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Aborto: le armi della mistifacazione
di
Françoise Gehring Amato
Che la campagna sull’interruzione della gravidanza sarebbe stata aspra e difficile lo sapevano tutti. E la realtà lo sta ampiamente dimostrando. Al di là dei toni esasperati e moralistici dei proibizionisti, ciò che suscita profondo sdegno è il regolare ricorso alla falsità per demolire la cosiddetta «soluzione dei termini». Ci ha particolarmente colpito una pubblicità il cui contenuto ci ha lasciato allibiti. Ve la raccontiamo per denunciare la sistematica mistificazione degli ambienti antiabortisti. Il titolo della pubblicità – «Soluzione dei termini: rende legale l’arbitrio ».– già lascia intravvedere che cosa sarà il resto. Ed eccolo, il resto. Sotto il titolo «Soluzione dei termini: rende legale l’arbitrio» il sottotitolo «Poiché renderebbero possibili gli aborti». E a seguire, le ragioni: «per sopprimere un bambino “indesiderato”; come “contraccettivo” in ritardo; per sottrarsi agli alimenti; per non compromettere la carriera; perché il bambino non è del sesso desiderato; per eliminare potenziali eredi; per non disdire le ferie in programma; per estinguere una vita “non degna di vivere”; come se i bambini prima della nascita fossero cose o articoli “usa e getta”». E poi, sotto questo catologo di deliri, l’invito a bocciare la soluzione dei termini e ad accogliere l’iniziativa «Per madre e bambino». Accanto a questi «slogan» la testimonianza di una donna che, dopo aver abortito su consiglio delle persone che le erano vicine, si è sentita sopraffatta «da una massa di vergogna, colpa, disperazione, vuoto» tanto da volersi uccidere. Un’ultima «chicca» infine: l’invito, in calce, a ritagliare e conservare l’inserzione poiché per tre inserzioni diverse l’Aiuto svizzero per la madre e il bambino regala la brochure «La vita umana: prima meraviglia». Questo annuncio, un vero e proprio pugno nello stomaco tanto per la banalizzazione del tema quanto, e soprattutto, per il carattere mistificatorio, mostra quanto sia facile per gli antiabortisti portare il dibattito sul terreno scivoloso delle emozioni, dei sensi di colpa, del terrorismo psicologico strappando al primato della ragione il compito di ragionare su unproblema che è comunque di difficile lettura tanto gli elementi che entrano in gioco sono complessi e delicati. Le armi usate dagli antiabortisti, che spacciano per assassini i sostenitori dell’interruzione della gravidanza, feriscono in modo particolare la dignità della donna dipinta come un mostro senza scrupoli, come una persona senza nessuna coscienza. Ma questa strategia non stupisce poiché corrisponde ad una volontà di semplificare il discorso – non di affrontarlo – criminalizzando la donna che intende interrompere la gravidanza per motivi che sono e rimarranno strettamente intimi e privati. Gli antiabortisti, che amano richiamarsi ai valori etici, non esitano a calpestare la dignità della donna accostando ad un sacco della spazzatura (ve la ricordate, quella pubblicità?) la soluzione dei termini. Il miglior modo per contrastare questi ambienti è mobilitarsi a sostegno della libera scelta della donna che decide di non portare a termine la gravidanza. La «soluzione dei termini» permetterà, se accettata, di porre fine ad anni di ipocrisia.
Pubblicato il
19.04.02
Edizione cartacea
Anno V numero 12
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