo guardati con più rispetto.
Aumentare i membri può essere importante, ma da solo non basta per vincere, come ha detto oggi il copresidente uscente Pedrina. I sindacati devono anche diventare più incisivi. Non è sempre facile.
Certo avere più membri è importante, ma non basta per cambiare le cose. Se vogliamo convincere datori di lavoro a firmare contratti dobbiamo essere ben radicati nei posti di lavoro per esempio con dei fiduciari. Dobbiamo ancora sviluppare la nostra capacità di mobilitazione.
Negli ultimi anni Unia ha condotto molte campagne e ciò ne ha rafforzato la sua immagine. Ormai è ritenuta da molto il sindacato svizzero per eccellenza. Come ci siete riusciti?
Prima c'erano le azioni che portavano avanti l'Flmo o il Sei, penso agli scioperi di Reconvilier e a quello per il prepensionamento a 60 anni nell'edilizia. Adesso azioni come queste portano solo il nome di Unia. Questo ha il vantaggio che possiamo combinare e coordinare le forze e Unia appare più forte. I datori di lavoro non apprezzano questa situazione e ci accusano di scioperare sempre, cosa che non è vero, soprattutto se ci confrontiamo con gli altri paesi.
Di cosa hanno paura?
Da un punto di vista storico, nel settore della vendita i sindacati erano da sempre poco presenti e adesso imprese come la Migros o Manor vogliono cercare di restare il più possibile una zona senza presenza sindacale.
E i problemi nell'edilizia?
I datori di lavoro vogliono sbarrarci la strada e questo vale ormai anche per l'edilizia. La discussione sui salari è diventata un mezzo per dimostrarci che possono sbarrarci la strada. Un anno fa hanno concesso 106 franchi di aumento. Adesso la situazione economica è migliorata e vogliono concedere di meno. Perché? Dopo la grande vittoria del sindacato sul prepensionamento, i datori di lavoro cercano una rivincita ed era da aspettarsi che il clima diventasse così duro.
Il suo predecessore lavorava 60 ore alla settimana. Farà lo stesso?
Come il mio predecessore lavorerò 40 ore alla settimana, ma continuerò ad investire molte ore nel lavoro sindacale e politico, come lo fanno anche i militanti. Ho il privilegio di poter combinare il mio lavoro con il mio impegno sociale. Finora ero attivo 60-70 ore alla settimana e continuerò a farlo anche adesso.
E la sua famiglia?
Quando i bambini erano piccoli ho lavorato a tempo parziale: prima al 60 per cento e poi sono passato all'80 per cento. Alcuni giorni la settimana ero io ad occuparmi dei figli. Adesso i ragazzi sono più grandi. Uno ha 20 anni e l'altro 15. Con i nuovi compiti mi resterà meno tempo per loro.
Una vita di lotta sindacali
Il nuovo copresidente di Unia ha una lunga carriera sindacale alle spalle. Era cominciata alla fine degli anni '70 presso la Vpod, il sindacato dei servizi pubblici. In precedenza aveva studiato sociologia e lavorato nel campo sociale. Nel 1991 Andreas Rieger è approdato al Sei, l'ex sindacato degli edili e della chimica, dove prima si è occupato di formazione e in seguito ha assunto compiti strategici e dirigenziali. In particolare si è occupato del terziario e della creazione e sviluppo di quella che oggi è chiamata "Piccola Unia", vale a dire il sindacato che era stato creato da Sei e da Flmo, per sviluppare la presenza sindacale nel terziario. In questo periodo ha lanciato una campagna contro i salari inferiori a 3000 franchi e in seguito si è opposto alle aperture domenicali dei negozi. Nel 2000 è entrato nel direttivo del Sei e alla nascita di Unia è diventato responsabile nazionale del settore dei servizi. Sul fronte politico ha fatto parte del movimento studentesco e sino al 1988 era membro del Sap (Partito del lavoro). Dal 1998 milita nelle file del Partito socialista. Rieger ha pubblicato molti articoli. È sposato e padre di due figli.
Pubblicato il
08.12.06
Edizione cartacea
Anno IX numero 49
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