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Amianto

Giustizia
14.12.2023

«Schmidheiny sapeva tutto»

Ecco le motivazioni della condanna a 12 anni al miliardario svizzero per i morti dell’Eternit di Casale Monferrato: era consapevole ma andò avanti

Stephan Schmidheiny aveva “piena consapevolezza” della nocività dell’amianto e dei suoi effetti cancerogeni, ma “per mero fine di lucro” ha perseverato nella sua condotta tesa ad assicurare la continuità produttiva e non ha adottato le misure che s’imponevano per ridurre la dispersione della fibra killer all’interno dei luoghi di lavoro e nel territorio. È quanto afferma la Corte d’Assise di Novara nel motivare la condanna del miliardario svizzero a 12 anni di reclusione per omicidio colposo per i morti dell'Eternit di Casale Monferrato.

Giustizia
14.12.2023

di 

Claudio Carrer

Stephan Schmidheiny aveva “piena consapevolezza” della nocività dell’amianto e dei suoi effetti cancerogeni, ma “per mero fine di lucro” ha perseverato nella sua condotta tesa ad assicurare la continuità produttiva e non ha adottato le misure che s’imponevano per ridurre la dispersione della fibra killer all’interno dei luoghi di lavoro e nel territorio. È quanto afferma la Corte d’Assise di Novara nel motivare la condanna del miliardario svizzero a 12 anni di reclusione per omicidio colposo per i morti dell'Eternit di Casale Monferrato.

Processo Eternit bis
22.06.2023

di 

Claudio Carrer

La tragedia di Casale Monferrato, con i suoi oltre 3.000 morti ammazzati dall’amianto dell’Eternit, ha un responsabile, che di nome fa Stephan Schmidheiny. Questo stabilisce l’attesa sentenza del processo Eternit bis pronunciata lo scorso 7 giugno, dopo due anni di dibattimenti, dalla Corte d’Assise di Novara, che ha inflitto al miliardario svizzero una pena di 12 anni di reclusione per omicidio colposo plurimo e aggravato.

L'editoriale
22.06.2023

di 

Claudio Carrer

Un atto di giustizia per le vittime dell’amianto e per una comunità che ha subito un torto gravissimo, ma anche un esempio per tutto il mondo di come la giustizia possa giocare un ruolo nel tutelare un diritto fondamentale dei lavoratori e dei cittadini, come quello alla salute. Soprattutto quando si è confrontati con la criminalità della grande impresa. Sono i significati che ci sentiamo di attribuire alla recente sentenza della Corte d’Assise di Novara che condanna il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny a 12 anni di carcere per l’omicidio doloso aggravato di centinaia di persone morte per mesotelioma, “colpevoli” di aver respirato le polveri di amianto immesse nell’ambiente dalla fabbrica che lui gestiva in modo scriteriato.

Reportage da Casale Monferrato
29.05.2023

di 

Claudio Carrer

Il 7 giugno la Corte d’Assise di Novara emetterà la sentenza del processo relativo alla morte per mesotelioma pleurico di 392 persone di Casale Monferrato (Alessandria) a causa dell’amianto immesso negli ambienti di lavoro e di vita dalla Eternit. Alla sbarra l'ex proprietario, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, che è accusato di omicidio volontario. In vista di questo importante verdetto, abbiamo raccolto le testimonianze di alcune vittime dell’amianto. Tra loro c’è Daniela, una donna malata ma solare e combattiva, che ci racconta della sua malattia e del suo stato d’animo e che esprime il desiderio di parlare con l’imputato (GUARDA IL VIDEO).

L'editoriale
01.02.2023

di 

Claudio Carrer

«Comunque vada a finire, con questo processo si scrive una pagina di storia, non solo per i cittadini di Casale Monferrato, ma per tutto il mondo». Non possiamo che condividere e rilanciare da queste colonne le parole pronunciate lunedì scorso a Novara dal Pubblico ministero Gianfranco Colace al processo Eternit che si sta celebrando davanti alla Corte di Assise e che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, con l’accusa di omicidio plurimo intenzionale in relazione alla morte di 392 persone uccise dalle polveri di amianto della sua fabbrica (cliccare qui per maggiori dettagli). Un processo difficile e dall’esito tutt’altro che scontato, ma che in ogni caso ha già dato un contributo fondamentale alla ricerca della verità su una tragedia di portata mondiale e nella quale Schmidheiny e la sua famiglia sono stati attori di primo piano a livello internazionale per oltre cent’anni. E che per decenni ha visto la Svizzera fungere da centrale di comando della potente industria mondiale del cemento-amianto e di tutte le nefandezze che emergono inequivocabili nei tribunali italiani, soprattutto grazie all’eccezionale indagine della Procura di Torino che portò nel 2009 all’apertura del primo maxi-processo per disastro ambientale e successivamente (dopo che nel 2014 la Cassazione annullò per intervenuta prescrizione la condanna di Schmidheiny a 18 anni) all’avvio di altri procedimenti per omicidio tuttora in corso.

Eternit
01.02.2023

di 

Claudio Carrer

NOVARA - «È una strage dovuta all’amianto? In realtà è una strage dovuta all’uomo, che si sarebbe potuta evitare o perlomeno contenere. Una strage il cui responsabile è Stephan Schmidheiny». È con questa, tanto amara quanto chiara considerazione che il pubblico ministero Gianfranco Colace lunedì scorso ha introdotto la sua requisitoria nel processo Eternit bis in corso davanti alla Corte di Assise di Novara, dove il miliardario svizzero è imputato per l’omicidio plurimo aggravato di 392 persone.

Amianto
24.09.2020

di 

Claudio Carrer

Stephan Schmidheiny «era ben consapevole della pericolosità dell’amianto» ma, «in nome della sola produttività commerciale e del profitto, decise di scaricare i costi umani e ambientali» connessi al suo utilizzo «sulle popolazioni e sui territori dei comuni che ospitavano gli stabilimenti» Eternit. È uno dei passaggi centrali della sentenza di condanna del miliardario svizzero a 4 anni di reclusione per omicidio colposo aggravato, pronunciata nel maggio 2019 dal Tribunale di Torino ma le cui motivazioni sono state depositate solo alcune settimane fa.

28 aprile
27.04.2020

di 

Claudio Carrer

Il 28 aprile è la Giornata mondiale per la salute e la sicurezza sul lavoro e della memoria delle vittime dell’amianto. Una ricorrenza che quest’anno assume un significato molto particolare. In quest’epoca di pandemia, vi sono infatti nel mondo centinaia di milioni di lavoratori confrontati ad un nuovo tipo di rischio sconosciuto fino a pochi mesi fa. E le persone che hanno subìto esposizione all’amianto (bandito in Svizzera esattamente 30 anni fa, leggi un nostro servizio) rappresentano una categoria particolarmente vulnerabile per rapporto al Covid-19.

