Il socialista François Hollande gode per ora dei favori dei sondaggi in vista delle elezioni presidenziali francesi di fine aprile. Il problema è che non sa ancora con chi si dovrà confrontare. Mentre è ben chiaro il problema principale da risolvere: la crescente precarizzazione del ceto medio.

Mancano due mesi e mezzo al primo turno delle presidenziali francesi del 22 aprile e del 6 maggio. La campagna è incominciata da tempo, ma è come se fosse frenata da un'anomalia: il Ps ha il suo candidato scelto in autunno con le primarie, François Hollande, così come il centro ha François Bayrou, la sinistra radicale Jean-Luc Mélenchon del Front de Gauche (che comprende il Pcf), i Verdi Eva Joly e l'estrema destra Marine Le Pen. Il principale partito di destra, l'Ump, invece, aspetta. Nicolas Sarkozy non ha ancora fatto sapere se si ricandiderà alla propria successione.
I tempi lunghi della scelta non impediscono però al presidente di fare campagna, anche molto aggressiva, benché, ufficialmente, Sarkozy pretenda di "governare" fino all'ultimo giorno, cercando di trarre vantaggio dalla sua posizione di potere, sfruttando le relazioni internazionali (interviste congiunte in tv con Obama e Angela Merkel, insistenza sull'asse franco-tedesco). La tattica di Sarkozy dipende dai sondaggi: tutti lo danno perdente di fronte a Hollande. Resta, inoltre, la doppia incognita Marine Le Pen: la figlia di Jean-Marie è data molto alta nei sondaggi, tra il 18 e il 20 per cento, al punto da poter minacciare la presenza di Sarkozy al ballottaggio, creando un "21 aprile al contrario" (il 21 aprile 2002, il socialista Lionel Jospin era stato eliminato al primo turno da Jean-Marie Le Pen) ma la candidata afferma di avere difficoltà a raccogliere le 500 firme di eletti (sindaci, consiglieri degli enti locali) necessarie per poter presentare una candidatura all'Eliseo.
I due principali sfidanti, Hollande e Sarkozy, si battono sul terreno delle classi medie, accusandosi a vicenda di non difenderle. Ma come spiegano le analisi sociologiche, per esempio quelle di Louis Chauvel, le classi medie sono "alla deriva", spezzettate e in declino. La società francese ha visto emergere una classe popolare dai confini indeterminati, fatta di operai, impiegati, precari, disoccupati. Si tratta di una Francia "invisibile", in grande sofferenza, che non vive né in centro delle grandi città né nelle banlieues etnicizzate ma nei pavillons lontani dai luoghi di creazione di ricchezza, che chiede lavoro e protezione, perché si sente la perdente della mondializzazione. È nelle classi popolari che Marine Le Pen trova i maggiori consensi, mentre la sinistra radicale ha difficoltà a convincere (Mélenchon, che sta facendo una campagna molto visibile, ottiene nei sondaggi l'8-9 per cento delle intenzioni di voto).
Nel 2007, Sarkozy aveva vinto perché era riuscito a farsi ascoltare da questa popolazione con la sua promessa di "lavorare di più per guadagnare di più". Ma Sarkozy ha deluso profondamente, mostrandosi soprattutto "il presidente dei ricchi", a cui ha concesso importanti sgravi fiscali. Oggi, Hollande cerca di recuperare terreno nelle fasce di classe media in declino, abbandonate di fatto da anni dai socialisti, parlando per esempio del problema della casa (10 milioni di francesi hanno difficoltà su questo fronte). Sarkozy, che difende idee liberiste in continuità con la politica attuata negli ultimi 5 anni, spera di sedurre le classi popolari e di strapparle al Fronte nazionale ricorrendo alla vecchia ricetta del nazionalismo e del sospetto verso gli immigrati. Claude Guéant, ministro degli interni, ha sollevato una forte polemica affermando, lo scorso fine settimana, che «contrariamente a ciò che sostiene l'ideologia relativista di sinistra, per noi tutte le civiltà non hanno lo stesso valore». Guéant riprende l'argomento dello scontro di civiltà, per contrapporre i franco-francesi alla popolazione di origine immigrata, i musulmani in particolare, terreno che persino il Fronte nazionale non mette più al centro: Marine Le Pen parla di lavoro alle classi popolari.
Difatti, la prima preoccupazione delle classi popolari è il lavoro, in un paese che sfiora il 10 per cento di disoccupazione, dove ogni giorno negli ultimi mesi sono stati persi mille posti e le chiusure di siti industriali si moltiplicano. François Hollande ha convinto parlando di regolazione della finanza mondiale, «il principale nemico». Sarkozy cerca di recuperare terreno con la promessa della tassa sulle transazioni finanziarie, che rischia però di essere poca cosa se applicata solo in Francia (nei fatti, sarebbe ridotta al ritorno del vecchio francobollo di Borsa).
La Francia, paese che ha votato "no" al Trattato costituzionale europeo, colpito dalle delocalizzazioni della produzione verso paesi a bassi salari, cerca, con la campagna, di ritrovare una coesione nazionale, andata perduta sotto i colpi della finanziarizzazione dell'economia e dell'individualismo crescente. C'è nostalgia per il periodo in cui la scuola pubblica funzionava, quando lo Stato era protettore e l'"ascensore sociale" era in movimento. Quando le differenze sociali erano meno profonde. Hollande incarna oggi una risposta possibile, Marine Le Pen la reazione disperata di chi si sa perdente, Sarkozy la delusione delle mancate promesse di cinque anni or sono. In questo paesaggio, i Verdi sono marginalizzati.

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10.02.12

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