LOSANNA ̶ I clamorosi errori di calcolo dell’autorità federale, esageratamente pessimistici, sulle prospettive finanziarie dell’AVS non inficiano la validità della votazione del 25 settembre 2022, con cui il 50,5% dei cittadini (con soli 31.195 voti scarto) svizzeri approvò la Riforma AVS 21 e il relativo innalzamento dell’età pensionabile delle donne da 64 a 65 anni. Lo ha stabilito oggi il Tribunale federale, respingendo i ricorsi inoltrati dalle donne del Partito socialista e dai Verdi, che chiedevano il rifacimento della consultazione. Una decisione che suscita il disappunto e la delusione di ricorrenti e sindacati. “I dati errati hanno condizionato la formazione dell’opinione durante la campagna e questo è costato un anno in meno di rendite per le donne”, commenta Unia. C’era grande attesa e interesse per la decisione: all’entrata del tribunale si è formata una lunga coda di persone interessate a seguire l’udienza pubblica. A prendere per primo la parola è stato il giudice François Chaix (in quota PLR), che ha anche redatto la proposta di sentenza: “Il Consiglio federale ha informato in modo sufficientemente trasparente. Perché aveva per esempio chiarito che si trattava di previsioni”, ha argomentato. Non vi è dunque stata alcuna grave violazione dell’obbligo a informare in modo oggettivo e alla trasparenza. Un annullamento della votazione non sarebbe inoltre compatibile con il principio della sicurezza del diritto. Il giudice (Verde liberale) Stephan Haag ha dal canto suo sottolineato che vanno applicati criteri “estremamente rigorosi” quando si tratta di annullare il risultato di una votazione: “Dovrebbero esserci gravi mancanze che potrebbero aver influenzato in modo massiccio l’esito della votazione” e ciò non è stato il caso nella votazione su AVS 21, ha spiegato. Inoltre, i dati erano sì sbagliati, “ma non completamente sbagliati”. La giudice Marie-Claire Pont Veuthey (il Centro) ha invece sostenuto che il Consiglio federale non si è attenuto a sufficienza al principio della trasparenza. In particolare nell’opuscolo informativo sulla votazione (che viene recapitato a tutti cittadini insieme alla scheda di voto) non si faceva riferimento all’incertezza che è insita in qualsiasi previsione, ha affermato. Aggiungendo però che la certezza del diritto viene prima. Inoltre, “l’errore non cambia il fatto che l’AVS rischia di finire in deficit”. Anche per la giudice Tanja Petrik-Haltiner vi è stata una violazione dell’obbligo di trasparenza, ma non in modo sufficientemente grave. Anche il presidente del Tribunale Lorenz Kneubühler (PS) si è infine espresso per un respingimento dei ricorsi, ma non ha mancato di criticare le autorità federali: “Le cittadine e i cittadini votanti devono poter fare affidamento sulle loro informazioni. Questo è estremamente importante in una democrazia”. Il verdetto della massima istanza giudiziaria elvetica ha così dato il via libera al graduale innalzamento dell’età pensionabile delle donne a partire dall’anno prossimo: le nate nel 1961 dovranno lavorare tre mesi in più, dal 2026 l’età pensionabile delle donne salirà a 64 anni e 6 mesi e 64 anni e 9 mesi nel 2027. Dal 2028 sarà di 65 anni per tutti. Vania Alleva: donne derubate di un anno di pensione I giudici federali hanno “mancato di coraggio”, commenta in un comunicato stampa il sindacato Unia stigmatizzando il fatto che sia stato dato “più peso alla certezza del diritto che alla precaria situazione pensionistica delle donne”. «Questa decisione è un duro colpo per le donne in Svizzera. Perché resta un fatto che le donne vengono derubate di un intero anno di pensione. E questo in un sistema che già le penalizza. Abbiamo bisogno di soluzioni che migliorino in modo sostanziale le rendite delle donne. Continueremo a lavorare per raggiungere questo traguardo» ha dichiarato la presidente Vania Alleva intervenendo davanti al Tribunale, dove si sono radunati diversi attivisti a sotegno dell’istanza di annullamento del voto. E da dove si è levato un appello alla politica e al padronato ad adottare misure concrete a favore delle donne: retribuzioni giuste, riconoscimento nel sistema delle assicurazioni sociali del lavoro di cura e di custodia non retribuito e l’eliminazione dell’enorme divario pensionistico. |