Lavarsi le mani dopo aver aperto la posta. Ormai lo fa l’impiegata di Washington, come la casalinga di New York. Gli americani si difendono come possono dalle spore dell’antrace, perché lo stato va a rilento. Alla periferia di Washington un numero verde è stato istituito solo dopo la morte di due postini. Come meravigliarsi se da settimane la gente sta in fila per ore per ricevere l’anti-influenzale. Mentre aspetta sfoglia i giornali e scopre che i prossimi pericoli potrebbero chiamarsi vaiolo, ebola o peste. Sono nemici invisibili, che escono da laboratori superprotetti. Forse sono persino germi americani. Da anni gli Stati Uniti temono un attacco all’antrace, non per niente nel 1997 il Pentagono ha deciso di vaccinare 2,4 milioni di soldati e riservisti. Allora sembrò una decisione strana. Tanto strana da spingere tre giornalisti americani a scavare su questa storia per saperne di più. Ne è nato il libro Germ *), che da settimane guida la classifica dei saggi più venduti in America. Il vaccino che scarseggia Si scopre così che dieci anni fa i vertici americani, gli stessi che oggi guidano gli Stati Uniti, hanno dovuto fronteggiare un’emergenza antrace. I germi erano allora nelle mani di Saddam Hussein. Allo scoppio della guerra del Golfo gli americani non esclusero l’ipotesi che Hussein avesse sviluppato armi batteriologiche come antrace e botulino da usare per colpire le truppe americane. Il Pentagono, che allora era diretto dall’attuale vicepresidente Dick Cheney, e il generale Colin Powell, attuale segretario di Stato, scoprirono in quella occasione che i ricercatori sapevano molto sull’antrace e sul suo impiego, ma, si legge nel libro, «sapevano poco su come combattere» un’epidemia. Nel settembre del 1990 in un laboratorio di Fort Detrick, alle porte di Washington, fu allora deciso di infettare alcune decine di scimmie. Vennero divise in gruppi e curate alcune con vaccini, altre con antibiotici o altre ancora con una combinazione di antibiotici e vaccino. Quest’ultima si rivelò la cura migliore, la sola in grado di far sopravvivere tutte le scimmie. Gli scienziati consigliarono quindi di vaccinare la truppa. Con che cosa? In quel momento gli Stati Uniti disponevano solo di circa 10 mila dosi, mentre i soldati al fronte erano circa mezzo milione. I vertici americani si trovarono allora nella non facile posizione di dover decidere chi vaccinare per prima. Un attacco all’antrace poteva colpire il fronte, ma anche una base militare. Neanche la popolazione civile saudita era al sicuro dalle spore mortali. Molto dipendeva dalla direzione del vento che può facilmente trasportarle lontano. Negli anni ’80 più volte esperti avevano proposto alle autorità americane di fare scorte di vaccino per proteggere la truppa. La decisione era sempre stata rinviata a tempi migliori perché il vaccino costava troppo. Spendere per il vaccino implicava ridurre le spese per l’armamento. Adesso si scopriva che per produrne abbastanza ci voleva circa un anno di tempo, perché i germi per riprodursi hanno bisogno di tempo e, in quel momento, negli Stati Uniti c’era una sola società autorizzata a produrre il prezioso vaccino e ottenere i permessi per altri laboratori era un’impresa lunga e difficile. Al punto che ancora oggi i vaccini contro l’antrace escono da un solo laboratorio, che nelle ultime settimane era fuori servizio per manutenzione. I timori si placarono un po’ quando si scoprì che nemmeno i soldati iracheni fatti prigionieri erano stati vaccinati, il che lasciava pensare che Hussein non avesse intenzione di utilizzate l’antrace che poteva al limite infettare anche le sue truppe. Il mirino su Cuba In passato anche gli americani avevano pensato di attuare attacchi batteriologici. All’inizio degli anni ’60, il mirino era puntato contro la Cuba di Fidel Castro. Secondo ufficiali del Pentagono, gli americani avevano predisposto un piano d’invasione dell’isola che poteva includere anche un attacco batteriologico. L’idea non era di uccidere, ma di colpire la popolazione con due diversi germi, i cui effetti si sarebbero susseguiti costringendo milioni di cubani a restare a letto da tre giorni a due settimane. L’epidemia sarebbe comunque stata mortale per l’1% della popolazione (circa 70 mila persone), in particolare per quella più anziana. I servizi segreti americani avevano invece pensato di usare armi batteriologiche per compiere assassinii. L’amministrazione Eisenhower aveva progettato di uccidere il primo ministro del Congo Patrice Lumumba con il botulino che paralizza