A 30 anni dal divieto
27.04.2020

di 

Claudio Carrer

I sindacati svizzeri sulla tragedia dell’amianto sono intervenuti con ritardo, ma la loro azione è stata determinante per accelerare il processo che ha portato alla messa al bando, il 1° marzo 1990. È l’analisi contenuta in un interessante documento pubblicato dal sindacato Unia a trent’anni esatti da quella svolta, «tutt’altro che scontata» per il paese dove aveva sede la Eternit AG, gigante mondiale dei prodotti in cemento-amianto. Una svolta che ci racconta Vasco Pedrina, che fu  responsabile della campagna sindacale per la proibizione.

Eternit bis
30.01.2020

di 

Claudio Carrer

Omicidio volontario plurimo aggravato. Questo il reato per cui, a partire dal 27 novembre 2020 davanti alla Corte d’Assise di Novara, sarà giudicato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, in relazione a 392 casi di lavoratori e cittadini di Casale Monferrato morti a causa dell’amianto lavorato nella sede locale della multinazionale Eternit, sotto il suo diretto controllo tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Il rinvio a giudizio è stato disposto dal giudice dell’udienza preliminare (gup) di Vercelli Fabrizio Filice lo scorso 24 gennaio, nello stesso giorno in cui deflagravano alcune sue dichiarazioni shock.

L'editoriale
30.01.2020

di 

Claudio Carrer

Un processo «illegittimo», una «persecuzione», una «tortura di Stato». Il signor Stephan Schmidheiny, fresco di un nuovo rinvio a giudizio per omicidio volontario in Italia, cerca di difendersi giocando la carta del vittimismo: dentro il processo tramite i suoi legali e all’esterno con dichiarazioni e auto-interviste a giornali compiacenti. È un gioco che gli riesce facile in Svizzera, dove sulla vicenda dell’Eternit e in particolare sui guai giudiziari dell’illustre concittadino la maggioranza dei media si fa acriticamente portavoce dell’imputato o, nella migliore delle ipotesi, tace.

Non è un caso che il nuovo annunciato processo per i morti d’amianto di Casale Monferrato in cui Schmidheiny dovrà rispondere di un reato gravissimo, abbia trovato pochissimo spazio sulla stampa elvetica o sia stato bollato come l’ennesimo capitolo di una “farsa”, come la prova dell’accanimento giudiziario contro questo povero industriale svizzero che avrebbe fatto di tutto per proteggere operai e popolazione dall’amianto (con cui lui faceva profitti) e che sarebbe stato un “pioniere” dell’abbandono dell’uso della fibra mortale.

L'editoriale
16.01.2020

di 

Claudio Carrer

Negare, disinformare, depistare, screditare. Sono i pilastri della strategia difensiva dell’ex padrone dell’Eternit Stephan Schmidheiny, imputato davanti a quattro tribunali italiani per la strage (più di 3.000 morti) causata dall’amianto delle sue fabbriche, che ritroviamo in una sua recente, delirante ma al tempo stesso interessante intervista.

Un’intervista, rilasciata (non certo casualmente) a poche settimane dall’inizio di un nuovo importante processo per i morti di Casale Monferrato, attraverso la quale cerca di farsi passare di fronte all’opinione pubblica elvetica (soprattutto della Svizzera tedesca) come vittima di un cieco accanimento giudiziario, come un «perseguitato» da magistrati e giudici di un Paese «fallito».

Eternit bis
16.01.2020

di 

Claudio Carrer

«Non ho intenzione di vedere una prigione italiana dall’interno. Ritengo che alla fine il mio comportamento sarà giudicato correttamente e un giorno verrò assolto». È con questi sentimenti che Stephan Schmidheiny affronta il nuovo processo per la strage dell’Eternit in Italia apertosi il 14 gennaio davanti al giudice dell’udienza preliminare (Gup) di Vercelli, chiamato a decidere sulla richiesta di un suo rinvio a giudizio per l’omicidio volontario di 392 persone.

Eternit bis
17.12.2019

di 

Claudio Carrer

«Il 14 gennaio 2020 riprende finalmente il cammino per dare giustizia alle migliaia di vittime dell’Eternit». Con queste parole l’Associazione dei familiari e delle vittime dell’amianto (Afeva) di Casale Monferrato esprime le proprie aspettative in vista dell’imminente apertura di un nuovo grande capitolo del processo Eternit bis, che vede imputato il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny come responsabile delle morti di lavoratori e cittadini causate dagli stabilimenti italiani della multinazionale del cemento-amianto, di cui è stato padrone e massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e il 1986. Un capitolo che si scrive a Vercelli, dove il Giudice dell’udienza preliminare (Gup) dovrà decidere sulla richiesta di rinvio a giudizio della Procura della Repubblica, che come imputazione a carico di Schmidheiny indica l’omicidio volontario.

Svizzera
04.12.2019

di 

Claudio Carrer

All’età di 8 anni, Marcel Jann si trasferisce con la sua famiglia a Niederurnen (Glarona) andando a vivere in una casa situata nelle immediate vicinanze dello stabilimento della Eternit, la fabbrica della morte e “cuore” della multinazionale del cemento-amianto, dove suo padre lavora come contabile. La società Eternit Ag è anche proprietaria dell’abitazione affittata dagli Jann. Involontariamente e inconsapevolmente, Marcel subisce per anni l’esposizione alle polveri disperse anche nell’ambiente circostante da questo tipo di attività industriale. Morirà a 53 anni.

L'editoriale
04.12.2019

di 

Claudio Carrer

«Voglio dare un volto al mesotelioma. Ne va della mia dignità, della mia famiglia e delle future vittime dell’amianto. Deve essere chiarito chi sono i responsabili». Sono le parole pronunciate nel 2006, ormai alla vigilia della morte, da Marcel Jann, maestro di scuola elementare ucciso a 53 anni dalle polveri di amianto che aveva respirato da bambino vivendo a pochi passi dalla tristemente nota Eternit di Niederurnen. Parole pronunciate a stento, col poco fiato che gli rimaneva. Ma ci teneva a farlo, sapendo che non avrebbe mai visto l’esito delle cause giudiziarie. Era molto arrabbiato e ferito: pretendeva le scuse degli Schmidheiny, che non sono però mai arrivate (Stephan fece sapere tramite avvocati di non avere nulla da rimproverarsi); «per decenni con l’amianto si sono fatti tanti soldi. Ma oggi per le tante sofferenze nessuno è responsabile», commentava con amarezza.
Parole profetiche se pensiamo alla scandalosa sentenza pronunciata qualche settimana fa dal Tribunale federale (articolo correlato) proprio sul suo caso: prescritto! L’azione legale contro la società è giunta tardivamente.

