Agenti privati in divisa pubblica

È un'alleanza insolita: Amnesty International, l'organizzazione per i diritti umani che quasi sempre mette sotto accusa la polizia, ora siede con questa allo stesso tavolo per condurre insieme una battaglia politica. Obiettivo comune è quello di impedire la privatizzazione della polizia ferroviaria, che la Confederazione vorrebbe autorizzare. Il Sev, sindacato dei ferrovieri, è al loro fianco.

Già lo scorso mese di marzo il Consiglio nazionale aveva deciso che la sicurezza delle persone e delle strutture nei trasporti pubblici dovesse essere garantita da una polizia privata, la Securitrans, un'impresa comune creata dalle Ffs (51 per cento) e dalla Securitas (49 per cento). Securitrans svolge questo compito sin dal 2001, per incarico ed a favore delle Ffs. Ma lo sta facendo su una base legale debole. Da qui il progetto di legge approvato dal Nazionale e ora all'esame del Consiglio degli Stati, che lunedì prossimo si occuperà della questione.
«Riteniamo che questa sia una decisione assolutamente sbagliata», ha detto Heinz Buttauer, presidente della Federazione svizzera dei funzionari di polizia (Fsfp). Questa organizzazione, che conta oltre 22 mila membri (il 95 per cento di tutti i poliziotti svizzeri), vede «con grande preoccupazione» l'irrompere di aziende private nel settore della sicurezza. L'esercizio dell'autorità di polizia, ha aggiunto Buttauer, è compito dei cantoni e della Confederazione, e tale deve rimanere «poiché il monopolio statale dell'uso della forza è una garanzia per la nostra democrazia, è la principale caratteristica di uno stato democratico e quindi il principio fondamentale per il funzionamento dello stato di diritto».
Insomma, lo stato «si preoccupa della sicurezza dei cittadini, i quali in cambio devono rinunciare a farsi giustizia da sé». Ciò significa, ha precisato il presidente dell'Fsfp, che i cittadini non vogliono «finti poliziotti in uniforme». Ma a tal proposito dà da pensare ciò che è accaduto in Consiglio nazionale la scorsa primavera: «In appena 5 minuti una proposta di minoranza dell'Udc, mirante ad autorizzare la polizia ferroviaria privata a fermare e perquisire le persone, è passata senza grande discussione e nonostante il convincente ammonimento del consigliere federale Moritz Leuenberger».
Denise Graf, della sezione svizzera di Amnesty International, è giurista ed esperta di questioni di polizia. «È irresponsabile», ha detto, affidare compiti di polizia «al personale insufficientemente formato» delle ditte che operano nel campo della sicurezza. Al contrario, «per proteggere i diritti fondamentali e la sicurezza di oltre 300 milioni di passeggeri all'anno, occorrono agenti di polizia ben preparati. Il diritto di fermare dei passeggeri, perquisirli ed interrogarli deve restare riservato alla polizia. La sicurezza è un compito pubblico che in nessun caso deve essere delegato ad impiegati mal formati di imprese orientate unicamente al profitto».
Ma anche l'equipaggiamento dei finti poliziotti della Securitrans è in discussione. Per la Fsfp, per Amnesty e per il Sev questo personale addetto alla sicurezza non dovrebbe essere munito di armi da fuoco. Nel marzo scorso il Nazionale ha lasciato aperta la questione. Ma non è escluso che la futura legge finirà invece per autorizzare la dotazione di armi da fuoco, magari lasciandone la regolazione al Consiglio federale. Il sindacato Sev chiede comunque che la dotazione venga limitata a mezzi coercitivi adeguati, come manganello, spray al pepe e manette. Per Adrian Wütrich, del Sev, «una cosa è sicura: il problema della sicurezza nei trasporti pubblici non può essere risolto unicamente con la moltiplicazione delle videocamere e con l'occasionale presenza di "squadre d'azione" private». Ciò che invece occorre per garantire qualità e sicurezza al trasporto pubblico in questo Paese, secondo Wütrich è «un numero sufficiente di personale viaggiante che vegli su tutte le linee e presti attenzione alle richieste dei viaggiatori, ed un'unica polizia ferroviaria, ben formata e diretta, che affronti le situazioni critiche sull'intera rete».


Aggrediti da Securitrans

«Negli ultimi anni, Amnesty International ha ricevuto a più riprese lagnanze di persone vittime di aggressioni da parte di Securitrans o Securitas», ha raccontato Denise Graf, giurista di Amnesty International. «Nonostante i reiterati inviti, Securitas si è rifiutata finora di discutere con noi questi casi. Sarebbe quindi un grande rischio delegare una parte del monopolio statale dell'uso della forza ad aziende che mostrano così poco senso di responsabilità. Sempre più spesso esempi provenienti dall'estero mostrano fin dove questa pratica può arrivare: impiegati di ditte di sicurezza private possono arbitrariamente sparare su delle persone o torturare dei detenuti, senza essere inquisiti per le loro azioni».
Alla richiesta dei giornalisti di dare qualche ragguaglio in merito alle lagnanze ricevute in Svizzera, Denise Graf, premettendo che non è possibile rivelare in dettaglio fatti che sono oggetto d'inchiesta penale, ha raccontato di controlli sui treni, durante i quali il personale della sicurezza avrebbe tenuto un comportamento aggressivo. In questi casi vi sarebbero stati testimoni che hanno confermato che il metodo d'intervento di questo personale della polizia privata non era corretto.
Altri casi sono finiti davanti al giudice, nei quali il personale di Securitrans è intervenuto con un'aggressione fisica. «Diversi testimoni, per esempio, hanno raccontato che la persona che era stata picchiata non era violenta e non aveva reagito con violenza, e che non c'era alcun motivo perché venisse picchiata». Vi sono state anche altre denunce che riguardano dei centri commerciali, dove Securitas svolge compiti di sicurezza che le sono stati delegati dall'Ufficio della migrazione. Ma, come detto, Securitas non ha mai accettato di discutere con Amnesty su questi casi. Troppo spesso si dimentica, ha sottolineato ancora Denise Graf, che «quando si adottano misure di violenza verso dei passeggeri, vengono messi in gioco beni giuridici importanti quali l'integrità fisica, la libertà personale e la sicurezza. La loro protezione non può essere delegata che ad agenti di polizia ben formati».

Pubblicato il

19.09.2007 01:30
Silvano De Pietro