Achtung! Il padrone ti spia

Lidl, Deutsche Telekom, Schlecker, Plus, Burger King e l'elenco potrebbe continuare. Alla già lunga lista di aziende dedite allo spionaggio dei propri dipendenti in queste settimane si è aggiunto un altro nome di quelli che contano: Deutsche Bahn.

Le ferrovie tedesche, in seguito a quanto rivelato da alcune inchieste giornalistiche, hanno dovuto ammettere di aver sottoposto 173 mila dei 240 mila dipendenti a più cicli di controllo dei dati personali. Questo "screening di massa", in base a quanto reso noto dai portavoce dell'azienda, è avvenuto tra il 1998 e il 2006 e ha riguardato non solo i contatti personali e i legami di parentela ma, in alcuni casi non meglio specificati, si è spinto addirittura all'analisi dei movimenti dei conti bancari e all'incrocio dei tabulati telefonici. Un'operazione in stile Grande Fratello che le ferrovie giustificano con la necessità di prevenire i frequenti casi di corruzione tra le proprie fila.
La crociata anticorruzione non è piaciuta per nulla al garante federale per la privacy, Peter Scheer che, anche alla luce della lunga lista di violazioni della sfera privata dei lavoratori in Germania negli ultimi anni, ha parlato di «misura ormai colma». Anche la magistratura sembra interessata alla vicenda, tanto da aver aperto un fascicolo a carico di Hartmut Mehdorn, boss di Deutsche Bahn, e dei suoi più stretti collaboratori. L'ipotesi di reato è l'infrazione della legge sulla tutela della privacy, ma proprio qui iniziano i problemi.
I diversi Länder tedeschi, con qualche deprecabile eccezione, hanno legiferato da anni in materia, ma, a livello federale, non esiste un testo unico di legge e il rispetto della sfera privata del resto non compare tra i principi fondamentali della Costituzione federale. Secondo molti esponenti del mondo politico e sindacale, i tempi sarebbero quindi maturi per dar vita ad una legge federale su questa materia. Eppure, a iniziare dal garante Scheer, che da anni ha fatto della tutela della privacy sul posto di lavoro il suo cavallo di battaglia, nessuno crede che la Grande coalizione guidata da Angela Merkel, impegnata già da mesi in una lunghissima campagna elettorale in vista delle politiche di settembre e lavorata ai fianchi dalle conseguenze della crisi economica, riesca a trovare il tempo di occuparsi di privacy entro la scadenza di questa legislatura.
Eppure servirebbero risposte rapide. Oggi, infatti, nessun magistrato è in grado di chiarire fino a che punto si possano spingere i controlli delle aziende sul personale. Da dove comincia il reato? Questa è la domanda su cui in questi giorni stanno discettando giuristi di fama nazionale in tavole rotonde televisive e sulle colonne dei giornali. Sul caso Deutsche Bahn, che è ancora, almeno in parte, un'azienda pubblica, proverà a fare chiarezza nei prossimi giorni un'apposita commissione parlamentare d'inchiesta. Ma, nonostante le dichiarazioni al veleno dei rappresentanti dell'opposizione in commissione, sembra difficile che Cdu ed Spd arriveranno a chiedere la testa di Hartmut Mehdorn. A giudicare, infatti, da come si è concluso nei giorni scorsi il vertice tra politici, sindacalisti ed esponenti dell'azienda indetto sull'"affaire Deutsche Bahn" dai ministri degli Interni Wolfgang Schäuble e dei Trasporti Wolfgang Tiefensee sembra molto probabile che il governo si accontenterà delle semplici scuse di Mehdorn, per altro già inoltrate. Per il numero uno di Deutsche Bahn, si è trattato di «un'operazione alquanto sovradimensionata». Secondo Mehdorn «il controllo dei dipendenti, per quanto necessario, avrebbe dovuto essere concordato con il garante per la privacy e con i rappresentanti dei lavoratori nel consiglio di sorveglianza.Errori simili non si ripeteranno in futuro» – ha concluso Mehdorn. Non sembrano le parole di un manager vicino alle dimissioni.

Pubblicato il

27.02.2009 04:00
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