Amianto
24.10.2019

di 

Mattia Lento

Nell’anno in cui il sindacato Unia, insieme a Solidar Suisse, è impegnato in una campagna internazionale contro l’esposizione all’amianto dei lavoratori delle aree più povere del mondo, area ha incontrato tre attivisti di Legambiente nel parco sorto al posto della fabbrica Eternit. 

Salute & Lavoro
10.10.2019

di 

Veronica Galster e Claudio Carrer

Dalla fine di settembre in Ticino si è tornati a discutere animatamente di amianto, quel minerale tanto usato nel passato che si è poi rivelato un pericolosissimo killer se inalato, che è stato definitivamente vietato in Svizzera dal 1990, ma che ora sta seminando nuovamente il panico tra lavoratori ed ex lavoratori delle Officine Ffs di Bellinzona (e non solo).


L'editoriale
10.10.2019

di 

Claudio Carrer

Disinformazione, mancanza di trasparenza e totale insensibilità nei confronti dei lavoratori e dei cittadini alle prese con la malattia o con uno stato di ansietà permanente. La situazione di incertezza e di angoscia che stanno vivendo in queste settimane i dipendenti e gli ex dipendenti delle Officine Ffs di Bellinzona e di altre realtà industriali ticinesi che in passato sono stati esposti all’amianto, non rappresenta purtroppo nulla di nuovo per la Svizzera. Un paese che storicamente ha avuto un ruolo centrale nella diffusione nel mondo di questo minerale killer (da qui è partita l’espansione della multinazionale Eternit e qui è nato il primo cartello mondiale dei produttori di cemento amianto) ma che al contempo ha sempre fatto “fatica” a fare i conti con questa tragedia, a tutti i livelli.

Eternit bis di Torino
04.06.2019

di 

Claudio Carrer

Il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny è stato condannato a 4 anni di carcere dal Tribunale di Torino, che lo ha riconosciuto colpevole di omicidio colposo per la morte da esposizione all’amianto di un ex operaio dello stabilimento Eternit di Cavagnolo (da lui controllato tra la metà degli anni Settanta e il 1982, anno della chiusura) e di una cittadina che abitava nelle vicinanze. Si tratta della prima sentenza pronunciata nell’ambito dei quattro processi “Eternit bis” che si stanno celebrando in Italia.

Francia
17.04.2019

di 

Claudio Carrer

Dalla Francia giunge notizia di una storica vittoria giudiziaria delle vittime dell’amianto. In una sentenza dello scorso 5 aprile la Corte di cassazione ha infatti stabilito che tutti i lavoratori (non malati) che hanno subito un’esposizione possono domandare un indennizzo al datore di lavoro per il cosiddetto “danno da ansietà”.

Svizzera
30.01.2019

di 

Claudio Carrer

Meno di trent’anni dopo averlo messo al bando (nel 1990), la Svizzera si appresta ad allentare per la prima volta il divieto dell’amianto. Lo fa attraverso una modifica legislativa che introduce la possibilità in determinate circostanze di immettere sul mercato e di utilizzare oggetti in pietra naturale o artificiale contenenti il pericoloso minerale per riparare e restaurare parti di edifici o manufatti realizzati con serpentinite, una roccia che agli occhi del profano appare molto simile al marmo ma che può contenere fibre di asbesto.

Processo Eternit bis
30.01.2019

di 

Claudio Carrer

Il miliardario svizzero ed ultimo padrone in vita dell’Eternit Stephan Schmidheiny è stato rinviato a giudizio dal giudice dell’udienza preliminare (gup) di Napoli con l’accusa di omicidio volontario con dolo eventuale in relazione alla morte di sei operai che lavoravano nello stabilimento di Bagnoli e due loro famigliari, tutti uccisi dal cancro provocato dall’esposizione all’amianto.

L'editoriale
30.01.2019

di 

Claudio Carrer

Se non vi sarà un inaspettato dietrofront del Consiglio federale, dal 1° giugno il divieto di importare e lavorare amianto in Svizzera verrà allentato. Questo per soddisfare gli appetiti di una lobby, che ha preteso e ottenuto un adeguamento normativo che introduce una nuova eccezione quando in gioco vi sono «ragioni estetiche»: si tratta in particolare di consentire il restauro di parti di edifici o monumenti costruiti con una roccia particolare (la serpentinite) che può contenere dell’amianto (servizio allegato). Invece di pensare all’eliminazione di tali manufatti, come la logica suggerirebbe, ci si adopera per la loro conservazione, cioè per il mantenimento di un’innegabile fonte di pericolo per i lavoratori e la popolazione. Il tutto con la “benedizione” della Suva: semplicemente vergognoso!

Fondo vittime amianto
17.01.2019

di 

Claudio Carrer

Dal 1° luglio 2017 è operativo in Svizzera il Fondo di risarcimento per le vittime dell’amianto (http://fondo-efa.ch), ma finora all’omonima fondazione che lo gestisce sono giunte appena un centinaio di domande: troppo poche se si tiene conto della potenziale cerchia di beneficiari. E insufficiente è anche il contributo finanziario al Fondo sin qui fornito dall’industria e dall’economia, che il Consiglio di fondazione chiama dunque pubblicamente alla cassa a margine della presentazione di un primo bilancio di attività. Un bilancio da cui emergono tuttavia anche aspetti positivi e indicazioni interessanti.

Eternit bis
20.12.2018

di 

Claudio Carrer

Stephan Schmidheiny va condannato a 7 anni di carcere per omicidio colposo aggravato. È la richiesta formulata dal pubblico ministero di Torino Gianfranco Colace nell’ambito del cosiddetto processo “Eternit bis” che si sta celebrando davanti al tribunale del capoluogo piemontese e che dovrebbe giungere a sentenza nel giro di qualche mese. Un processocui sono tra l’altro emerse nuove prove a carico dell’imputato.

L'editoriale
20.12.2018

di 

Claudio Carrer

Mentre in Italia è imputato in ben quattro processi per reati gravissimi (commessi quando era alla testa della multinazionale elvetica del cemento-amianto Eternit) che hanno causato e stanno tuttora causando la morte di migliaia di persone, in Svizzera Stephan Schmidheiny continua a beneficiare di un’incessante opera di disinformazione e di stravolgimento della realtà orchestrata dai suoi fedelissimi, con la complicità di quasi tutti gli organi d’informazione.
L’onorificenza attribuitagli da una fondazione che si definisce promotrice di «giustizia, libertà e responsabilità» di cui riferiamo nell'articolo correlato è solo l’ultima dimostrazione di come questo paese faccia fatica a riconoscere le evidenti responsabilità di questo imprenditore senza scrupoli e della sua famiglia, che per cent’anni ha fatto affari con l’amianto e, nel nome del profitto, mandato a morte lavoratori e cittadini in ogni angolo del mondo.

