Altri 210 milioni di multa per Kering

Il colosso del lusso ha chiuso la diatriba con il fisco francese per il ruolo avuto dalla sua filiale ticinese Lgi

La multinazionale Kering, controllata dal miliardario François-Henry Pinault, è stata costretta ad attingere al portafoglio per saldare il filone francese del suo vasto sistema d’evasione fiscale. Un sistema che aveva come perno la Luxury Goods International Sa (Lgi) di Cadempino, dove la società - in origine denominata Gucci Sa - si era stabilita alla fine degli anni’90.

 

Secondo quanto riferito da Mediapart e da Il Fatto Quotidiano, nel 2020, Kering ha dovuto pagare allo Stato francese almeno 210 milioni di euro per la vicenda che riguarda i suoi marchi Yves Saint Laurent e Balenciaga. Entrambe le società, simbolo del lusso francese, hanno registrato questo onere fiscale nei loro conti ufficiali, pubblicati nel registro di commercio.

 

Contattato dai due giornali, il gruppo Kering conferma che l'inchiesta delle autorità francesi è stata “chiusa”, ma rifiuta di riferire l'importo. In barba ai valori di "trasparenza" e responsabilità sociale e ambientale propagandati dal gruppo nella sua comunicazione ufficiale.

 

Ricordiamo che nel maggio 2019, la stessa Kering aveva annunciato di aver pagato una multa di 1,25 miliardi di euro per porre fine al suo contenzioso fiscale in Italia. Le indagini erano scattate qualche anno prima e ruotavano attorno al ruolo della controllata svizzera Lgi, una società che - come aveva raccontato area - è da sempre stata vicina all’ex consigliera di Stato Marina Masoni, oggi presidente di TicinoModa. Il sospetto era che il gruppo, in particolare il marchio Gucci, avesse evaso il fisco non dichiarando in Italia un totale di 14,5 miliardi di euro. Soldi che, grazie a dei trucchetti contabili, sarebbero invece stati registrati in Ticino. Con il patteggiamento, il più elevato della storia italiana, la multinazionale ha evitato un processo. Di fatto ha però ammesso il mancato pagamento delle tasse in Italia, tra il 2011 e il 2017, grazie a “una stabile organizzazione occulta” costituita dalla società di Cadempino.

 

Per quasi vent'anni, la famiglia Pinault, che possiede il 41% di Kering e rappresentano la quinta più grande fortuna in Francia (41 miliardi di euro secondo Challenges), ha operato un enorme schema di elusione fiscale in Svizzera, collocando la maggior parte dei profitti di Kering in Ticino. Qui la Lgi ha macinato utili annuali attorno al miliardo di franchi (2,5 miliardi nell’ultimo anno di vacche grasse in Ticino, il 2018), facendo le gioie del Cantone e del Comune.

 

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Gioie che sono terminate quando, una volta scoperto il giochetto, il ruolo della filiale ticinese - in sé quasi esclusivamente logistico - è venuto meno. Nel 2019, il gettito delle persone giuridiche cantonali è così sceso di 55,9 milioni di franchi rispetto a quanto preventivato. Un’importante flessione, registratasi anche nei comuni dove Kering pagava le imposte, dovuta al cambiamento di strategia imposto a Kering in Italia e in Francia.

 

A Parigi il discorso è opposto. Quando Kering ha iniziato a ripatriare in Francia i ricavi prima artificialmente trasferiti alla Lgi, ecco che il fatturato di Yves Saint Laurent SA è cominciato a salire: tra il 2018 e il 2019 è passato da 392 milioni di euro a 1,18 miliardi. Lo stesso vale per Balenciaga, i cui ricavi sono improvvisamente quintuplicati, da 185 a 927 milioni di euro.

 

Con questa vicenda si chiudono forse i contenziosi tra la Kering e il fisco. Quello che è certo è che l’evasione fiscale è stata redditizia non solo per il Ticino: ad oggi, l'importo cumulativo delle multe fiscali italiane e francesi è infatti inferiore all'importo delle tasse evase da Kering.

Pubblicato il

17.02.2022 14:07
Federico Franchini