“Quando la pace fu possibile” è il titolo di una mostra attualmente in corso ad Augusta, città della Baviera in cui nel settembre del 1555, ovvero 450 anni fa, è stato sottoscritto un trattato di pace tra cattolici e protestanti luterani, noto sotto il nome di “Pace di Augusta”.
Il XVI secolo è stato un secolo molto irrequieto, dominato da contrapposizioni religiose, territoriali e politiche. Le guerre scatenate da questi contrasti hanno percorso e devastato il continente europeo in lungo e in largo. Fame, pestilenze ed intolleranze incrociate hanno esasperato l’aggressività anche delle popolazioni portando a fenomeni di isteria collettiva come la caccia alle streghe, ampiamente praticata sia negli schieramenti cattolici che in quelli protestanti e dalle due parti con grande zelo.
Le guerre, le condanne a morte emanate d’ufficio per chi si riconoscesse nella confessione sbagliata al posto sbagliato, ostacolavano assai, e non è difficile immaginarlo, la vita economica ed in particolare i commerci. Il mercante cattolico che attraversava un territorio luterano per portare le sue merci ad un mercato di una città cattolica lo faceva a rischio della propria vita. Senza tener conto del fatto che se sulla sua strada il mercante incontrava soldataglie (dell’una o dell’altra parte indifferentemente) poteva forse aver salva la vita, ma non conservava certo il suo carico di merci.
Non sorprende quindi che all’origine dei tentativi di pacificazione tra protestanti e cattolici tedeschi ci fosse una famiglia (cattolica, per la cronaca) tra le più ricche dell’impero, proprietaria di immense fortune e animatrice di una vasta e capillare rete commerciale: i Fugger. La città dei Fugger era Augusta, libera città imperiale lacerata dalle lotte confessionali.
Proprio ad Augusta fu possibile un primo tentativo di pace. L’imperatore Carlo V, che non era presente di persona, ma era rappresentato dal fratello Ferdinando, aveva capito che il suo sogno di un impero universale e cattolico non era possibile. La sua ostilità nei confronti dei protestanti era scontata, ma la sua intromissione in questioni religiose aveva provocato parecchi malumori anche in campo cattolico e anche l’ostilità del papa. Il compromesso raggiunto ad Augusta era incompleto e fragile. Esso lasciava irrisolti molti motivi di contrasto che si sarebbero poi trasformati in altrettanti conflitti. Tuttavia la pace garantì mezzo secolo di convivenza non violenta alla Germania.
Il principio fondamentale della Pace di Augusta era quello secondo cui ogni principe decideva la confessione del territorio su cui egli stesso regnava (principio del cuius regio, eius religio) e chi per confessione si trovava nel territorio sbagliato doveva emigrare. Nelle città imperiali, come Augusta, erano ammesse le due confessioni, sia cattolica che luterana. Dalla pace di Augusta erano invece esclusi i territori svizzeri e quindi anche le confessioni Zwingliana e Calvinista. |