Il reportage
18.10.2018

di 

Claudio Carrer

Siamo a Cerdanyola del Vallès, cittadina di quasi 60.000 abitanti alla periferia della capitale catalana, nota per ospitare la sede principale della Uab (l’Università autonoma di Barcellona) con i suoi oltre 30.000 studenti, ma anche e soprattutto per la presenza del più grande stabilimento di tutta la Spagna della multinazionale del cemento-amianto Uralita, che qui ha operato tra il 1910 e il 1997 seminando dolore e morti e provocando un disastro ambientale di dimensioni incalcolabili. Non è un caso che inizi proprio in questa località, con un ricevimento istituzionale, il primo Incontro internazionale delle vittime dell’amianto che si è celebrato in Catalogna dal 4 al 6 ottobre e che ha visto la partecipazione di un centinaio di delegati di numerosi paesi.

Sicurezza e lavoro
16.05.2018

di 

Claudio Carrer

Dopo aver rivestito funzioni dirigenziali per quasi mezzo secolo, il 72enne Thomas Schmidheiny ha partecipato lo scorso 8 maggio per l’ultima volta in veste di membro del consiglio di amministrazione all’assemblea generale della sua Lafarge-Holcim, il più grande gruppo mondiale del cemento (con 100.000 dipendenti in 90 paesi), frutto della fusione nel 2015 della francese Lafarge con la svizzera Holcim, che lui ereditò dal padre Max a metà degli anni Settanta. Pur restando il più grosso azionista, con una partecipazione dell’11,4 per cento, con le sue dimissioni finisce l’era della dinastia Schmidheiny, tra le più influenti famiglie d’industriali svizzere dell’ultimo secolo.
Un’era fatta più di ombre che di luci, segnata in particolare dalle decine di migliaia di morti causati in giro per il mondo dall’Eternit, l’altro pezzo dell’impero di famiglia ereditato dal più celebre fratello Stephan.

L'editoriale
16.05.2018

di 

Claudio Carrer

Le recenti dimissioni di Thomas Schmidheiny dal consiglio di amministrazione del colosso mondiale del cemento Lafarge-Holcim (di cui rimane però uno dei principali azionisti) hanno dato l’occasione a certa stampa per celebrare la sua famiglia, la più potente e discussa dinastia industriale svizzera del Ventesimo secolo, nota nel mondo soprattutto per l’attività con l’amianto. E per la scia di morte e di devastazione ambientale che questa si è lasciata dietro. Un dettaglio secondo il quotidiano zurighese Blick, che definisce l’uscita di scena (si fa per dire) dell’ultimo Schmidheiny dopo quasi 150 anni di attività industriale come “la fine di un’incredibile storia di successo”. Siamo alla falsificazione della storia!

La testimonianza
03.05.2018

di 

Claudio Carrer

Bernardino Zanella, 81 anni, frate dell’ordine dei Servi di Maria, è una figura centrale nella storia delle lotte operaie in difesa della salute sviluppatesi a partire dalla metà degli anni Settanta dentro la Eternit di Casale Monferrato (Alessandria), la città-martire dove l’amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita della fabbrica maledetta ha causato migliaia di morti e dove ancora oggi si contano una cinquantina di decessi e di nuove diagnosi di mesotelioma pleurico all’anno. Una città che in occasione della Giornata mondiale delle vittime del 28 aprile scorso ha potuto riabbracciare questo prete-operaio che mancava da quarant’anni ma di cui tutti hanno già sentito parlare.

L'editoriale
19.12.2017

di 

Claudio Carrer

Confermando lo spacchettamento in quattro tronconi del processo Eternit bis a carico dell’ex re dell’amianto Stephan Schmidheiny, i giudici della Corte di Cassazione hanno indubbiamente inferto un ennesimo duro colpo al morale dei famigliari delle vittime, la cui fiducia nella giustizia, dopo sette anni di udienze, condanne, proscioglimenti, annullamenti e ricorsi bocciati, ormai vacilla. Ancora una volta, si ricomincia tutto da capo in quattro diversi tribunali, in un contesto pieno di incognite su cui incombe lo spettro della prescrizione del reato per molte delle vittime innocenti, morte ammazzate dall’amianto utilizzato nel nome del profitto e in pieno disprezzo della salute dei lavoratori e dei cittadini.

Processo Eternit bis
19.12.2017

di 

Claudio Carrer

Si spalancano le porte di quattro tribunali per il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, unico imputato del procedimento Eternit bis, riguardante la morte di 258 persone ammazzate dall’amianto delle sue fabbriche Eternit in Italia. Non vi sarà dunque alcun maxiprocesso, come auspicava la Procura di Torino che indaga sulla vicenda da oltre quindici anni e che ora dovrà dunque condividere questo lavoro con gli uffici giudiziari di Vercelli, Reggio Emilia e Napoli: si occuperanno ciascuno dei singoli casi di decesso avvenuti nel proprio territorio di competenza.

Eternit bis
26.10.2017

di 

Claudio Carrer

Per il miliardario svizzero ed ex padrone dell'Eternit Stephan Schmid­heiny si avvicina un ennesimo importante appuntamento con la giustizia (quella italiana naturalmente, essendo l'unica a occuparsi seriamente della tragedia dell'amianto...): il 13 dicembre prossimo a Roma la Corte Suprema di Cassazione deciderà sulle sorti del cosiddetto processo “Eternit bis” che lo vede imputato per la morte di 258 persone, uccise dall'amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita attraverso gli stabilimenti italiani dell'Eternit, sotto il suo controllo diretto tra la metà degli anni Settanta e il 1986.

L'editoriale
06.07.2017

di 

Claudio Carrer

“La creazione di un fondo per le vittime dell’amianto è una gran buona cosa, ma mi domando: i responsabili materiali della tragedia contribuiscono al suo finanziamento? E non dovrebbero anche rispondere del loro comportamento davanti a un tribunale?”. È l’interrogativo, comprensibile e legittimo, posto da un lavoratore e militante di Unia durante una recente assemblea sindacale in cui veniva presentato il Fondo di risarcimento per le vittime dell’amianto (Fva) in Svizzera, formalmente operativo da alcuni giorni. Un interrogativo da cui emerge con prepotenza quel sentimento d’ingiustizia che pervade chiunque è stato toccato (direttamente o indirettamente) da questa tragedia umana e ambientale con cui purtroppo, nonostante l’amianto in Svizzera sia bandito dal 1990, dovremo fare i conti ancora per decenni.

Sarebbe però sbagliato giudicare il fondo appena istituito utilizzando il bisogno di giustizia come metro di giudizio, perché non è questa la sua funzione.

