50 anni di battaglie delle donne in Svizzera

La storia delle donne in Svizzera, dal diritto di voto ai giorni nostri in un libro

Jeder Frau, ihre Stimme. 50 Jahre Schweizer Frauengeschichte 1971-2021: s’intitola così un nuovo libro dedicato alle conquiste politiche, economiche e sociali delle donne in Svizzera a partire dall’introduzione del diritto di voto fino a oggi. Questa pubblicazione anticipa di qualche mese l’anniversario dell’introduzione del diritto di voto femminile in Svizzera, avvenuta il 7 febbraio 1971.

La storia delle donne in Svizzera dall’introduzione del diritto di voto a oggi è stata ricca di avvenimenti, dibattiti, battaglie e conquiste. Il nuovo libro, edito dalla casa editrice zurighese Hier und Jetzt, offre uno sguardo d’insieme su questo periodo storico straordinario.

 

Le pioniere del femminismo

Nel libro, curato da Denise Schmid, sono presenti contributi delle storiche Caroline Arni, Elisabeth Joris, Anja Suter, Fabienne Amlinger, Leena Schmitter e Angelika Hardegger. Ognuna di loro ha affrontato un decennio di storia delle donne, ad eccezione di Caroline Arni, che si è occupata del periodo precedente all’introduzione del diritto di voto. La battaglia per l’introduzione del diritto di voto inizia infatti a partire dall’Ottocento anche se non sarà l’unica rivendicazione delle donne. Per la professoressa dell’Università di Basilea, «le pioniere del femminismo non si sono battute soltanto per i diritti politici. Ci sono state numerose donne che si sono spese per cause differenti in ambito civile ed economico». È sempre lei a indicare le possibili cause dell’introduzione tardiva del suffragio universale femminile: la priorità data dalle donne svizzere proprio alla conquista dei diritti civili ed economici e l’impossibilità, come avvenuto in altri paesi, di introdurre questo diritto per via parlamentare.   

 

Integrazione ed autonomia

Il diritto di voto non è stato quindi una priorità per tutte le donne svizzere. A partire dal 1968 si crea addirittura una frattura all’interno del movimento delle donne: da una parte troviamo il fronte che si batte per il suffragio e richiede quindi una completa integrazione all’interno del sistema politico vigente, dall’altra troviamo gruppi femministi che assumono una forte posizione critica nei confronti della società, del potere e del sistema. È questa una dinamica che, secondo Elisabeth Joris, caratterizza tutti gli anni Settanta. Secondo la storica, «il nuovo movimento delle donne, nato sull’onda del ’68, era inserito in una rete femminista transnazionale, in cui dominavano altri temi rispetto al diritto di voto: l’aborto, la sessualità, la corporeità, la ridiscussione dei ruoli di genere …». Durante gli anni Ottanta e Novanta si verificherà invece una convergenza tra le diverse anime del movimento che porterà notoriamente al primo grande sciopero nazionale delle donne del 1991, avvenimento cruciale analizzato da Fabienne Amlinger, storica e ricercatrice di genere dell’Università di Berna.

 

Il nuovo millennio

La storia delle donne nei primi dieci anni del nuovo millennio è stata affrontata da Leena Schmitter. La storica, nonché portavoce di Unia, ha analizzato nel suo testo le importanti conquiste delle donne svizzere nel campo dell’assicurazione maternità, della custodia dei bambini e in materia di orario scolastico. Questo decennio è stato particolarmente importante anche per le persone omosessuali: «Nel 2007 è entrata in vigore l’importante legge sull’unione domestica registrata che ha equiparato l’unione omosessuale a quella eterosessuale in materia fiscale, pensionistica e nell’ambito del diritto ereditario». Per Schmitter, i progressi ottenuti in questo decennio in materia di uguaglianza di genere sono stati davvero significativi, ma non devono far dimenticare i problemi tuttora esistenti: «I successi ottenuti in questi ultimi anni dal punto di vista legislativo, contrastano con le esperienze discriminatorie vissute dalle donne quotidianamente. Un caso eclatante è quello della disparità salariale, un tema ricorrente per le femministe in Svizzera e confermato ancora oggi dalle statistiche federali. Anche per questo motivo la nostra lotta non può dirsi terminata».   

Pubblicato il

22.10.2020 08:58
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