"Aiuto, datemi un avversario"

È giovane Christian Levrat, ma può già vantare un percorso invidiabile. Ad appena trentatre anni diventa presidente del sindacato della comunicazione dopo essere stato per due anni a capo del servizio giuridico dell'organizzazione svizzera dei rifugiati, dal 1998 al 2000. Alla testa del sindacato non esita a mostrarsi combattivo e tenace guadagnando una meritata popolarità. In campo politico non è certo da meno. Nel 2000, è presidente del gruppo socialista della Constituante Fribourgeoise e nel 2003 diventa presidente della Constituante. Dal 2002 la federazione socialista della Gruyère sceglie Levrat quale suo presidente fino al 2004 quando sbarcherà sulla scena federale in qualità di consigliere nazionale. Oggi, a qualche settimana dalla sconfitta del suo partito alle elezioni federali il 37enne friburghese si dice pronto ad impegnarsi maggiormente dando piena disponibilità a guidare il Pss per ridargli vigore e mettere a punto una nuova strategia politica meno legata al compromesso e più aperta al dibattito. Dopo l'abbandono della candidatura della zurighese Jacqueline Fehr, Christian Levrat non dovrebbe avere altri rivali.

Christian Levrat, lei attualmente è l'unico candidato alla presidenza del Partito socialista svizzero (Pss). E con Jacqueline Fehr, Stéphane Rossini, Pascale Bruderer e Silvia Schenker ha già messo assieme un gruppo per guidare il partito. Si può farle i complimenti?
No, ho sempre detto che desidero una controcandidatura. Ho fatto dei colloqui per sentire il polso del partito e per capire quali possibilità abbiamo per uscire dalla crisi. In queste occasioni si sono manifestati delle candidate e dei candidati per la vicepresidenza. Questo mi fa piacere, perché il mio desiderio è una conduzione il più possibile ampia e collettiva del Pss. E ci possono essere ancora altri candidati e candidate. La decisione spetta ai delegati.
In questo modo sarà possibile tenere unito e guidare il Pss?
Il Pss deve diventare più chiaro e andare più spesso all'offensiva. E questo è possibile soltanto se le diverse correnti, regioni, sensibilità e sessi sono rappresentati nella presidenza. Voglio un partito che abbia di nuovo il coraggio di condurre delle discussioni controverse. Negli ultimi anni abbiamo curato troppo l'armonia interna. Dobbiamo perseguire due obiettivi: dobbiamo migliorare la nostra capacità di mobilitazione e dobbiamo rafforzare la nostra capacità di condurre con successo delle campagne. Dobbiamo imparare a lavorare più efficacemente con le emozioni positive, dobbiamo rivolgerci con più intensità alla testa e alla pancia della gente.
Molte critiche, tutto deve cambiare. Ma lei stesso non era in un gruppo d'accompagnamento alle elezioni?
C'era un gruppo che doveva seguire la campagna elettorale e si è riunito tre o quattro volte. Ma era un gruppo superinformale, non molto rilevante.
In che modo il Pss dovrà definire il suo rapporto con i sindacati?
Dopo le elezioni ci si è scagliati ingiustamente contro i sindacati. Io sono per una collaborazione stretta del Pss con i sindacati, ma per l'indipendenza di entrambi nel movimento. E per una miglior presa di coscienza del fatto che i loro ruoli non sono gli stessi.
Dopo la sconfitta elettorale c'è chi ha suggerito al Pss di guardare più al centro. Signor Levrat, con lei alla presidenza il partito scivolerà verso destra?
Lei scherza! Dobbiamo diventare più chiari e condurre una politica d'attacco. E probabilmente dobbiamo anche allargare il campo delle nostre argomentazioni. Se c'è qualcosa da ritenere in questa proposta, forse questo: che l'elettore socialista medio non esiste. Dobbiamo rapportarci in maniera più cosciente con i diversi segmenti che ci sono all'interno della socialdemocrazia.
L'Unione democratica di centro (Udc) raccoglie sempre più consensi fra la gente comune. Come può fare il Pss per tornare ad essere concorrenziale anche nell'elettorato di condizioni economiche più modeste?
In primo luogo dobbiamo condurre il confronto politico su quei terreni sui quali la gente è anche disposta a seguirci: quando parliamo di Avs, di servizio pubblico, di salari. Ma anche là dove l'elettorato segue l'Udc: quando parla di migrazioni e di violenza. Dobbiamo contrapporre la nostra forza costruttiva e positiva all'energia negativa dell'Udc. Poi dobbiamo anche adeguare la nostra lingua e il nostro modo di comunicare. Negli ultimi anni praticamente ogni settimana sono andato a parlare a dei membri del sindacato e mi sono fatto un'idea abbastanza buona di qual è il sentire della gente comune. Quest'idea a volte manca nel partito. In terzo luogo, e questo è il più difficile, dobbiamo dare delle risposte credibili ai temi dell'Udc nei settori dell'immigrazione e della violenza. Risposte che siano comprensibili.
Risposte credibili come quella avanzata da Jacqueline Fehr, secondo cui la colpa per la batosta elettorale è da ricercare nelle città troppo sporche governate dalla sinistra?
Non credo che abbiamo perso le elezioni perché le nostre città sono sporche. Non ho nemmeno notato che siano particolarmente sporche.
Lei è favorevole ai "detective sociali", quelli che di nascosto vanno a smascherare chi commette abusi ai danni delle assicurazioni sociali. Non si dovrebbe piuttosto mandarle dei detective nei nostri paradisi fiscali a stanare quei superricchi che frodano il fisco?