Amianto
06.07.2017

di 

Claudio Carrer

Il Fondo per le vittime dell’amianto (Fva) è finalmente realtà: l’omonima fondazione che lo gestisce, operativa dal 3 luglio, è pronta a esaminare le prime richieste di risarcimento e a fornire le prestazioni previste.

Frutto dell’intesa scaturita nel novembre 2016 tra associazioni delle vittime, sindacati, assicurazioni e imprese nell’ambito della tavola rotonda istituita a questo scopo, il Fva prevede misure di sostegno finanziario sia alle persone che hanno subito in Svizzera un’esposizione (lavorativa o ambientale) alla polvere killer e si sono ammalate, sia ai loro familiari, così come l’istituzione di un servizio di sostegno e accompagnamento psicosociale (care service).

Eternit bis
25.01.2017

di 

Claudio Carrer

Stephan Schmidheiny era perfettamente a conoscenza dei rischi dell’amianto e dunque sapeva che i lavoratori, respirando le polveri, avrebbero corso il rischio di ammalarsi e di morire.

Partendo da questa constatazione, peraltro supportata da un ingente materiale probatorio, la Procura di Torino nelle scorse settimane ha presentato appello alla Corte di cassazione contro la decisione del 29 novembre 2016 del giudice dell’udienza preliminare (Gup) Federica Bompieri, che nell’ambito del processo Eternit bis aveva derubricato l’accusa da omicidio volontario a omicidio colposo, provocando così (per una questione di competenza territoriale) il frazionamento del procedimento in quattro tronconi, a dipendenza del luogo di residenza delle 258 vittime in oggetto.

Svizzera
21.12.2016

di 

Claudio Carrer

Le vittime che hanno subito un’esposizione all’amianto (lavorativa o ambientale) in Svizzera e che si sono ammalate dopo il 2006, quelle che si ammaleranno nei prossimi anni e i loro familiari, avranno diritto in tempi brevi a un indennizzo finanziario per il torto subito e a un maggiore sostegno psicologico. Le prestazioni saranno finanziate attraverso un apposito Fondo che sarà costituito nei prossimi mesi, conformemente all’intesa raggiunta lo scorso 30 novembre tra i partecipanti alla tavola rotonda organizzata a questo scopo dal capo del Dipartimento federale dell’Interno Alain Berset.

Strage dell'amianto
06.12.2016

di 

Claudio Carrer

Non un processo unico a Torino ma quattro differenti procedimenti: uno nel capoluogo piemontese, uno a Reggio Emilia, uno a Napoli e un altro ancora (il più grande) a Vercelli. Non omicidio intenzionale ma omicidio colposo plurimo aggravato come capo d'accusa contro l'ex padrone della Eternit Stephan Schmidheiny. Così ha stabilito martedì scorso 29 novembre a Torino la giudice dell'udienza preliminare (gup) Federica Bompieri, che era chiamata a esprimersi sulla richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario formulata dalla Procura di Torino.

Dopo quindici anni di indagini, due processi, una condanna annullata a causa della prescrizione, una sentenza della Corte costituzionale e un anno e mezzo di udienza preliminare di quello che sarebbe dovuto essere il processo “Eternit bis” per la morte di 258 persone uccise dal l'amianto disperso negli ambienti di vita e di lavoro dagli stabilimenti Eternit in Italia (sotto il controllo del gruppo svizzero tra la metà degli anni Settanta e il 1986), la vicenda giudiziaria che coinvolge il miliardario svizzero subisce così una nuova svolta.

Eternit bis
24.08.2016

di 

Claudio Carrer

L’ex padrone dell’Eternit Stephan Schmidheiny potrà essere processato per l’omicidio intenzionale di centinaia di persone, morte ammazzate dalle polveri d’amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche in Italia tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, quando era a capo della multinazionale svizzero-belga.

Lo ha stabilito la Corte costituzionale italiana lo scorso 21 luglio con un’attesissima sentenza che spiana la strada ad un nuovo rinvio a giudizio per il miliardario svizzero, salvatosi da una pesante condanna per disastro ambientale nel primo storico processo – conclusosi nel novembre 2014 – solo grazie alla prescrizione. La decisione formale, che spetta al giudice dell’udienza preliminare di Torino (Gup), dovrebbe giungere entro qualche mese.

L'inchiesta
29.06.2016

di 

Claudio Carrer

L'anno scorso in Svizzera sono state vendute 66'332 biciclette elettriche e 112'244 mountainbikes, nelle nostre case vivono 1,35 milioni di gatti, 500 mila cani e 4,5 milioni di pesci, mentre nelle aziende agricole elvetiche si contano 1'554'319 bovini e 1'495'737 suini. Il lettore si tranquillizzi: chi scrive non è caduto in uno stato di confusione mentale. Questo elenco di dati ci serve solo per sottolineare quanto a fondo si possa spingere la ricerca statistica e soprattutto per rilevare come in Svizzera sia per contro estremamente complesso fare luce su una questione ben più importante come per esempio la tragedia dell'amianto: mentre per scoprire le curiosità citate in entrata bastano cinque minuti di tempo e un paio di click sul nostro computer, per stabilire il numero più o meno esatto di persone che sono morte e continuano a morire a causa della fibra killer si deve passare per un percorso a ostacoli.

Svizzera
29.06.2016

di 

Claudio Carrer

Le persone condannate a morte per essere state esposte in Svizzera alle polveri di amianto (sul luogo di lavoro o altrove) e i loro familiari otterranno un sostegno finanziario tramite un Fondo che sarà costituito nei prossimi mesi.

Eternit bis
17.06.2015

di 

Claudio Carrer

L’accusa chiede che Stephan Schmid­heiny venga processato per l’omicidio volontario di 258 persone vittime dell’amianto disperso negli ambienti lavorativi e abitativi dagli stabilimenti italiani dell’Eternit, la multinazionale di cui il miliardario svizzero ha assunto il controllo a partire dal 1976. Secondo la difesa non si dovrebbe per contro celebrare alcun nuovo processo dopo che la Cassazione nel novembre 2014 ha annullato, a causa della prescrizione, la condanna inflittagli a Torino per disastro ambientale. Il giudice dell’udienza preliminare (gup) Federica Bompieri deciderà sulla richiesta di rinvio a giudizio martedì 14 luglio.

Eternit bis
20.05.2015

di 

Claudio Carrer

Quando è chiamato a rendere conto davanti alla giustizia per i danni causati con la sua attività di industriale dell’amianto, Stephan Schmidheiny non si fa mai vedere: preferisce mandare avanti i suoi avvocati, perché lui si difende dai processi e non nei processi. Se n’è avuta conferma la settimana scorsa nelle prime udienze preliminari al Tribunale di Torino, che entro luglio stabilirà se Mister Eternit dovrà essere processato per omicidio volontario, così come chiede la Procura di Torino in relazione alla morte di 258 persone vittime dell’amianto disperso negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta, cioè quando lui era il massimo dirigente della multinazionale svizzero-belga.