l’apparato respiratorio portando rapidamente alla morte. La tossina era stata inviata in Africa, ma l’azione non ebbe luogo perché un gruppo di ribelli uccise Lumumba. Si era pensato anche usare germi per paralizzare Castro, ma il piano non funzionò. L’impiego di armi batteriologiche fu preso in considerazione anche durante la guerra del Vietnam. Gli americani avevano studiato la possibilità di colpire il nemico col vaiolo, una malattia contro la quale tutti i soldati americani erano stati vaccinati. L’operazione non fu messa in atto per paura che il male superasse le frontiere, ma anche perché si temeva che i vietnamiti rispondessero con altri germi, che potevano essere forniti da russi o cinesi. La convenzione dell’Onu Alla fine degli anni ’60, l’amministrazione Nixon si rese conto che la ricerca nel campo delle armi biologiche doveva essere in qualche modo fermata. Gli esperti avevano avvisato il presidente che queste armi «non erano necessarie perché estremamente distruttive». C’era anche un altro fattore molto importante da tenere in considerazione: «le armi batteriologiche che potevano devastare una grande città erano molto più semplici e convenienti da acquistare di un’arma nucleare». Era stato proprio il prezzo basso uno dei fattori che aveva favorito lo sviluppo di queste armi altamente pericolose. Adesso si capiva che col tempo, proprio grazie al loro prezzo contenuto, potevano finire in mani pericolose Il 25 novembre del 1969 Nixon annunciò la rinuncia da parte degli Stati Uniti all’uso di armi batteriologiche. La ricerche sarebbe d’ora in poi stata condotta a fini difensivi e non offensivi. Nel 1972 Stati Uniti, Unione Sovietica e oltre 100 altre nazioni firmarono la Convenzione sul bando di queste armi. L’accordo aveva comunque i suoi limiti: consentiva il possesso di germi da usare per la ricerca senza fissare limiti quantitativi, non indicava chiare frontiere tra ricerca per fini bellici o di difesa e taceva sulle implicazioni militari della nuova ricerca genetica. Non c’è da stupirsi quindi se anche dopo la firma del trattato l’Unione Sovietica continuò a rinforzare e soprattutto ad affinare l’arsenale batteriologico. Proprio nell’Unione sovietica si verificò nel 1979 una fuga di antrace da un centro di ricerca che provocò la contaminazione di 77 persone e la morte di 66. Da notare che anche dopo la firma della convenzione dell’Onu, la Cia conservò un piccolo arsenale di patogeni, germi, tossine e veleni biologici in grado di far ammalare o uccidere milioni di persone. Si legge nel saggio. Nel deposito di Detrick, dove erano conservate, c’era tra l’altro un’importante quantità di antrace e due tipi di salmonella. L’attacco alla salmonella In America, procurarsi certe sostanze o certi germi non è particolarmente difficile. Gli stessi scienziati iracheni hanno acquistato i loro primi germi proprio dagli americani. E proprio da una banca germi americana l'università di Baghdad ha acquistato nel 1986 tre diversi tipi di antrace e cinque varianti di botulino. Altri cinque tipi di antrace sono stati consegnati nel 1988. Dalla stessa banca era partita anche la salmonella impiegata nel 1984 nell’Oregon per porre in atto il primo attacco su larga scala con germi da parte di terroristi in territorio americano. L’epidemia cominciò in una pizzeria e ben presto si propagò a molti altri ristoranti di The Dalles infettando ufficialmente 751 persone. A propagare la malattia erano stati alcuni membri della setta del Bhagwan Sree Rajneesh, che si erano installati nei pressi della città. Questo attacco mise in luce molte carenze. Prima di tutto la facilità con la quale i membri della setta avevano potuto ordinare i germi, ma anche la difficoltà di individuare i colpevoli, che furono scoperti solo quando cominciarono a confessare la loro responsabilità. Un problema questo che è emerso anche nel corso della recente indagine per individuare chi ha spedito le famose lettere contaminate all’antrace che hanno ucciso finora quattro persone e messo fuori uso edifici pubblici, redazioni e uffici postali in vari stati americani che si affacciano sull’Atlantico. La gente della strada ha così capito che un attacco batteriologico che fino a ieri sembrava fantascienza è diventato una realtà che li costringe a guardare con sospetto persino le lettere della posta. *) «Germ – Biological Weapons and America’s Secret War» di Judith Miller, Stephen Engelberg e William Broad edito da Simon & Schuster New York.

Pubblicato il 

16.11.01

Edizione cartacea

Nessun articolo correlato