Se noi fossimo più duri in materia fiscale ne avremmo sicuramente un vantaggio finanziario maggiore che se rincorriamo un paio di poveracci che hanno ingannato l'assistenza sociale. Malgrado ciò, fare in modo che gli abusi siano ridotti al minimo è una questione di credibilità del nostro sistema sociale. Dobbiamo impegnarci contro gli abusi e per una buona rete di sicurezza sociale.
A proposito di buoni sistemi sociali: l'iniziativa sull'Avs dei sindacati non fa l'unanimità nel Pss.
Tutti nel partito condividono l'obiettivo dell'iniziativa, cioè dare la possibilità del pensionamento anticipato anche ai redditi bassi e medi. L'iniziativa dell'Unione sindacale svizzera (Uss) è probabilmente il modo più facile per arrivarci. Ma se qualcuno mi può indicare un'altra strada, si accomodi.
La ricchezza è ripartita sempre meno secondo criteri di equità. E un miliardario su otto vive in Svizzera. Lei è per la tassazione globale?
No, sono contro, è una sorta di frode fiscale. Il Pss deve anche impegnarsi con forza contro la riforma dell'imposizione fiscale delle imprese. È una riforma che regalerà due miliardi di franchi ai 40 mila azionisti più ricchi della Svizzera. Con questi due miliardi potremmo aumentare gli assegni familiari di 50 franchi per ognuno degli 1,5 milioni di bambini che vivono in Svizzera. O potremmo aumentare le rendite Avs di 60 franchi. È compito del Pss e dei sindacati porre la questione della ripartizione delle ricchezze nella campagna sulla votazione per la riforma dell'imposizione fiscale delle imprese.
Il capitale finanziario che dà l'assalto alle imprese oggi è diventato una minaccia per il capitale investito nella produzione. Cosa si può fare?
Ci vuole almeno un coordinamento con l'Unione europea, perché queste società di capitali sono estremamente mobili. Questi fondi d'investimento vogliono realizzare i loro guadagni molto in fretta: sei mesi, un anno al massimo. In questo modo si distruggono i nostri posti di lavoro e le nostre condizioni di lavoro. Dobbiamo obbligare questi fondi alla trasparenza. E i sindacati devono condurre una politica d'investimenti più offensiva, soprattutto attraverso le casse pensioni.
I salari ristagnano ma i prezzi salgono (cfr. area n. 47 del 23 novembre): che fare?
I salari dei manager lo scorso anno sono aumentati del 16 per cento, gli stipendi medi soltanto dello 0,8 per cento. Questo si deve continuare a ripeterlo con chiarezza. Nelle trattative salariali i sindacati devono cercare di strappare il massimo possibile. Se però in certi settori dobbiamo constatare che a lunga scadenza saremo confrontati ad un rifiuto di discutere da parte padronale, allora dovremo chiederci seriamente se non sia il caso di pretendere l'introduzione di salari minimi fissati per legge e legati all'evoluzione del rincaro. Ma dobbiamo anche affrontare la questione dalla parte dei prezzi. Ci sono settori in cui non è possibile spiegare e giustificare perché i prezzi in Svizzera siano più alti che all'estero. Questo concerne l'edilizia, gli affitti troppo cari, dove dobbiamo prendere le misure necessarie. Nel settore della salute ci vogliono le importazioni parallele per i medicamenti. E nell'agricoltura i mezzi di produzione devono diventare meno cari. Anche in questo campo le importazioni parallele possono dare ottimi risultati senza fare pressioni sul reddito dei contadini.
Il Pss ha bisogno di linee-guida per il servizio pubblico?
Abbiamo bisogno linee-guida per singoli settori del servizio pubblico: sanità, posta, telecomunicazioni, elettricità. Il miglior esempio sono le Swisscom. Non siamo contro la loro privatizzazione perché vogliamo abolire la concorrenza nel mercato delle telecomunicazioni, ma perché in questo settore ci vuole almeno un operatore la cui priorità sia l'offerta di un servizio pubblico di base per tutti e non gli utili dell'impresa.
I Verdi hanno vinto le elezioni. L'ecologia è un tema importante anche per il Pss. La Svizzera ha bisogno di nuove centrali nucleari per far fronte al buco energetico che si prospetta?
No.
Di cosa allora?
Ci vuole la volontà politica di investire di più nell'efficienza energetica, nelle nuove tecnologie, nelle energie rinnovabili. Il Pss deve fare più pressione in questo senso: sul Consiglio federale, sul mondo politico in generale, per trovare soluzioni alternative.
Non è un po' difficile farlo con un consigliere federale che per lo meno non esclude nuove centrali nucleari?
Credo che Moritz Leuenberger abbia parlato a nome di tutto il Consiglio federale e che questa posizione non rispecchi la sua opinione. Ho buoni motivi per sperare che in questa legislatura potremo fare dei progressi in ambito ecologico. I partiti borghesi, con la loro politica del "no, non ne voglio nemmeno sentire parlare", saranno piuttosto sotto pressione.
Christian Levrat, che cosa non può fare da solo, dove avrà bisogno di aiuto?
Dappertutto. Da solo non ce la posso fare. Se sarò eletto avrò bisogno dell'aiuto sia di coloro che già oggi sono impegnati nel partito, sia di quelli che oggi non lo sono ancora ma che credono che il Pss debba giocare un ruolo importante in Svizzera.

Pubblicato il

30.11.2007 02:00
Matthias Preisser
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