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Addio al regista operaio Alvaro Bizzarri

Con il suo cinema di denuncia ha raccontato la condizione migrante in Svizzera nel secondo Dopoguerra. Senza mezzi finanziari e con una cinepresa amatoriale ci ha regalato un capolavoro come “Lo stagionale”


Alvaro Bizzarri amava filmare ciò che lo circondava. Era affamato di realtà. Anche negli ultimi mesi di vita, quando ormai le sue condizioni di salute gli impedivano di spostarsi da casa, non ha mai spento la sua videocamera. È così che appare nell’ultimo film di Samir, regista che ne La prodigiosa trasformazione della classe operaia in stranieri gli ha reso omaggio con un’intervista e parole piene di ammirazione. L’ultimo di una serie di riconoscimenti: anche il Locarno film festival e le Giornate del cinema di Soletta hanno reso omaggio negli anni scorsi a questo regista fuori dal comune. Samir è ben consapevole che la Svizzera non è stata in passato il Paese della cuccagna per chi voleva intraprendere la carriera cinematografica: pochi soldi, poche scuole in cui formarsi e bassa considerazione sociale per gli addetti ai lavori. Un contesto sulla carta impossibile per iniziare a fare cinema quando, negli anni di Schwarzenbach, sei un operaio-saldatore senza passaporto rossocrociato. Alvaro Bizzarri, scomparso lo scorso 5 dicembre, c’è però riuscito senza soldi, senza scuola e senza santi in paradiso.  

 

L’arrivo in Svizzera

Bizzarri nasce nel 1934 in Toscana ed emigra a Bienne nel 1955. Inizialmente lavora come saldatore e trova modo, grazie alle Colonia libera italiana di Bienne, di occuparsi di cinema. Frequenta un cineclub locale in lingua italiana, uno dei tanti sorti in tutta la Svizzera a cavallo tra anni Sessanta e Settanta grazie all’impegno delle Colonie libere italiane. L’incontro con l’associazionismo migrante e soprattutto l’osservazione della realtà sociale attorno a lui, lo inducono a prendere in mano la cinepresa e a girare alcuni film di grande valore artistico. Per fare questo, Bizzarri non s’iscrive a nessuna scuola di cinema, semplicemente lascia l’ambiente di fabbrica e si fa assumere come commesso in un negozio di fotografia. Con il tempo apprende alcuni semplici trucchi del mestiere e comincia subito a sperimentare con cineprese super 8 di proprietà del suo datore di lavoro. È lui stesso a ricordare in un’intervista: «Non avevo alcuna conoscenza tecnica, ma molta voglia di documentare la realtà attorno a me, di utilizzare il cinema come mezzo per sviluppare la presa di coscienza di chi viveva nella mia stessa condizione di migrante». E così ha fatto.

 

L’esordio

Alvaro Bizzarri era uno dei tanti animatori, ovvero una di quelle figure specializzate nel gestire il dibattito dopo il film, formatisi grazie alle Colonie libere attraverso corsi specifici. Grazie a questa attività, il regista toscano conosce il grande cinema: «Il cammino della speranza di Pietro Germi, che racconta la storia di un gruppo di minatori siciliani che tenta di entrare clandestinamente in Francia, è la pellicola che durante quegli anni più mi aveva colpito. In generale, l’esperienza del cineclub è stata la mia scuola di cinema». La sua prima pellicola, datata 1970, s’intitola Il treno del sud e racconta la storia di Paolo, un giovane italiano emigrato in Svizzera che, indignato a causa del clima xenofobo del Paese e delle condizioni in cui vivono i suoi connazionali nelle baracche, decide di tornarsene in Italia. Questo primo film mostra subito un regista pieno di idee e d’inventiva ma è con Lo stagionale (1971), seconda e ultima opera girata in formato super 8, che Bizzarri mostra tutto il suo talento.

 

Contro lo Statuto dello stagionale

L’opera maggiore di Bizzarri è una denuncia nei confronti dello Statuto di stagionale, definitivamente abolito con l’introduzione dell’accordo di libera circolazione nel 2002, che non consentiva il ricongiungimento famigliare. Per questa ragione, migliaia di bambini, figli di lavoratori stagionali, si sono ritrovati a vivere in clandestinità in Svizzera, senza poter andare a scuola, senza poter uscire a giocare, costretti a vivere nascosti in casa come fantasmi, con la paura costante di essere scoperti e cacciati dal paese. Il film di Bizzarri racconta una di queste storie e lo fa con semplicità, con attori non professionisti capaci di vivere in profondità i personaggi da loro interpretati. Lo stagionale, dopo essere stato mostrato a festival nazionali e internazionali, dopo essere stato mostrato nei cineclub migranti di tutta la Svizzera, è stato digitalizzato e reso disponibile in un Dvd curato dalla studiosa di Bizzarri Morena La Barba. Quello che mancava era però un restauro che cercasse di ristabilire, almeno in parte, le condizioni dei materiali del film conservatisi: la Cinémathèque suisse ha provveduto e ha concluso nel 2019 un’operazione di restauro molto difficile dal punto di vista tecnico. Il film restaurato è stato mostrato in anteprima nazionale al cinema Kosmos di Zurigo il 31 agosto del 2021 nell’ambito della campagna contro l’iniziativa UDC per l’abolizione della libera circolazione delle persone. Questa pellicola ha dimostrato anche ai nostri giorni di poter parlare di una realtà senza diritti e della capacità della classe operaia di resistere anche nelle condizioni più avverse.

Le Giornate del cinema di Soletta 2025 renderanno omaggio ad Alvaro Bizzarri con una proiezione della versione restaurata de Lo stagionale.

Pubblicato il

13.12.2024 14:40
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