L'editoriale
20.05.2015

di 

Claudio Carrer

“Frequentavo le scuole elementari in una cittadina delle Fiandre. Un giorno la nostra insegnate ci portò a visitare una fabbrica. All’entrata dello stabilimento una compagna di classe mi raccomandò di respirare piano e di restare il meno possibile in quel posto perché poteva essere pericoloso. Solo molti anni dopo capii che il pericolo era costituito dall’amianto e che quella bambina, pur nella sua ingenuità, era ben informata essendo una delle nipoti della famiglia di industriali belgi Emsens, che all’epoca insieme con gli svizzeri Schmidheiny, deteneva il marchio Eternit”. La tragica e toccante testimonianza, che area ha raccolto un paio di anni fa, si riferisce a un episodio risalente al 1948.

Un dato indicativo della spregiudicatezza degli industriali che, pur consapevoli della pericolosità per la salute dell’uomo, hanno continuato a usare l’amianto per decenni ricorrendo a tutti i mezzi possibili per nascondere le evidenze scientifiche o far credere che fosse possibile lavorarlo “in sicurezza”. Oggi l’Europa fa la conta dei danni: 15.000 morti all’anno per malattie asbesto-correlate, un terzo della popolazione ancora esposta all’amianto, che resta la causa della metà dei decessi per tumori professionali, come indica l’Organizzazione mondiale della sanità.

Ma, contrariamente a quanto comunemente si ritiene, ancora oggi l’Europa continua a essere confrontata con una potentissima lobby industriale dell’amianto (tuttora utilizzato, prodotto ed esportato in ben 15 Stati su 53).

Strage Eternit
06.05.2015

di 

Claudio Carrer

Martedì prossimo 12 maggio 2015 si terrà al Tribunale di Torino la prima delle udienze preliminari per stabilire se il miliardario svizzero Stephan Schmid­heiny dovrà essere rinviato a giudizio e dunque processato per il reato di omicidio aggravato volontario, così come ipotizza la Procura torinese in relazione alla morte di 258 persone, vittime delle polveri di amianto disperse negli ambienti di lavoro e di vita dagli stabilimenti italiani della multinazionale Eternit, di cui è stato massimo dirigente tra la metà degli anni Settanta e la metà degli anni Ottanta. Alla vigilia di questo appuntamento area ha seguito le celebrazioni per la Giornata mondiale delle vittime dell'amianto a Casale Monferrato, la città Martire.

Processo Eternit bis
04.03.2015

di 

Claudio Carrer

Per il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny, appena “graziato” dalla prescrizione nell’ambito di un primo procedimento per disastro ambientale, potrebbe presto aprirsi in Italia una nuova stagione di processi per i morti d’amianto causati dalla sua attività imprenditoriale alla testa della multinazionale Eternit tra la metà degli anni Settanta e la metà degli Ottanta.

Il primo dei tre i procedimenti pendenti a suo carico entrerà in una fase decisiva prima dell’estate con la cosiddetta “udienza preliminare”, nell’ambito della quale sarà valutata la richiesta di rinvio a giudizio per omicidio volontario aggravato, presentata nei giorni dalla Procura di Torino.

L'editoriale
23.11.2014

di 

Claudio Carrer

“Ho una grande rabbia dentro. Sento di avere la forza per andare avanti. Tutto quello che abbiamo fatto per decenni deve lasciare il segno in Italia e nel mondo”; “Non ci faremo portare a spasso al guinzaglio come cagnolini, ma reagiremo”; “Siamo piegati dal dolore e dall'amarezza ma non ci siamo arresi, non è nella nostra indole. La nostra è una lotta che viene da lontano e abbiamo il dovere morale di continuarla”.
Se Romana Blasotti Pavesi (85 anni, cinque familiari ammazzati dall’amianto di Stephan Schmidheiny, nella foto), Bruno Pesce e Nicola Pondrano (una vita intera dedicata alle battaglie sindacali, sociali e legali al fianco delle vittime dell’Eternit) riescono a reagire così a un’offesa come quella inferta mercoledì scorso dalla Corte di Cassazione ai loro morti e ai loro concittadini di Casale Monferrato, vuol dire che il 19 novembre 2014  è stata sì scritta una pagina nera per la giustizia e per i diritti dei lavoratori, ma si è anche aperta una nuova fase della lotta iniziata quarant’anni fa.

Processo Eternit
23.11.2014

di 

Claudio Carrer

Stephan Schmidheiny ha provocato consapevolmente un disastro ambientale che ha ucciso, sta uccidendo e continuerà a uccidere migliaia di persone che hanno respirato le polveri di amianto immesse negli ambienti di lavoro e di vita dalle sue fabbriche Eternit in Italia. Ma lui non va punito perché, con la chiusura degli stabilimenti nel 1985, ha smesso di delinquere e dunque «il reato è estinto per prescrizione maturata antecedentemente alla sentenza di primo grado». Così ha deciso mercoledì sera a Roma, chiudendo una giornata processuale drammatica, la prima sezione penale della Corte di cassazione. La condanna a 18 anni di carcere che era stata inflitta al magnate svizzero dal Tribunale d'Appello di Torino nel 2013 è così annullata e con essa tutti i risarcimenti alle vittime.

Amianto
23.10.2014

di 

Claudio Carrer

Convocare una tavola rotonda tra tutti gli attori interessati per discutere dell’istituzione di un Fondo nazionale d’indennizzo delle vittime dell’amianto? La proposta, formulata qualche settimana fa dai sindacati attraverso una lettera aperta al Consiglio federale, sta provocando reazioni incoraggianti.

