Affare Petrobras: la Cramer sotto inchiesta penale in Svizzera

Sotto la lente della Procura federale la succursale di Lugano dove dirigenti brasiliani corrotti ricevevano milioni di dollari di mazzette. L’indagine dovrà stabilire la responsabilità dell'istituto e dei suoi dirigenti.

Dopo Pkb e J. Safra Sarasin, una terza banca svizzera è nel visore del Ministero pubblico della Confederazione (Mpc) nell'ambito dell'affare Petrobras: la Banque Cramer & Cie Sa. L’informazione è stata confermata ad area da una portavoce della Procura federale, la quale aggiunge che la procedura penale è stata aperta il 1 luglio del 2020 e porta sui sospetti di «carente organizzazione interna della banca che non avrebbe permesso a quest’ultima d’evitare di commettere il reato di riciclaggio di denaro». La portavoce aggiunge che, lo stesso giorno, un altro incarto penale è stato aperto contro due persone fisiche per sospetto di riciclaggio. Al momento non vengono fornite ulteriori informazioni, ma la filiale di Lugano dell’istituto ginevrino sembrerebbe essere al centro dell’indagine. Ecco perché.

 

Per comprendere le implicazioni della banca nella tentacolare vicenda di corruzione partita dal Brasile, occorre ritornare al mese di ottobre del 2011. Siamo a Milano dove, in un hotel, si tiene una cena d’affari. Quattro cittadini brasiliani, legati al gigante petrolifero statale Petrobras, mangiano con due dirigenti della Cramer: sono venuti dal Ticino per discutere dell’apertura di alcuni conti, come rivelato nel 2015 dal Financial Times. Il racconto di questa serata viene dalla deposizione, in Brasile, di uno dei commensali: Pedro Barusco, responsabile esecutivo tra il 2003 e il 2011 dell’ingegneria in seno alla Direzione dei servizi di Petrobras.

 

Il giorno dopo la cena, l’11ottobre 2011, la società Natiras Investments Inc apre un conto presso la filiale luganese di Cramer. Natiras legherà inesorabilmente la banca a Pedro Barusco. Quest’ultimo è in effetti il beneficiario economico della società offshore creata soltanto un mese prima a Panama. Sulla carta, però, il presidente di Natiras si chiama Pierino Lardi, uno dei due dirigenti bancari che ha mangiato con lui a Milano; il tesoriere è invece un altro uomo vicino all’istituto: Rubino Mensch, ex presidente di Cramer – oggi deceduto – il quale, allo stesso indirizzo della succursale di Lugano, aveva aperto il proprio studio legale.

 

Nell’ottobre 2011, Pedro Barusco non è più un impiegato di Petrobras. È appena andato in pensione. Ma l’uomo non farà certo il nonno: da aprile 2011 è il direttore delle operazioni di Sete Brasil, creata poco prima, e di cui Petrobras detiene il 10% delle parti. Sete Brasil diventerà una sorta d’intermediario con la società petrolifera, soprattutto per tutto quello che riguarda piattaforme e navi di foraggio.

 

Nel profilo cliente (Know Your Customer) della banca che area ha potuto consultare, risulta che l’avente diritto economico del conto di Natiras non è considerato come “persona politicamente esposta” (Pep). «La relazione viene aperta per gestire i risparmi accumulati dal beneficiario economico nel tempo grazie alle sue attività professionali» specifica il documento che stima la fortuna di Barusco tra i 30 e i 50 milioni di dollari. Il gestore del conto precisa infine: «A mio avviso, oggi, la relazione non comporta rischio riciclaggio».

 

I fatti lo hanno poi contraddetto. Secondo lo stesso Pedro Barusco, tutti i fondi depositati sui suoi conti in Svizzeri – almeno in sette banche – provengono da pagamenti corruttivi. L’uomo d’affari possedeva due altri conti presso Cramer a Lugano: uno a nome della Fondation Blue Lable e l’altro a nome della società Ravenscroft Properties. Quest’ultimo era stato aperto nel marzo 2014 ed era gestito da Bernardo Freiburghaus, l’operatore finanziario svizzero-brasiliano condannato lo scorso febbraio dal Tribunale penale federale per riciclaggio e corruzione.

 

>> VEDI ANCHE: Condannato il Mister Petrobras delle banche svizzere

 

Altri dirigenti di Petrobras ricevevano le loro tangenti sui conti ticinesi di Cramer. Il superiore di Barusco, Renato Duque, aveva un conto a nome di Drenos Corporation. Joao Ferraz, dirigente di Sete Brasil, aveva anche un conto, a nome di Firasa Company. La giustizia brasiliana ha provato che su questi conti, così come su quello di Natiras, atterravano le mazzette provenienti dalla società petrolifera di Singapore SembCorpMarine. La cassa nera di questa società era in Lichtenstein, presso la Valartis Bank. Coincidenza: questa banca è stata acquistata da Banque Cramer & Cie nel 2014.

 

Duque et Ferraz erano anche presenti alla cena di Milano con Barusco e i dirigenti della banca svizzera. Il quarto uomo, il lobbista Julio Camargo, era anch’esso legato a Cramer da Vigela, un’altra società di Panama, e da altre offshore. Come nel caso di Natiras, anche le società panamensi degli altri commensali brasiliani avevano come presidente Pierino Lardi e come tesoriere Rubino Mensch: erano quindi intimamente legate alla banca in Ticino.

 

Pierino Lardi, rappresentante degli svizzeri in Venezuela, delegato della Uefa e commissario della Fifa, è anche presente nella società Caju International. Quest’ultima è controllata da Nilton Searson, sospettato in Brasile d’avere firmato dei contratti fittizi con Braskem – società legata a Petrobras e a Odebrecht – per mascherare le mazzette che convogliavano verso di lui. Secondo un’informazione spontanea trasmessa al Brasile dal procuratore federale Alfredo Rezzonico nel febbraio 2018, il conto di Caju International alla Cramer (questa volta di Ginevra) «è stato anche alimentato per un importo di almeno 10 milioni di dollari da relazioni bancarie intestate a società che sono state indicate dal gruppo Odebrecht come “casse nere” siccome depositarie di valori patrimoniali d’origine criminale».

 

Da notare, infine e per non farsi mancare niente, che l’uomo che ha fatto scattare l’affare Lava Jato in Brasile, Paulo Roberto Costa, direttore di Petrobras tra il 2004 e il 2012, aveva anch’egli un conto alla Cramer di Lugano. La relazione, aperta nel 2013, era a nome della società White Candle Invest. Il milione di dollari che era stato sequestrato su questo conto è stato confiscato nel 2019 dall’Mpc.

 

Cinque anni dopo le prime dichiarazioni di Pedro Barsuco e due anni dopo aver annunciato la “terza fase” delle indagini sull’affare Petrobras (la fase focalizzata sugli attori della piazza finanziaria svizzera), la Procura federale ha deciso che è giunta l’ora di puntare direttamente su Cramer. Anche se i bene informati, qualche dubbio sull'operato di questo istituto nella vicenda, lo avevano già espresso qualche anno fa. Fatto è che per la reputazione della piazza finanziaria ticinese – coinvolta anche con la vicenda della Pkb (sempre per il Brasile) e di recente toccata dalla chiusura dell’enforcement Finma su Credinvest (per il Venezuela) – questa inchiesta penale è un nuovo capitolo oscuro.

 

Contattata, la banca – per cui vale la presunzione d’innocenza – ha deciso di non commentare.

 

Pubblicato il

07.10.2020 18:20
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