L’impatto devastante della guerra in Ucraina va ben oltre le frontiere del paese, ridotto in macerie dal conflitto. Le conseguenze sono enormi anche sul prezzo delle forniture di cibo, carburante e fertilizzanti a livello globale – è allarme crisi alimentare. L’aumento del prezzo di grano e mais ha poche conseguenze sulla nostra vita: per la maggior parte di noi i soldi spesi per mangiare sono una piccola percentuale delle spese complessive. Ma questo costo ha un impatto devastante altrove. Oggi 811 milioni di persone soffrono la fame e il loro numero aumenta di giorno in giorno con l’aumentare del prezzo dei generi alimentari di prima necessità sui mercati internazionali. Una situazione drammatica destinata solo a peggiorare a causa dell’impatto del cambiamento climatico sulla produzione di derrate alimentari. Il Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite prevede che entro il 2050 la parte di umanità colpita dalla fame e dalla malnutrizione aumenterà del 20 per cento. Ma cosa vuol dire diritto all’alimentazione? Il diritto all’alimentazione è uno dei diritti umani fondamentali. L’articolo 11 del Patto internazionale sui diritti economici, sociali e culturali (Desc) riconosce a tutte le persone il diritto di essere libere dalla fame. Secondo l’interpretazione del Comitato Onu per i Desc è unicamente questione di non soffrire la fame. Il diritto all’alimentazione significa l’accesso a un nutrimento sano, a un prezzo abbordabile e socialmente accettabile. Per poterci nutrire in modo adeguato non dobbiamo essere costretti a rinunciare ad altri diritti fondamentali, quali la salute o l’educazione. Gli Stati non possono ostacolare l’accesso al cibo e devono garantire che nessuno tenti di agire in questo senso. Se parte della popolazione è nell’impossibilità di procurarsi il cibo necessario – per esempio a causa di una catastrofe naturale o di una crisi – lo Stato ha il dovere di intervenire. Il diritto all’alimentazione è calpestato ogni qualvolta alla popolazione è impedito di acquistare cibo sano a prezzi accessibili e culturalmente accettabili. Questo avviene, ad esempio, quando un governo impedisce l’arrivo e la distribuzione di aiuti umanitari in una zona di conflitto, ma anche quando a un gruppo di persone sono rifiutati o razionati gli alimenti a causa del colore della pelle, dell’appartenenza etnica, religiosa, di genere o per qualsiasi altra caratteristica. L’insicurezza alimentare tocca in maggioranza le donne, poiché subiscono delle discriminazioni nell’accesso alla proprietà della terra o ai prestiti. Le donne sono inoltre esposte a differenze salariali legate all’appartenenza di genere. Laddove le protezioni sociali sono insufficienti, il prezzo degli alimenti li rende inaccessibili per le persone più povere. Gli Stati sono tenuti a mettere in atto tutte le misure possibili per garantire il diritto all’alimentazione: la lotta al-le cause dell’insicurezza alimentare deve essere una priorità assoluta delle loro politiche.
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