Amnistia fiscale per gli evasori

Dall’anno prossimo, in Svizzera l’8 marzo potrebbe essere non solo la Giornata della donna, bensì pure la Festa nazionale degli evasori fiscali. Dieci giorni fa, le Camere federali hanno accolto l’iniziativa cantonale del Ticino che chiede di «istituire un’amnistia fiscale generale». Nonostante l’opposizione del Consiglio federale e del Partito socialista, come di diciannove cantoni, la proposta è stata accettata nell’intento di far riemergere un patrimonio sommerso, stimato ad almeno trenta miliardi di franchi o addirittura a più del doppio. I fautori della misura di condono fiscale, il mondo economico ed i partiti di destra (Udc, Plr e Liberali), sostengono che essa consentirà di rimettere in circolazione i capitali depositati “in nero” in Svizzera o all’estero: un toccasana per un periodo di perdurante crisi finanziaria. Gli oppositori, tra cui figura per ironia della sorte il neoliberista consigliere federale Hans-Rudolf Merz, affermano per contro che concedere l’amnistia a quanti hanno frodato il fisco è un atto d’ingiustizia verso lo Stato ed i cittadini onesti. In realtà, l’iniziativa ticinese solleva alcuni problemi etico-sociali di fondo: perché premiare gli evasori fiscali, quando il loro operato è illecito o perlomeno immorale? E se la legge non lo condanna esplicitamente, questo significa che è un’azione legale non dichiarare al fisco capitali o beni immobili? Sottrarre fonti di gettito agli enti pubblici non significa privare la collettività di una parte dei mezzi finanziari, necessari a garantire la sua qualità di vita? Non hanno forse ragione coloro che considerano l’evasione fiscale una mancanza di solidarietà nei confronti di Stato e società? A ben vedere, la questione interessa la stragrande maggioranza delle nazioni del pianeta: si pensi agli ‘scudi’ promossi di recente dall’Italia, alle trattative tra Unione Europea e Confederazione elvetica sull’imposizione del risparmio o alle frequenti critiche sui cosiddetti paradisi fiscali. Si sa che molti paesi in via di sviluppo, invece di usare il denaro fornito da altri Governi o da istituzioni come la Banca mondiale ed il Fondo monetario internazionale per le loro popolazioni bisognose, spesso lo depositano nei forzieri occidentali. In tal modo, oltre al danno, i più poveri subiscono anche le beffe, poiché gli aiuti loro destinati tornano a vantaggio dei donatori. Questo fenomeno coinvolge in pieno la Svizzera, come denunciano da tempo ad esempio la Dichiarazione di Berna e la Comunità di lavoro delle organizzazioni umanitarie svizzere. Non vi sembra paradossale il fatto che, mentre questi organismi promuovono una campagna nazionale sull’evasione fiscale dalle zone sottosviluppate, il Parlamento federale decide di concedere un’amnistia? Speriamo che, quando sarà chiamato alle urne, il popolo si mostri più saggio dei suoi governanti!

Pubblicato il

19.03.2004 13:00
Martino Dotta