L'editoriale
09.10.2014

di 

Claudio Carrer

Anche in Svizzera si sta finalmente stringendo il cerchio intorno ai responsabili della tragedia dell’amianto: sebbene nessun imprenditore, come sarebbe giusto, verrà mai chiamato a rendere conto davanti a un tribunale per aver esposto alle micidiali fibre e mandato a morte migliaia di lavoratori e cittadini, si sta facendo strada l’ipotesi di istituire un Fondo nazionale d’indennizzo delle vittime. Tutto è ancora da discutere e da definire, ma i timidi segnali di apertura giunti nei giorni scorsi dal mondo economico e imprenditoriale in risposta alle rivendicazioni formulate dall’Unione sindacale svizzera (ne riferiamo a pagina 7) hanno quasi del sensazionale per un paese come il nostro, che storicamente fatica a fare i conti con questa vicenda. Proprio per questo serve prudenza e vigilanza

Amianto
09.10.2014

di 

Claudio Carrer

Rivedere le assurde norme in materia di prescrizione che oggi non consentono alle vittime dell’amianto di far valere i loro diritti, istituire un fondo nazionale d’indennizzo finanziato dagli imprenditori responsabili della tragedia, rafforzare le misure di prevenzione e di tutela dei lavoratori che ancora oggi entrano in contatto con la micidiale fibra. Sono le principali rivendicazioni formulate martedì in una conferenza stampa a Berna dall’Unione sindacale svizzera (Uss) e contenute in una lettera aperta al Consiglio federale, in cui si afferma l’urgenza di promuovere un’offensiva tesa a risolvere i tanti problemi ancora sul tappeto a quasi 25 anni dalla messa al bando dell’amianto in Svizzera e si chiede la convocazione di una “tavola rotonda” tra tutti gli attori interessati per affrontare finalmente la questione del risarcimento di centinaia di vittime dimenticate.

Amianto
10.09.2014

di 

Gianni Beretta

Il cimitero del sobborgo El Salto è spoglio, trascurato. Fa un gran caldo; la stagione delle piogge stenta ad affacciarsi e tutto intorno è polveroso. La tomba di Ramon Antonio Campos Larios, 57 anni, Moncho per gli amici, è ancora fresca. Ramon è la 71esima vittima dell’amianto della Nicalit S.A. di San Rafael del Sur, una cittadina di 20.000 abitanti (che raddoppia coi dintorni) situata fra Managua e, a un passo, la costa del Pacifico.

«Fino all’ultimo gli abbiamo chiesto di far sentire la sua voce», sussurra Guillermo, uno della Commissione ex lavoratori Nicalit che mi accompagna. «Ma niente; si era illuso che la dirigenza di quello che è rimasto dell’azienda, riconoscesse qualcosa a lui o alla sua famiglia».

Amianto
05.06.2014

di 

Claudio Carrer

Berna non ricorrerà all’ultima istanza della Corte europea dei diritti dell’uomo contro la sentenza dell’11 marzo scorso che ha condannato la Confederazione per la sua prassi in materia di prescrizione nei confronti delle vittime dell’amianto. Così ha deciso, d’intesa con la responsabile del Dipartimento federale di giustizia e polizia Simonetta Sommaruga, l’Ufficio federale di giustizia. La decisione dei giudici di Strasburgo assume così carattere definitivo e da subito tutti i tribunali svizzeri dovranno metterla in pratica.

Amianto
05.06.2014

di 

Claudio Carrer

L'annosa battaglia per la messa al bando totale dell'amianto a livello mondiale ha segnato dei passi in avanti negli ultimi anni, ma molto, anzi moltissimo, resta ancora da fare: sia nei paesi che ancora lo esportano o lo importano e lo lavorano sia in quelli che lo hanno già vietato da  anni ma che continuano ad essere confrontati con una massiccia presenza del minerale killer e con le legittime pretese di giustizia da parte delle vittime. Questo, in estrema sintesi, lo spaccato della situazione emerso dalla Conferenza internazionale sull'amianto tenutasi a Vienna il 6 e 7 maggio scorsi su iniziativa della Federazione mondiale dei lavoratori dell'edilizia e del legno e che ha visto la partecipazione di rappresentanti sindacali, istituzionali e della società civile di 41 paesi dei cinque continenti.

Schmidheiny e l'America latina
02.05.2014

di 

Maurizio Matteuzzi

“Uno dei più generosi filantropi in America latina”. Così il Wall Street Journal definiva Stephan Schmidheiny nel 2002, quando l’inchiesta del giudice Raffaele Guariniello era partita da poco ed erano ancora lontane le storiche sentenze del 2012 e del 2013. Mr Eternit si diceva indignato per l’affronto alla sua reputazione e al «valore di quanto sto facendo» e concludeva, con l’arroganza dell’intoccabile: «Ve lo prometto: non finirò mai in una prigione italiana. Ogni tanto mi guardo allo specchio e posso sentirmi fiero di quello che ho fatto». La stessa sicumera della recente intervista alla Nzz am Sonn­tag (articolo correlato). In prigione forse no. Ma il 2014 potrebbe essere il peggior anno della sua vita. Perché ora l’obiettivo delle “sue” vittime (in ansiosa attesa della sentenza della Corte di Cassazione italiana, terzo e ultimo grado di giudizio, prevista entro l’anno), punta dritto a quello che qualcuno ha definito il “suo patrimonio immateriale”. Smantellare pezzo per pezzo l’operazione scientifica di “sbiancamento” e “rilavaggio” della biografia che si è costruito in questi ultimi 20-25 anni di scorribande, specialmente per l’America latina.

Processo Eternit
02.05.2014

di 

Claudio Carrer

Un processo «assurdo» che gli ha procurato momenti di «grande sconforto» ma di cui ora attende l’esito finale «con serenità», convinto di aver fatto «il meglio» che «come imprenditore» potesse fare quando era alla testa dell’Eternit, cioè «uscire al più presto dalla lavorazione dell’amianto». Dopo anni di silenzio e a pochi mesi dalla sentenza definitiva del processo che lo vede imputato in Italia per le migliaia di morti e di malati provocati dalle sue fabbriche e per cui è stato condannato in appello a 18 anni con l’accusa di disastro ambientale doloso permanente, il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny torna a parlare. Anzi a straparlare, a raccontare menzogne e falsità storiche.

Amianto
26.03.2014

di 

Claudio Carrer

Silenzio: ora parlano le vittime. Dopo la storica sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo che costringerà la Svizzera a rivedere le sue norme in materia di prescrizione e che consentirà finalmente ai lavoratori e ai cittadini avvelenati dall’amianto utilizzato in passato dalle aziende elvetiche di far valere le loro giuste pretese di risarcimento, molte persone colpite tornano a sperare nella giustizia e ritrovano il coraggio di alzare la voce, di formulare rivendicazioni all’indirizzo della politica e dei responsabili della tragedia. A cominciare da quella che chiede la costituzione di un Fondo nazionale d’indennizzo per tutte le vittime dell’amianto.

Processo Eternit
11.09.2013

di 

Claudio Carrer

L’ex padrone di Eternit Stephan Schmidheiny sapeva perfettamente che l’utilizzo dell’amianto nei suoi stabilimenti avrebbe causato una lunga catena di migliaia di morti, sia tra i lavoratori sia tra i cittadini comuni, ma non si è fermato. Ponendo il profitto al primo posto, il magnate svizzero ha anzi organizzato un’«opera di disinformazione» e ha ordinato ai suoi dirigenti di mentire. I giudici della Corte d’appello di Torino, che lo scorso giugno lo hanno condannato a 18 anni di carcere, ne sono convinti «oltre ogni ragionevole dubbio», come scrivono nelle motivazioni della sentenza rese note il 2 settembre scorso.

