Interruzione della gravidanza, che ne è del dibattito nei paesi a noi vicini? facciamo il punto. Con l’arrivo di Silvio Berlusconi al governo, i cambiamenti rischiano di toccare anche conquiste importanti come, per esempio, l’interruzione della gravidanza. Il Papa Giovanni Paolo II ha chiesto al nuovo governo di mettere mano alla legge sull’aborto (entrata in vigore nel 1978 e confermato da un referendum popolare tre anni dopo) che prevede la soluzione dei termini. Berlusconi non si è mostrato particolarmente entusiasta, ma i suoi alleati come Umberto Bossi, retrogrado quando gli conviene, e Rocco Buttiglione, un cattolico conservatore particolarmente rigido, si sono schierati con il Pontefice. Buttiglione , come forse molti di voi ricorderanno, ha fatto di più: ha messo sul tappeto una proposta allo scopo di irrigidire l’attuale legge. Il suo zelo è andato oltre proponendo alle donne che rinunciassero ad interrompere la gravidanza, un «premio» di 750 franchi al mese per un anno. Le voci dell’opposizione e delle femministe non sono tardate, giustamente, a piovere. Legge Veil modificata Mentre l’Italia è in preda a furori di destra, la Francia ha compiuto dei passi avanti con la modifica, approvata dall’Assemblea nazionale la primavera scorsa, della legge Veil che risale al 1975. Ecco i punti essenziali: la consultazione obbligatoria viene abolita (salvo per le minorenni); i termini vengono spostati da 10 a 12 settimane dopo la fecondazione (14 settimane dopo l’ultimo ciclo mestruale); l’intervento può essere praticato anche ambulatoriamente, a determinate condizioni. Sono state anche irrigidite le norme penali contro i militanti antiabortisti che bloccano l’entrata delle cliniche o molestano le donne che desiderano interrompere la gravidanza. Di tutt’altro genere il clima a Vienna. Secondo quanto esposto dall’ultimo bollettino dell’Unione svizzera per la decriminalizzazione dell’aborto, da diversi mesi gli ambienti legati ai movimenti «Sì alla vita» terrorizzano le pazienti di una clinica specializzata. «Ogni giorno – leggiamo allibiti sul bollettino – gli antiabortisti molestano le donne che desiderano entrare nella clinica e non esitano a consegnare loro dei feti di plastica e delle fotografie spaventose». In Svizzera le pubblicità degli anitabortisti non si scostano molto da questo clima oscurantista tipico dei gruppi americani di «Pro Life».

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07.09.01

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