Amianto, il tempo è beffardo

I fratelli Thomas e Stephan Schmidheiny, boss della Eternit e veri e propri baroni dell'amianto, non sono penalmente perseguibili in Svizzera per omicidio colposo. Lo ha stabilito il Tribunale federale (Tf), che doveva decidere su un ricorso inoltrato dai parenti di operai morti per essere stati esposti all'amianto nella fabbrica glaronese della Eternit a Niederurnen. Essi si erano accorti di essere ammalati diversi anni dopo la fine dell'esposizione. I ricorrenti contestavano la decisione della giustizia glaronese di non perseguire gli Schmidheiny in quanto i reati loro contestati sarebbero stati prescritti. Il Tf ha confermato questa tesi. L'esposizione all'amianto degli operai cessò nel novembre del 1994, la causa contro gli Schmidheiny fu intentata il 24 novembre 2005: troppo tardi per rispettare il termine di prescrizione di 10 anni. La sentenza del Tf era attesa. Pochi giorni dopo la sua pubblicazione si è appreso che il giudice istruttore di Thun ha archiviato un'analoga denuncia penale contro la Ferrovia del Lötschberg Bls e contro la Suva per intervenuta prescrizione. Contro quest'ultima decisione è stato fatto ricorso.

«Temo che la sentenza del Tribunale federale possa avere un effetto negativo sul lavoro di prevenzione dei danni alla salute causati dall'esposizione a sostanze nocive durante i processi lavorativi», dice ad area Dario Mordasini, responsabile del dossier sicurezza e salute al sindacato Unia. Che aggiunge: «ora sarà più difficile convincere della necessità di un serio lavoro di prevenzione rispetto a sostanze potenzialmente nocive, di cui però ancora non si conoscono i reali effetti sulla salute o per le quali non si è ancora certi che le misure di prevenzione adottate siano davvero efficaci. E anche la ricerca sulle misure di prevenzione sarà frenata». Può fare qualche esempio? «Penso a tutto il campo delle nanoparticelle, sostanze ultrafini presenti ormai in diversi processi lavorativi. Queste sostanze hanno la capacità di introdursi fin nel cervello delle persone esposte, ma ancora non si sa con quali conseguenze a lungo termine per la salute. Purtroppo lo si può soltanto sospettare. Ma penso anche all'esposizione alle polveri fini emanate dai motori diesel ad esempio sui cantieri», commenta Mordasini.
Paradossalmente però la sentenza del Tf potrebbe avere anche un effetto positivo. Tutti i giornali ne hanno riferito giovedì scorso. Il giorno seguente la Neue Zürcher Zeitung pubblicava un accurato dossier di tre pagine sui pericoli dell'amianto. Titolo: "Amianto in Svizzera – c'è ancora ragione di essere prudenti". Non sembra un caso. «In effetti dal comportamento della Nzz parrebbe che, ora che gli Schmidheiny non sono più penalmente perseguibili, finalmente si possa anche dire che l'amianto è ancora pericoloso per la salute. Indirettamente quindi questa sentenza del Tf potrebbe aiutare a riaprire il dibattito sull'argomento», commenta Mordasini.
In autunno verrà lanciata una campagna sindacale a livello europeo per sensibilizzare i lavoratori dell'edilizia e del legno sui rischi legati all'amianto. «Si conoscono fino a 3 mila 500 possibili applicazioni dell'amianto, bisogna insistere continuamente nella sensibilizzazione e nella prevenzione. Anche perché ci sono ancora grosse differenze fra una ditta e l'altra, fra un'impresa e l'altra nell'approccio al problema: alcune lo ignorano del tutto, altre invece fanno campagne di sensibilizzazione presso i loro operai e verificano in ogni cantiere l'eventualità di incontrare dell'amianto». E per fortuna che le campagne di sensibilizzazione cominciano a fare effetto: quest'anno c'è stato un netto aumento di casi segnalati dagli operai ai segretari di Unia per la sospetta presenza di amianto sui cantieri.
Più in generale secondo Mordasini il problema delle sostanze nocive sui posti di lavoro è sottovalutato. Ogni anno si registrano in Svizzera circa 100 decessi per infortuni professionali, ma da una stima ufficiale si ritiene che i decessi per cancro dovuti all'esposizione a sostanze pericolose sul posto di lavoro siano il triplo. «I problemi sono molteplici», rileva Mordasini. «Da un lato ad esempio gli effetti nocivi per la salute si manifestano spesso soltanto a distanza di molti anni. Dall'altro in molti processi produttivi oggi c'è un'esposizione ad un mix di sostanze, magari ognuna per brevi periodi e in dosi ridotte, ma di cui si ignora completamente l'effetto combinato fra di loro».

Ma in Germania è diverso

La sentenza del Tribunale federale sul ricorso degli eredi di ex operai della Eternit era molto attesa: il problema dell'impossibilità di perseguire penalmente gli autori di reati i cui effetti si manifestano quando il termine di prescrizione è già intervenuto è infatti molto dibattuto. Le conseguenze di questo meccanismo possono essere urtanti in particolare per coloro, come gli operai che sono stati esposti all'amianto, che muoiono a seguito di malattie con un lungo tempo di latenza ma che si sarebbero potute evitare con un'adeguata prevenzione. Alle Camere federali sono pendenti diversi atti parlamentari che chiedono, per questi casi, di rivedere le norme sulla prescrizione penale, ad esempio facendola iniziare da quando gli effetti dell'azione o dell'omissione punibili si manifestano (come già è il caso in Germania). Anche la dottrina giuridica si è più volte espressa criticamente. Il Tribunale federale non ha avuto il coraggio di anticipare il parlamento nelle sue scelte.

Sentenza 6B_627/2007 dell'11.8.2008

Pubblicato il

05.09.2008 02:00
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