Eternit Svizzera
20.06.2013

di 

Claudio Carrer

Come si è comportato lo Stato in relazione ai pericoli per la salute dei lavoratori e dei cittadini legati all’uso industriale dell’amianto nella fabbrica Eternit di Niederurnen? È una domanda a cui i più cercano di sfuggire in questa località di fondovalle del cantone Glarona, sede storica della multinazionale che fu della famiglia di Stephan Schmidheiny (recentemente condannato in Italia dal Tribunale d’appello di Torino per disastro ambientale doloso a 18 anni di carcere) e dove ancora oggi opera la società (suo successore in diritto) Eternit Schweiz AG. Ora però governo e parlamento glaronesi saranno obbligati perlomeno a chinarsi sulla questione in seguito a una mozione presentata dal giovane deputato socialista Marco Kistler.

Processo Eternit
06.06.2013

di 

Claudio Carrer

La Corte d'appello del Tribunale di Torino ha pronunciato lunedì il verdetto di secondo grado del processo Eternit. Il magnate svizzero ed ex padrone della multinazionale dell'amianto Stephan Schmidheiny è stato condannato a 18 anni di reclusione per disastro ambientale doloso permanente. Le motivazioni saranno note tra circa tre mesi, ma i suoi avvocati difensori hanno già annunciato ricorso in Cassazione, massima istanza giudiziaria italiana.

Intanto però il procuratore Raffaele Guariniello che ha condotto le indagini sta per emettere una nuova richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Schmidheiny: questa volta per omicidio, conferma in un'intervista ad area, realizzata pochi minuti dopo la lettura della sentenza d'appello.

L'editoriale
06.06.2013

di 

Claudio Carrer

Se Stephan Schmidheiny non fosse un ex industriale senza scrupoli che ha lucrato sulla pelle di lavoratori e cittadini e  che in passato ha ricoperto incarichi in seno a società del calibro di Ubs, Abb e Nestlé, ma un ladro seriale pizzicato a rubare in un grande magazzino milanese, la notizia di una sua condanna avrebbe sicuramente ottenuto maggiore eco sui media svizzeri e non avrebbe provocato alcuna reazione innocentista.

 

Processo Eternit
06.06.2013

di 

Claudio Carrer

«In nome del popolo italiano, la Corte di appello ha pronunciato la seguente sentenza...». Sono le 15.29 quando il giudice Alberto Oggè incomincia la lettura del verdetto. L'aula è gremita in ogni ordine di posto, la tensione è palpabile: tra i familiari e i rappresentanti delle associazioni delle vittime giunti in massa a Torino è diffuso il timore che qualcosa possa andare storto, che in pochi minuti si vanifichino anni di battaglie per la giustizia. E le prime parole di Oggè (che fa riferimento a una «parziale riforma» della sentenza di primo grado e a un’assoluzione «per non aver commesso il fatto» in ordine a una parte delle accuse), complici anche le difficoltà per un profano del diritto di comprendere il linguaggio tecnico-giuridico, non fanno che accrescere la paura.

Processo Eternit
06.06.2013

di 

Claudio Carrer

I media svizzeri hanno dato scarso risalto alla condanna di Stephan Schmidheiny: nessuna testata, tranne il Tg della Rsi, l’ha messa in prima pagina o nei titoli di apertura.

Processo Eternit
23.05.2013

di 

Claudio Carrer

«Per anni è stato più bravo Stephan Schmidheiny a nascondersi, grazie anche all'attività di depistaggio. Ma alla fine, grazie anche alle vittime dell'Eternit e alle loro famiglie, siamo riusciti a capire che quell’immane disastro causato dall’amianto aveva un'unica regia. Dietro c’era la proprietà». Prendendo per l'ultima volta la parola dinnanzi alla Corte d’appello di Torino che lunedì 3 giugno emetterà la sentenza, settimana scorsa il procuratore Raffaele Guariniello ha nuovamente saputo riassumere con grande efficacia la storia del processo per la strage italiana dell’Eternit e delineare con chiarezza le responsabilità degli imputati, il barone belga Jean Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. 

L'editoriale
27.03.2013

di 

Claudio Carrer

Un illustre cittadino svizzero è dal 2009 sotto processo in Italia. Accusato di reati gravissimi, è già stato condannato in prima istanza a sedici anni di carcere ed ora è in attesa della sentenza di secondo grado. È il miliardario e sedicente filantropo Stephan Schmidheiny, già membro dei consigli d’amministrazione di importanti società elvetiche (come Ubs, Abb, Swatch, Nestlé) e soprattutto ex “patron” della multinazionale dell'amianto Eternit. Non proprio uno svizzero qualunque.

Processo Eternit
14.03.2013

di 

Claudio Carrer

Il processo d'appello Eternit di Torino va avanti e già prima dell'estate dovrebbe giungere a sentenza. Nelle prime udienze i legali degli imputati le hanno provate tutte per impedire alla giustizia italiana di fare il suo corso, ma le numerose eccezioni da loro sollevate sono state respinte dalla Corte e il dibattito è potuto entrare nel merito della vicenda, nel merito della strage causata dagli stabilimenti italiani della multinazionale svizzero-belga dell'amianto e della condotta criminale dei suoi massimi ex dirigenti succedutisi alla sua guida, il belga Jean Louis De Cartier e il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, entrambi condannati in primo grado a sedici anni di carcere per omissione dolosa delle misure anti-infortunistiche sui luoghi di lavoro e per disastro ambientale doloso permanente.

 

 

Processo Eternit
07.02.2013

di 

Claudio Carrer

Le vittime dell'amianto sono tornate in massa a Torino in occasione dell'apertura del processo d'appello ai vertici dell'Eternit. Sono venuti da Casale Monferrato (in 500) e da altre parti d'Italia e d'Europa a portare la loro testimonianza della strage e far sentire tutta la loro voglia di giustizia. Assenti invece gli imputati, il barone belga Louis de Cartier de Marchienne e il miliardario svizzero Stephan Schmidheiny. Il processo d'appello, iniziatosi oggi 14 febbraio, dovrebbe concludersi nel giro di qualche mese.

23.11.2012

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Francesco Bonsaver
26.10.2012

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Claudio Carrer
28.09.2012

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Claudio Carrer
31.08.2012

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Silvano De Pietro
06.07.2012

di 

Claudio Carrer
06.07.2012

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Claudio Carrer
22.06.2012

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Claudio Carrer
24.05.2012

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Claudio Carrer
24.05.2012

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Claudio Carrer
20.04.2012

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Gianfranco Helbling
02.03.2012

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10.02.2012

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25.11.2011

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08.07.2011

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